L’Egitto, al centro dell’attenzione mondiale nei mesi scorsi per la rivolta contro Mubarak, una delle scintille della cosiddetta primavera araba, che ha portato alla caduta del Governo egiziano, torna a far parlare di sé per ben altre vicende, legate all’atomo.
Il 4 giugno si è infatti appreso, ma le fonti non sono ben chiare, di un incidente nucleare: un’esplosione avvenuta in un impianto piccolo quale è quello di Anshas, a Nord de Il Cairo, nella regione del Delta del Nilo, che potrebbe aver provocato una fuga di acqua radioattiva. Per la precisione si parlerebbe di dieci metri cubi di materiale contaminato ma finora non arrivano conferme.
Sulla base di quelli che sono i criteri in merito stabiliti dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, l’incidente, spiega la fonte, sarebbe classificato come di terzo livello. Il condizionale è d’obbligo: le informazioni, come purtroppo avviene quasi sempre quando si tratta di problemi a reattori nucleari, sono scarse e permeano poco nella spessa cortina eretta dalle autorità per evitare allarmismi e panico tra la popolazione e nei Paesi confinanti.
La fonte che ha rivelato la notizia dello scoppio di una pompa del reattore è anonima, ma la voce, seppur senza nome, pare sia trapelata dall’Autorità egiziana per l’energia atomica. Il dato più sconcertante è che questo reattore di ricerca era tornato operativo, dopo un periodo di inattività, senza aver ricevuto il via libera perché non conforme alle norme di sicurezza, tanto che nel 2010 il direttore aveva rassegnato le sue dimissioni.
A volte ci chiediamo (domanda retorica) se a fare i danni maggiori, più che il nucleare, non sia la cattiva gestione degli impianti, imperdonabile quando si tratta di sicurezza atomica. Non ci sono margini d’errore, dovrebbe essere tutto calcolato, ogni evenienza, eppure continuano a verificarsi molti incidenti che saranno pure piccoli, e chissà quanti ci vengono nascosti ogni giorno, ma certo non fanno dormire sonni tranquilli perché sappiamo cosa c’è in gioco e che i danni a breve, medio e lungo termine delle fuoriuscite radioattive travalicano i confini nazionali, entrano nella catena alimentare, ci piovono letteralmente addosso. Il giornale locale Rose el Youssef titola L’Egitto si salva da un disastro nucleare e ci auguriamo davvero non ci siano gravi conseguenze, anche se è già grave che sia successa una cosa simile e che nei reattori si avvertano scoppiettìi come nella pentola dei pop corn.
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