di Gianni Lannes
L’Italia sta tremando dall’inizio dell’anno per cause indotte dall’uomo in divisa. «Aspettiamoci scosse anche in altre zone» dichiara Valerio De Rubeis, un geologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Un semplice presentimento o un avvertimento di chi sa e non vuota il sacco per timore? «A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5 sulla scala Richter». Alessandro Martelli, l’ingegnere che dirige il centro di ricerche Enea di Bologna, ha lanciato un allarme amplificato dal recente sisma in Emilia Romagna. Lui, assieme ad un altro esperto dell’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è stato al centro dell’audizione in commissione Ambiente alla Camera. Martelli specifica: «Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia di questi giorni o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni». Il 28 maggio alle ore 03:06 una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.3 è stata registrata sull’Appennino Calabro-Lucano in Calabria (dove interagiscono 20 sistemi di faglie) con epicentro a Morano Calabro ad una profondità ipocentrale di 3 chilometri. Stamani l’Ingv (alle ore 4.57) ha registrato una scossa di magnitudo 2 nel distretto delle Isole Lipari. Che altro c’è mister David Rockfeller? Un piano illuminato e preordinato?
Esplosioni militari - Ma riportiamo indietro le lancette dell’orologio. Dopo l’esercitazione della Nato - Proud Manta 12 - ha tremato perfino Palermo (13 aprile 2012). Per caso, esiste un nesso? Oppure è tutta colpa di Gaia e, in alternativa degli Ufo? In realtà che attività svolge - nel Mar Tirreno - la nave Alliance del Nurc sui vulcani sottomarini Marsili e Vavilov? La situazione è sfuggita di mano oppure è sotto controllo effettivo del Pentagono? Il Premio Nobel Obama, a parte indicare ai servizi segreti periodicamente le persone da eliminare sistematicamente (kill list), ha dato indicazioni al premier italiota nella recente visita? In attesa di un’improbabile risposta del primo Ministro pro tempore, Monti Mario al servizio di potentati esteri (Moody’s, Goldman Sachs, Trilateral, Bilderberg, Aspen, eccetera…), bentornati in Sicilia. In loco, tra una pausa e l’altra, in attesa dell’ imminente carneficina in Medio Oriente (Siria ed Iran), attraccano da tempo immemorabile in assenza di piani di sicurezza - noti alla popolazione - e nel più assoluto segreto di Stato e militare dell’Alleanza Atlantica (asimmetrica), unità aero-navali e subacquee a propulsione ed armamento nucleare della marina Usa. Non è tutto: la flotta bellica della Nato spara addirittura sulla cosiddetta - in termini geologici - “Scarpata di Malta” (area marina orientale siciliana), vale a dire sulla sorgente più pericolosa per i grandi terremoti italiani. Ecco un recente documento a firma di Francesco Frisone, ufficiale della Guardia Costiera: «Il Capitano di Vascello sottoscritto, Capo del Circondario Marittimo e Comandante del Porto di Augusta: VISTO il msg. n° 00306/N/B-OPERATIVO datato 01 Giugno 2012 di Marisicilia; RITENUTA la necessità di prevenire il verificarsi di possibili danni, salvaguardare la sicurezza della navigazione e consentire margini di manovra alle unità navali interessate: RENDE NOTO che la zona di mare delimitata dai seguenti punti aventi coordinate geografiche: 1) – 37°11,00’ N - 015°25,00’ E 2) - 37°11,00’ N - 015°53,00 ‘E 3) – 36°51,00’ N - 015°53,00 ‘E 4) - 36°51,00’ N - 015°25,00 ‘E dall’alba al tramonto del giorno 07 Giugno 2012, sarà interessata da esercitazioni di tiri a caldo da parte di unità navali. ORDINA Art. 1 La zona di mare indicata nelle premesse, per la parte ricadente nella giurisdizione del Compartimento marittimo di Augusta, meglio evidenziata nello stralcio di carta nautica n° 918 che fa parte integrante della presente ordinanza, nel periodo sopra citato, è interdetta alla navigazione marittima, all'ancoraggio, alla pesca ed a tutte le attività comunque connesse all’uso del mare».
Parola alla scienza - Le zone coincidono alla perfezione. Basta comparare la cartografia marittima con quella tettonica. Quindi, esaminare la montagna di pubblicazioni scientifiche di sismogenetica ed interpellare gli esperti indipendenti di caratura internazionale, per rendersi conto che i terminali dello Zio Sam giocano alla guerra in un’area della Sicilia orientale, a ridosso del vulcano Etna, particolarmente attiva sott’acqua. Ma cos’è una faglia? Il vocabolario Zingarelli della lingua italiana parla chiaro: “frattura di un complesso roccioso, accompagnata dallo spostamento relativo delle due parti separate”. Nello studio “Contributo alla revisione delle zone sismogenetiche della Sicilia” si legge: «La ZS 71 (Stretto di Messina) costituisce una delle aree a maggior potenziale sismogenetico della regione (…) In Sicilia sud-orientale la sismicità è distribuita principalmente in due settori: lungo la costa ionica, dove gli eventi raggiungono magnitudo circa 7.0; nell’area interna, con terremoti di MS ≤ 5.5. Rispetto alla zonazione esistente, è stato proposto un possibile modello sismogenetico dell’area (…) La Scarpata di Malta, per la quale si hanno evidenze di attività tardo-Quaternaria, sembra la sorgente più probabile per i grandi terremoti che hanno colpito la regione (1169, 1693, 1818). Essa è costituita da un sistema di faglie prevalentemente normali a direzione NNO-SSE, con un rigetto verticale cumulativo di 3000 m, suddiviso in segmenti il più settentrionale dei quali si estende in terra fino all’area etnea. Il settore interno del Plateau Ibleo è attraversato dalla Linea di Scicli, una zona di trascorrenza di primo ordine che si sviluppa per una lunghezza di circa 100 km dallo Stretto di Sicilia fino al margine settentrionale del plateau (…) Il margine settentrionale e nord-occidentale dell’avampaese risulta fagliato da un sistema orientato NE-SO sotto il fronte delle unità più esterne della Catena Appenninico-Maghrebide. Esso è caratterizzato da ampie depressioni strutturali quaternarie come il graben Scordia-Lentini, attivo fino al Pleistocene medio, e da faglie cieche lungo il fronte della catena ai quali si possono associare terremoti con magnitudo massima 6.4 (1542, 1990) e 5.2 (1898, 1903, 1909, 1959) rispettivamente (…)». Nel rapporto “Stato delle conoscenze sulle faglie attive in Italia: elementi geologici di superficie” si attesta che «Le sintesi proposte per le diverse aree (Appennino settentrionale, Appennino centrale, Appennino meridionale, Calabria, Sicilia) forniscono una base da cui procedere per la definizione, mediante l'integrazione di dati di sottosuolo e sismologici, di una carta di sorgenti sismogenetiche nell'Italia peninsulare e nella Sicilia». Allora, si tratta di una mera coincidenza? Perché si fanno le prove belliche addirittura su un’area sismica così vulnerabile? Ecco cosa documentano gli studiosi sopradetti: «La geometria della faglia Messina-Giardini (116) risulta anch'essa da dati di geofisica a mare (Finetti e Del Ben, 1995), mentre in rosso sono pure riportate le faglie Avola-Noto e Rosolini-Pozzallo (127 e 129, rispettivamente)». La figura numero 6 del report scientifico risulta eloquente anche per una talpa. Inoltre in “Contributo alla compilazione della carta delle faglie attive della Sicilia” si osserva che «L’individuazione e la caratterizzazione di faglie attive, ed in particolare delle strutture sismogenetiche o potenzialmente tali, è un obiettivo prioritario per la Sicilia, essendo questa tra le regioni a maggior rischio sismico in Italia (…) Nell’area dello Stretto di Messina-Calabria meridionale sono state riconosciute numerose studi ad attività recente. Si tratta di faglie di tipo regionale che si sviluppano con marcati caratteri morfotettonici lungo il settore più meridionale dell’Appennino fino alla Sicilia orientale (Tortorici et al., 1995). Ad esse sono associabili i grandi terremoti di M > 7.0 (1783, 1908) che hanno devastato la regione calabro-peloritana; nel caso del terremoto di Messina non vi è tuttavia accordo sulla struttura sismogenetica, essendo stata ipotizzata anche l’attivazione di sistemi complessi o di faglie cieche (Ghisetti, 1992; Valensise e Pantosti, 1992; Monaco e Tortorici, 1995). Il sistema distensivo dello Stretto continua lungo la costa tra Messina e Taormina dove profili sismici e batimetrici individuano in offshore una faglia ad attività quaternaria. Nel settore peloritano occidentale sono stati riconosciuti due sistemi di faglie attive sviluppati lungo l'allineamento Patti-Vulcano-Salina. Questi costituiscono l'espressione più settentrionale della zona di taglio crostale della cosiddetta “Linea Tindari-Giardini” (…) Il primo sistema si sviluppa prevalentemente in offshore, attraverso faglie normali ad andamento en échelon e componente trascorrente destre orientate NO-SE che marginano il settore centrale dell’arcipelago eoliano ed entrano nel Golfo di Patti (…) Il principale sistema strutturale attivo è la Scarpata di Malta, una master fault regionale estesa per oltre 200 km dal nord Africa fino alla Sicilia orientale, di cui ne delimita la costa. E’ costituita da un sistema di faglie prevalentemente normali a direzione NNO-SSE, con un rigetto verticale cumulativo di 3000 m, suddiviso in segmenti il più settentrionale dei quali si estende in terra fino all’area etnea (Continisio et al., 1997). In terra, nell’area di Siracusa-Augusta, le evidenze di attività datano al Pleistocene medio (Carbone, 1985), mentre profili sismici effettuati offshore nel Golfo di Catania evidenziano rigetti dei sedimenti del Pleistocene medio-Olocene (Hirn et al., 1997). La Scarpata di Malta sembra la sorgente più probabile per i grandi terremoti (M ³ 7.0) che hanno distrutto il settore orientale dell’isola come quelli del 1169 e 1693, o anche di eventi minori quali il 1818 e 1848 (Azzaro e Barbano, 2000). Altre due faglie ad attività olocenica sono state riconosciute più a sud, lungo il margine del plateau tra Avola e Pozzallo (Monaco e Tortorici, 1995); queste strutture sembrano inoltre sismicamente attive».
Segreti e depistaggi - Alcuni esperti insistono anche sul rischio che i nuovi eventi sismici possano essere amplificati dalla devastazione di stabilimenti industriali e chimici. Si chiamano RIR in gergo tecnico, un acronimo che sta per Rischio Incidente Rilevante. Le aree più critiche sono proprio in Sicilia. E precisamente a Milazzo e a Priolo (vicino ad Augusta). Mentre gli altri Paesi si dotano di normative specifiche per la progettazione sismica degli impianti RIR, in Italia la normativa attuale è insufficiente e i controlli affidati solo ai gestori. E’ incredibile, mentre va in onda, ma in sordina il gioco della guerra, salta fuori il responsabile dell’attentato di Brindisi. Qual è il movente? Il Procuratore della Repubblica Cataldo Motta non lo sa. Alla bisogna Aisi ed Aise suggeriscono qualcosa? Ed il Copasir presieduto dal guerrafondaio D’Alema che fa? Che li manteniamo a fare se poi, al momento propizio, cadono immancabilmente in apparente letargo. Un quesito al ministro della Difesa (già ammiraglio) Giampaolo Di Paola. Perché l’Alleato a stelle e strisce tenta di azzoppare il fedele subordinato tricolore? Soltanto per incutere paura, anzi terrore infinito nella popolazione italiana? Solo fatti - please - niente opinioni. Dalla regia a stellette suggeriscono di mirare alla pancia per annientare il cervello della moltitudine di benpensanti. Crisi, emergenza, lutti e devastazioni: cui prodest?
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