Chiunque ami i gatti sa che questi piccoli felini sono esseri viventi straordinari, capaci di sentimenti e condotte incredibili. Comportamenti eccezionalmente comici che rendono i mici animali irresistibili compaiono spesso nei filmati di "Paperissima" e nei video su "YouTube", ma anche vicende eroiche ai limiti dell'irreale e poteri definiti impropriamente "magici" rendono questo animale domestico un vero mistero casalingo. Il gatto infatti è un predatore abilissimo, dotato di capacità fisiche stupefacenti e in parte comunemente note. Benché si tratti di uno dei più piccoli carnivori della Terra, il gatto è capace di saltare da fermo fino a tre metri d'altezza; può correre raggiungendo punte di cinquanta km orari ed effettuare salti di cinque-sei metri in orizzontale, può cadere da quindici metri senza grossi danni, è in grado di vedere nel buio attraverso occhi sensibilissimi, è dotato di "baffi-radar" (le vibrisse) in grado di farlo muovere nei cunicoli senza luce nel più assoluto silenzio, grazie ai cuscinetti carnosi posti sotto le zampe. Le unghie sono sempre affilate grazie alla caratteristica di essere retrattili e hanno la potenza di coltelli. Udito incredibile (in grado di percepire il respiro di un topo a decine di metri sottoterra), olfatto paragonabile a quello di un cane benché soltanto a distanza ravvicinata completano il quadro di una macchina da guerra progettata per cacciare. L'unico difetto del gatto è in pratica la sua grandezza: le dimensioni ridotte lo rendono molto poco resistente alla fatica e il prezzo di queste prestazioni è un tempo medio di sonno giornaliero di 16 ore. Per un animale così piccolo quindi questa caratteristica ha reso indispensabile la creazione di una forte socialità, per garantire una protezione durante il sonno.
Se in natura il gatto selvatico è un
animale solitario perché può trovare facilmente anfratti e rocce in cui
ripararsi, il gatto addomesticato, nelle più pericolose città, invece ha
sviluppato una vita sociale basata su colonie feline che possono
comprendere decine e decine di individui, che si proteggono e si
accudiscono a vicenda. La vita casalinga in una famiglia umana altro non
è che la riproposizione della società base del gatto, quella della
mamma gatto che alleva i suoi cuccioli. Nella colonia felina il
componente più importante sarà la femmina più anziana; nelle famiglie
umane il capofamiglia sarà la persona che si occupa di preparare i
pranzi (solitamente, la donna di casa). Questo atteggiamento matriarcale
ha fatto sì che il gatto storicamente fosse apprezzato maggiormente in
quelle società più aperte e tolleranti nei confronti della donna,
venendo ferocemente avversato in quelle più patriarcali. Storicamente la
sua incredibile giocosità e le sue prestazioni fisiche hanno incantato
gli esseri umani fin dalla Preistoria e almeno da diecimila anni
scheletri di gatti accompagnano quelli di esseri umani, anche se vi è il
dubbio che un primo addomesticamento fosse già praticato dai Neanderthal
circa 150mila anni fa. Il fatto che popolazioni preistoriche umane
dedite ai culti sacri alla Dea Madre avessero avuto in tempi remoti un
rapporto forte con il gatto è importante perché costituì una base
culturale in cui le prime società organizzate svilupparono un forte
legame religioso con questo bellissimo mammifero. In Egitto, in
Mesopotamia, in India ma anche nel Mediterraneo, tutte le società
matriarcali primigenie iniziarono ad adorare il gatto come animale
divino. L'esempio per eccellenza sicuramente è quello dell'Egitto, in
cui il gatto era personificazione della Dea Bastet. Bastet era alter-ego
di Iside-Hathor, quindi a tutti gli effetti la Dea Madre nel suo
aspetto più dolce e materno, contrapposto alla forza spaventosa della
Dea-leonessa Sekhmet. Mentre questa rappresenta la ferinità più
incontrollabile, la mamma gatta Bastet viene raffigurata come una figura
umana con la testa di gatto, con ai piedi una cesta piena di adorabili
gattini.
Chiunque
abbia avuto la fortuna di avere una gatta con i piccoli, sa che il
sentimento di protettività assoluto della mamma gatta è qualcosa che non
può che commuovere l'essere umano, una specie che analogamente ai
felini presta moltissime cure alla prole. La mamma sviluppa verso i
micini un rapporto simbiotico, quasi che la loro esistenza possa essere
più importante della sua. In un ambiente naturale in cui solitamente
l'istinto di conservazione è più forte di quello materno, salvo rare
eccezioni, il gatto in questo senso diventa davvero un esempio di amore
assoluto, come quello che prova la Dea Madre verso i suoi figli. Anche
in Estremo Oriente, specialmente nel Sud-Est asiatico, il gatto divenne
un campione di sacralità diventando, anche grazie alle sue doti occulte
paranormali, un tramite con la divinità. Ancor oggi i siamesi sono sacri
in Thailandia, per non parlare della razza del Sacro di Birmania,
allevato da millenni nei monasteri buddhisti. Un altro popolo che ebbe
grande amore verso i gatti fu quello dei Fenici (e prima ancora i loro
mentori, i Micenei), che adottarono i gatti a bordo delle loro navi.
Iniziò qui il legame tra il gatto e il mare, elemento odiato da tutti i
felini eppure uno dei fattori chiave che contribuì alla sua diffusione
mondiale. Il gatto selvatico africano infatti, addomesticato in Egitto,
fu diffuso in tutta l'area mediterranea dalle navi che trasportavano
merci già in tempi remoti. In Europa si fuse con il gatto selvatico
europeo e qui, in epoche più recenti, fu ampiamente apprezzato anche dai
Romani, fortemente patriarcali ma anche assai pratici nella mentalità,
che lo impiegarono per la custodia dei granai, analogamente a quanto
accadeva in Egitto e in Mesopotamia. Il gatto "romano" visse un momento
di gloria durante l'Impero, quando da animale da cortile divenne un
elemento di decoro dello sfarzo imperiale. I Romani anche in questo caso
copiarono le usanze orientali, in quanto da secoli in Persia e in India
il gatto era partecipe della vita di sovrani e nobili, per via della
sua intinseca bellezza ed armonia. Selezioni e accoppiamenti mirati
crearono razze nuove e indubbiamente da animale utile ed evocativo della
Dea Madre, il micio divenne anche uno status-symbol di lusso e
prestigio.
In
Oriente questo atteggiamento rimase fino a tempi moderni; in Europa
invece il gatto divenne, a seguito degli assurdi strali
dell'Inquisizione, un simbolo del Male, del Satanismo, delle Streghe.
Abbiamo detto qui che le Streghe siano ideologicamente state create dal
Cristianesimo come figure negative, mentre al contrario erano
sacerdotesse pagane, erboriste e guaritrici naturali che furono colpite
nella loro condizione per realizzare il duplice scopo di estirpare il
paganesimo e fornire al popolo sottomesso un capro espiatorio in cui
incanalare le loro ansie e le loro paure. Parimenti il Satanismo fu
creato a tavolino come una religione del male da quella stessa
Inquisizione che ipocritamente si faceva portabandiera degli ideali
cristiani di amore e tolleranza: un atteggiamento criminoso che ancor
oggi ha le sue vittime sacrificali in quei gatti neri che nelle notti
attorno alla festa di Ognissanti, il 1° Novembre, vengono massacrati a
migliaia dagli adoratori del presunto diavolo, figura ancora una volta
inventata di sana pianta da un Cristianesimo degenerato come quello
medievale. Sembra assurdo, ma le associazioni animaliste arrivano al
punto di non dare in adozione i gatti neri randagi nelle settimane
precedenti questa ricorrenza. La persecuzione cristiana contro i gatti
raggiunse livelli assurdi a partire dalla metà del '200, quando vi fu
un'estremizzazione della Chiesa contro le pratiche esoteriche, dovuta
alla Crociata contro gli Albigesi in cui la Chiesa Romana vide il suo
predominio in Occidente messo in pericolo dall'Eresia Catara. Questa
radicalizzazione acuì i contrasti con tutto quanto veniva percepito come
una minaccia alla diffusione del Cristianesimo e i gatti finirono nel
mirino come esponenti terreni di Satana. Per quanto assurda sia questa
considerazione, vennero scritti trattati sulla pericolosità dei gatti,
specialmente quelli neri. E così, milioni di felini in tutta Europa
vennero rastrellati, uccisi bruciati in massa in enormi roghi nella
festa di San Giovanni, il 26 giugno. Una data che come Halloween era una
festività pagana legata alla vita e alla fecondità… Un insulto
all'Antica Religione e alla sacralità del simbolo, ma più ancora uno
sterminio indiscriminato che ha portato il gatto domestico medievale
all'estinzione totale. Il risultato? L'assenza di predatori specifici
consentì la proliferazione del ratto nero, un roditore vorace e
prolifico che proveniva direttamente dall'Asia portando con sé il
terribile morbo della Peste Nera. Questa malattia, che ebbe tassi di
mortalità altissimi, si diffuse inizialmente dall'assedio di
Costantinopoli da parte di soldati saraceni, che portarono in quell'area
i ratti contagiati; una nave genovese, con a bordo i roditori infetti,
diffuse il morbo in vari porti.
Grazie
alla sporcizia, le condizioni di malnutrizione e l'assoluta assenza di
norme igieniche, la Peste Nera spopolò il continente europeo in meno di
tre anni, uccidendo venti milioni di persone. L'antidoto fu anch'esso
portato dall'Oriente: navi veneziane reintrodussero il gatto andandolo a
recuperare direttamente a Bagdad, cuore deli regni musulmani che
avevano imparato ad amare i gatti dall'Egitto. E' infatti risaputo che
Maometto avesse una gatta chiamata Muezza a cui voleva un bene infinito e
seguendo il loro Profeta i fedeli islamici presero l'abitudine di
ospitare i gatti nelle proprie case. I gatti soriani derivano il nome
dal quartiere siriano della città, Sorian: le caratteristiche erano
quelle che siamo abituati vedere nei gatti comuni, con un mantello
grigio o marrone tigrato. Non a caso il termine inglese con cui si
descrive questa tigratura, "tabby", deriva dal nome stesso della regione
di Bagdad, Attabiyah, che designava nel Medioevo l'attuale Irak.
Introdotto in Europa, il gatto tabby si accoppiò con quei pochi
esemplari selvatici non ancora sterminati e in poco tempo riacquistò la
sua diffusione originaria. Ma non è un caso che ai picchi di
intolleranza e brutalità dell'Inquisizione e delle cacce alle streghe
protestanti del Nord Europa faceva riscontro una maggior proliferazione
delle epidemie di peste…
Ma
perché questa paura, questo terrore dei vertici ecclesiastici per i
gatti? Si tratta dell'ennesima ipocrisia, perché al sicuro nei loro
conventi i monaci cristiani allevavano gatti eccezionali come i
Certosini che facevano della caccia al topo la loro particolare abilità.
Ma al di fuori dei monasteri, la Chiesa temeva nel gatto il suo aspetto
magico, la sua capacità di vedere l'invisibile e quindi di essere un
valido ausilio nelle pratiche occulte. Come sostenevano gli Egizi, il
gatto pare vedere gli spiriti dei morti: chiunque abbia un gatto può
riferire come il micio di casa, sonnacchioso e pigro, qualche volta alzi
lo sguardo, addirittura a volte ringhi o soffi furiosamente, verso
qualcosa che il padrone non scorge. Fantasie del felino, sogni ad occhi
aperti? Non proprio. La capacità che i mici riescano a vedere con i
propri occhi quel particolare fenomeno che è costituito dagli Orbs,
le sfere che appaiono nelle fotografie realizzate con le macchine
digitali o con le pellicole più sensibili, è facilmente dimostrabile.
Esistono varie foto che mostrano il gatto osservare con curiosità e
interesse in direzione delle sfere Orbs, peraltro invisibili all'Uomo.
Com'è possibile? Se si trattasse di un difetto ottico dovuto al
pulviscolo, come sostengono gli scienziati, come potrebbe il gatto
dimostrare interesse o paura per un semplice granello di polvere? Se
viceversa si trattasse di entità diverse, non necessariamente spiritiche
ma anche solo energetiche, allora la speciale abilità del gatto di
percepire vibrazioni e frequenze ignote all'uomo potrebbe spiegarsi in
termini scientifici. La particolare sensibilità sensoriale consentirebbe
al micio di vedere oggetti e fenomeni che i sensi umani, non
particolarmente sviluppati, non riescono a percepire. Non è detto che
ciò che non si vede non debba esistere: solo perché gli scienziati non
hanno gli strumenti per osservare un fenomeno, non vuol dire che non
esista, come invece stupidamente molti di questi soloni affermano.
questo potrebbe spiegare una serie di abilità specifiche del gatto, come
la sua empatia. Sempre chi possiede un micio ha sicuramente
sperimentato che quando non si sta bene, il nostro amico in qualche modo
lo "senta" e cerchi di trasmettere energia alla parte malata. Esempio
classico è un mal di stomaco, un disturbo intestinale: ecco che il
nostro felino si accoccola sulla pancia, donandoci un calore e una
sensazione di benessere incredibile. Non a caso oggi si utilizza questa
empatia per la celebre Pet Therapy, che cura con successo svariati
malanni anche psichici. Non è il solo potere che dispone la nostra
meraviglia a quattro zampe: caso unico tra gli animali, il gatto cerca
di dormire sopra i cosiddetti nodi di Hartmann, ossia quelle particolari
intersezioni delle linee del campo magnetico terrestre che avviluppano
tutto il pianeta a intervalli regolari.
Se
un uomo sostasse a lungo sopra uno di questi nodi, proverebbe una
sensazione di spossatezza: non così il micio, che sembra al contrario
rilassarsi in questi nodi evitati da tutti gli altri animali. Perché?
Questa percezione del magnetismo è nota in tanti animali, come ad
esempio tutti i migratori. Ma il gatto fa di più, è come se fosse in
connessione con l'Energia Oscura che permea tutto l'Universo. E' questo
il segreto dei gatti? E' questo il calore curativo che ci trasmette
quando stiamo male? Se pensiamo che questa energia, teorizzata e
dimostrata attraverso calcoli matematici ma non ancora avvistata per il
già citato deficit sensoriale degli esseri umani, è in relazione con i
riti magici ancestrali legati al concetto della Dea Madre, si comprende
come gli Egizi avessero potuto divinizzare il gatto come esponente
terreno della stessa divinità femminile universale.
Ma
in tutto questo, quali sono le conseguenze pratiche? Da un lato,
occorre considerare il micio come un essere evoluto, intelligente e
sensibile, forse anche più dell'Uomo a livello emotivo. Per tale motivo
occorre trattarlo in maniera sempre rispettosa e riverente,
comportamento peraltro che si dovrebbe tenere con tutti gli esseri
viventi. E dall'altro osservare le sue sfumature e imparare a percepire i
mondi sottili, le dimensioni invisibili che ci circondano.
Lorena Bianchi
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