La foto mostra cittadini di Atene che trasportano sacchi di patate a buon mercato portate direttamente a prezzo di costo dai contadini greci: uno dei modi crescenti per far fronte al peggioramento della crisi finanziaria- Photograph: KeystoneUSA-ZUMA / Rex Features
Storie di solidarietà mi giungono da Victoria Prekate, una insegnante e psicologa della scuola superiore che riporta come lei e suoi colleghi nelle scuole di Atene stiano rispondendo alla situazione: “È un segreto condiviso tra gli insegnanti di ginnastica, da un po’ di tempo a questa parte, il fatto che non si aspettino più che i ragazzi la facciano, perchè molti di loro sono sottonutriti e hanno giramenti di testa.
Gli insegnanti devono essere discreti, perché i ragazzi che non hanno il privilegio di una alimentazione adeguata, non desiderano essere scoperti agli occhi dei loro compagni. Nella mia scuola precedente, gli insegnanti si sono organizzati fra di loro per dare del denaro alla mensa scolastica, perché questa potesse dare degli snacks a questi ragazzi, senza metterli in imbarazzo.
Ma questo non è stato abbastanza. In molte scuole oggi, sono le associazioni dei genitori a riunirsi, raccogliere cibo per destinarlo con discrezione alle famiglie della scuola che stanno soffrendo.
In cooperazione con gli insegnanti, sanno quali sono i bambini che a scuola sono affamati ed hanno bisogno di aiuto. Di nuovo, cercano di farlo nel modo più discreto possibile.
Molte famiglie, lasciate improvvisamente senza lavoro, sono sotto shock e non sanno dove sbattere la testa. I servizi sociali sono al collasso. Non si tratta di mendicanti professionisti. Sono persone normali come me e te, improvvisamente lasciate senza niente. So di un’area in cui le scuole si sono specializzate in cosa raccogliere: le scuole elementari raccolgono riso e legumi, le medie verdure e le superiori carne e pollo etc.
Anche Zenon Panoussis cita una serie di iniziative di auto-aiuto, su base popolare e semi ufficiali:
Ci sono mercati dal produttore al consumatore, schemi di raccolta ai supermercati, boicottaggi organizzati di pedaggi autostradali e fiere del libro.
A Rethymno, Creta, ci sono regolari mercati liberi dove i prodotti e i servizi sono scambiati senza denaro e di conseguenza senza IVA.
Alcuni consigli locali in Atene stanno aiutando i loro cittadini perché non paghino la nuova tassa speciale sulla proprietà che è stata cacciata dentro le bollette della elettricità. La municipalità di Peristeri, particolarmente, ha un intero servizio di raccolta bollette e di richieste di appello su ordine dei suoi cittadini. Stanno anche organizzando mercati dal produttore al consumatore per prodotti di base.
Marie Le Du scrive di una fiorente e tradizionale rete di auto aiuto a Kifissia, alla periferia nord di Atene. Questi sono tradizionalmente visti come i benestanti. Tuttavia, dietro un apparente benessere, anche qui le persone stanno soffrendo. È un quadro diverso da Atene centro, nel senso che non si vede la povertà sulle strade come là.
Qui le persone sono imbarazzate nel vedersi in ristrettezze di vita e stanno facendo il possibile per camuffare le difficoltà. Ammetterebbero con molta riluttanza di non avere abbastanza da mangiare, per pagare le bollette o riscaldare le loro case.
Con questo in mente, la nostra chiesa ortodossa locale (Agia Triada) non ha organizzato una mensa “dei poveri”, ma gestisce invece una banca del cibo dove le persone possono donare cibo. I volontari (soprattutto donne greche in pensione: mia madre è una di quelle) poi distribuiscono il cibo alle famiglie che hanno saputo essere in difficoltà (le notizie locali viaggiano per passaparola delle anziane in modo molto più efficiente di ogni altro media sociale).
Nel tentativo di aiutare le famiglie bisognose a preservare la loro dignità, esse lavorano in coppie e visitano 2 o 3 famiglie che sono “le loro famiglie”: fanno un salto a bere il caffè, fare una chiacchiera, portare cosi un pacco di cibo in modo discreto, come parte della loro visita (è tradizione nella cultura greca portare cibo o dolci a casa di qualcuno quando si va a prendere il caffè da loro).
La stessa rete delle anziane (si fanno chiamare Proneia, che letteralmente significa "provvidenza") si incontra regolarmente e si scambiano notizie in merito alle persone nel bisogno in quella area. Si può trattare di tutto: vestiti, cibo, denaro per le medicine, o per fare delle operazioni chirurgiche all’estero. Raccolgono il denaro telefonando ai loro amici, famiglia, a chiunque abbia ancora denaro.
Molti dei servizi caritatevoli e di auto-aiuto in Grecia hanno sempre avuto luogo in modo discreto e informale.
Molti amici stranieri per solidarietà tengono impiegate donne per le pulizie o tate anche se questo significa che devono fare altri tagli nel loro budget, perché sanno che questi lavoratori non avranno alcun sostegno se si troveranno senza lavoro.
Nel condominio di mia madre, ci sono inquilini che non pagano l’affitto da 10 mesi e il proprietario sta facendo finta di niente. Penso che la mole di “auto-aiuto” stia accadendo su un piano personale e non venga documentata se non attraverso network di attivisti organizzati.
E penso che in verità, questi network informali, hanno svolto un ruolo principale nel mantenere della coesione sociale in questi tempi difficili. La questione è: cosa accadrà una volta che le pensionate che gestiscono la Proneia si troveranno loro stesse con l’acqua alla gola?
Fonte originale: guardian.co.uk / Traduzione a cura di: Cristina Bassi / Fonte: cafedehumanite.blogspot.it
Storie di solidarietà mi giungono da Victoria Prekate, una insegnante e psicologa della scuola superiore che riporta come lei e suoi colleghi nelle scuole di Atene stiano rispondendo alla situazione: “È un segreto condiviso tra gli insegnanti di ginnastica, da un po’ di tempo a questa parte, il fatto che non si aspettino più che i ragazzi la facciano, perchè molti di loro sono sottonutriti e hanno giramenti di testa.
Gli insegnanti devono essere discreti, perché i ragazzi che non hanno il privilegio di una alimentazione adeguata, non desiderano essere scoperti agli occhi dei loro compagni. Nella mia scuola precedente, gli insegnanti si sono organizzati fra di loro per dare del denaro alla mensa scolastica, perché questa potesse dare degli snacks a questi ragazzi, senza metterli in imbarazzo.
Ma questo non è stato abbastanza. In molte scuole oggi, sono le associazioni dei genitori a riunirsi, raccogliere cibo per destinarlo con discrezione alle famiglie della scuola che stanno soffrendo.
In cooperazione con gli insegnanti, sanno quali sono i bambini che a scuola sono affamati ed hanno bisogno di aiuto. Di nuovo, cercano di farlo nel modo più discreto possibile.
Molte famiglie, lasciate improvvisamente senza lavoro, sono sotto shock e non sanno dove sbattere la testa. I servizi sociali sono al collasso. Non si tratta di mendicanti professionisti. Sono persone normali come me e te, improvvisamente lasciate senza niente. So di un’area in cui le scuole si sono specializzate in cosa raccogliere: le scuole elementari raccolgono riso e legumi, le medie verdure e le superiori carne e pollo etc.
Anche Zenon Panoussis cita una serie di iniziative di auto-aiuto, su base popolare e semi ufficiali:
Ci sono mercati dal produttore al consumatore, schemi di raccolta ai supermercati, boicottaggi organizzati di pedaggi autostradali e fiere del libro.
A Rethymno, Creta, ci sono regolari mercati liberi dove i prodotti e i servizi sono scambiati senza denaro e di conseguenza senza IVA.
Alcuni consigli locali in Atene stanno aiutando i loro cittadini perché non paghino la nuova tassa speciale sulla proprietà che è stata cacciata dentro le bollette della elettricità. La municipalità di Peristeri, particolarmente, ha un intero servizio di raccolta bollette e di richieste di appello su ordine dei suoi cittadini. Stanno anche organizzando mercati dal produttore al consumatore per prodotti di base.
Marie Le Du scrive di una fiorente e tradizionale rete di auto aiuto a Kifissia, alla periferia nord di Atene. Questi sono tradizionalmente visti come i benestanti. Tuttavia, dietro un apparente benessere, anche qui le persone stanno soffrendo. È un quadro diverso da Atene centro, nel senso che non si vede la povertà sulle strade come là.
Qui le persone sono imbarazzate nel vedersi in ristrettezze di vita e stanno facendo il possibile per camuffare le difficoltà. Ammetterebbero con molta riluttanza di non avere abbastanza da mangiare, per pagare le bollette o riscaldare le loro case.
Con questo in mente, la nostra chiesa ortodossa locale (Agia Triada) non ha organizzato una mensa “dei poveri”, ma gestisce invece una banca del cibo dove le persone possono donare cibo. I volontari (soprattutto donne greche in pensione: mia madre è una di quelle) poi distribuiscono il cibo alle famiglie che hanno saputo essere in difficoltà (le notizie locali viaggiano per passaparola delle anziane in modo molto più efficiente di ogni altro media sociale).
Nel tentativo di aiutare le famiglie bisognose a preservare la loro dignità, esse lavorano in coppie e visitano 2 o 3 famiglie che sono “le loro famiglie”: fanno un salto a bere il caffè, fare una chiacchiera, portare cosi un pacco di cibo in modo discreto, come parte della loro visita (è tradizione nella cultura greca portare cibo o dolci a casa di qualcuno quando si va a prendere il caffè da loro).
La stessa rete delle anziane (si fanno chiamare Proneia, che letteralmente significa "provvidenza") si incontra regolarmente e si scambiano notizie in merito alle persone nel bisogno in quella area. Si può trattare di tutto: vestiti, cibo, denaro per le medicine, o per fare delle operazioni chirurgiche all’estero. Raccolgono il denaro telefonando ai loro amici, famiglia, a chiunque abbia ancora denaro.
Molti dei servizi caritatevoli e di auto-aiuto in Grecia hanno sempre avuto luogo in modo discreto e informale.
Molti amici stranieri per solidarietà tengono impiegate donne per le pulizie o tate anche se questo significa che devono fare altri tagli nel loro budget, perché sanno che questi lavoratori non avranno alcun sostegno se si troveranno senza lavoro.
Nel condominio di mia madre, ci sono inquilini che non pagano l’affitto da 10 mesi e il proprietario sta facendo finta di niente. Penso che la mole di “auto-aiuto” stia accadendo su un piano personale e non venga documentata se non attraverso network di attivisti organizzati.
E penso che in verità, questi network informali, hanno svolto un ruolo principale nel mantenere della coesione sociale in questi tempi difficili. La questione è: cosa accadrà una volta che le pensionate che gestiscono la Proneia si troveranno loro stesse con l’acqua alla gola?
Fonte originale: guardian.co.uk / Traduzione a cura di: Cristina Bassi / Fonte: cafedehumanite.blogspot.it
L’autore dell’articolo è ad Atene. Se avte una storia da raccontargli, conoscete una persona a cui dovrebbe parlare o vivete in un’area che pensate dovrebbe visitare, per favore contattatelo (in inglese) : jon.henley@guardian.co.uk Jon is in Athens. If you have a story to tell, know a person he should talk to or live in an area you think he should visit, please contact him: jon.henley@guardian.co.uk, or @jonhenley (the hashtag for this venture is #EuroDebtTales)
fonte: ecplanet
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