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di Alessandro Iacuelli
Il gestore della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, Tepco, ha ammesso oggi l'avvenuta fusione delle barre di combustibile dei reattori due e tre, oltre a quella già nota del reattore uno, a seguito del sisma e dello tsunami dell'11 marzo scorso. Così, la situazione peggiora. "È assolutamente possibile che la fusione sia avvenuta anche nei reattori due e tre", ha detto un portavoce della Tokyo Electric Power. Ora i reattori "stanno subendo delle operazioni di raffreddamento e la loro condizione è stabile", ha aggiunto.
Il governo e gli esperti nucleari, non solo nipponici, avevano già parlato di probabili fusioni delle barre di combustibile in tre dei sei reattori, ma l'operatore aveva confermato fino ad oggi solo la fusione nel reattore numero uno. Certamente sarebbe stato fondamentale sapere prima, soprattutto in Giappone, di quanto stava avvenendo nei reattori; ma in merito alla tempistica dell'annuncio, un funzionario della Tepco ha detto in conferenza stampa che l'operatore ha recuperato gradualmente tutti i dati da inizio maggio e li ha analizzati prima di giungere ad una conclusione. Con molta calma, evidentemente. Anche troppa.
In un'intervista, Koichi Nakano, professore di scienze politiche all'Università Sophia, ha dichiarato che "nelle prime fasi della crisi la Tepco potrebbe aver voluto evitare il panico. Ora la gente si è abituata alla situazione. Niente è stato risolto ma in città come Tokyo si è tornati alla normale attività". Potrebbe essere questa la strategia politica nascosta dietro il ritardo di Tepco. Peccato che in un frangente gravissimo come la fusione di un reattore, ogni strategia politica dovrebbe essere annullata dal più importante tema della sicurezza nucleare, eppure è stata adottata lo stesso questa strada pericolosa. Così, mentre appena due mesi fa tutto il mondo stava con il fiato sospeso di fronte al rischio di fusione del reattore uno, adesso si assorbe quasi con freddezza e distacco la fusione di tre reattori in totale.
Nakano, infatti, ha anche detto che confermando le fusioni solo ora, la Tepco spera che la notizia abbia un impatto minore. La parola "fusione" è talmente forte che, quando la situazione era più incerta, molta gente avrebbe probabilmente lasciato Tokyo, ha detto il professore. Eppure, da marzo ad oggi, sembra che l'abbiamo assorbita culturalmente, e non ci fa più lo stesso effetto di poche settimane fa. In Giappone, come nel resto del mondo.
A Fuskushima i tecnici stanno ancora combattendo per fermare le perdite radioattive e portare nuovamente l'impianto, che si trova a 240 chilometri a nordest di Tokyo, sotto controllo, a più di due mesi dal terremoto di magnitudo 9.0 e dal conseguente tsunami che hanno devastato un'ampia fascia della costa giapponese e hanno gettato l'economia nella recessione.
Questo significa che la situazione comincia a farsi davvero critica per la centrale nucleare di Fukushima, molto più critica rispetto alla fine di marzo. E' vero che nei giorni successivi allo tsunami gli esperti avevano quasi da subito affermato che almeno tre dei sei reattori della centrale rischiavano la fusione, ma la Tepco ha sempre ribadito che soltanto uno, il primo, poteva davvero fondersi. Ed infatti così è stato, almeno fino ad oggi. Ed è già un danno elevatissimo. Superiore a quello di Chernobyl e talmente grave da rendere tutta l'area incompatibile con ogni forma di vita.
Questo danno gravissimo, il più grande della storia del nucleare sulla Terra, è stato ulteriormente superato. Anzi, triplicato. Neanche le barre di combustibile completamente sommerse in acqua dopo l'arrivo dell'onda di tsunami hanno potuto fermare il processo di fusione che ormai riguarda anche i reattori due e tre.
Un meltdown che pare abbia per ora coinvolto tre reattori, un danno che non è neanche possibile calcolare, in quanto troppo lontano da ogni immaginazione, anche dalla più catastrofica. Non è possibile sperare che la "lava" nucleare originata dalle barre fuse non sia fuoriuscita dai vessel, finendo nei terreni, infiltrandosi nelle acque. Le barre fuse formano al loro interno un materiale chiamato Corio, altamente radioattivo, altamente caldo; implacabile, soprattutto in grado di perforare il vessel che contiene in reattore in circa 7 ore.
Quando il MOX contenuto nel reattore fonde, la fusione del materiale fissile e di tutte le parti interne al vessel, che è in acciaio spesso circa 35 centimetri, si liquefa in una magma altamente radioattivo e corrosivo. Questo è il Corio. Materiale anche poco studiato, visto che non è nostra abitudine fondere i noccioli dei reattori. Non tutte le sue proprietà chimiche sono note, non esiste in natura.
Di conseguenza, Fukushima è, secondo molti esperti disseminati in tutto il mondo, un inferno radioattivo oltre che "un'apocalisse nucleare", come l'ha definita il commissario europeo per l'energia Gunther Oettinger. Il più grande incidente nucleare industriale della storia é però paradossalmente quello meno "seguito" sia dalla stampa sia dalla popolazione mondiale che, probabilmente, non riesce a comprendere i danni che porterà alla salute e a tutto l'ecosistema del pianeta Terra.
Quel che trapela da TEPCO, è la fusione probabilmente totale del combustibile nucleare nei reattori, principalmente MOX, una miscela di Uranio e ossidi di Plutonio, senza contare il materiale "esausto" delle piscine di stoccaggio che, almeno in un caso, per il reattore numero 3, sembra sia andata perduta, a giudicare dalle immagini dell'edificio sventrato, completamente distrutto.
Il professor Paolo Scampa, presidente dell'AIPRI (Association Internationale pour la Protection contre les Rayons Ionisants), a proposito di quanto sta avvenendo a Fuskushima racconta: "La fusione dell'uranio provoca la fusione di tutte le strutture di contenimento. Il corio, neologismo russo tratto dalla parola inglese core, è una lava incandescente che raggiunge anche i 2500 gradi centigradi, formata dal carburante sciolto e dagli altri metalli delle strutture. Diciamo che è un brodo denso fatto di tutto quel che c'è sul posto. Secondo rapporti tecnici statunitensi, depositato nel fondo del vessel è in grado di perforarlo in circa 7 ore come è in grado di perforare uno spessore di cemento di 8 metri in 14 ore. E a questo che riferisce l'espressione sindrome cinese. Non è facile fermare il corio, c'è solo da augurare che si fermi da solo...". Probabilmente, non si è fermato affatto, ed è oramai penetrato nel sottosuolo nipponico, inquinando i terreni, contaminando le falde acquifere.
Sul fronte internazionale, è in partenza, secondo la tabella di marcia prevista, la missione inviata dall'Agenzia dell'energia atomica internazionale (Aiea) in Giappone. L'obiettivo è di valutare le condizioni della sicurezza dopo i danni causati dal terremoto. La missione, che durerà fino al 2 giugno e include 20 esperti dell'Aiea ma anche della comunità internazionale, sarà guidata dal capo ispettore degli impianti nucleari in Gran Bretagna, Mike Weightman, che presenterà il suo rapporto alla conferenza ministeriale dell'Aiea sulla sicurezza nucleare, fissata il 20 giugno prossimo a Vienna.
Il compito della missione è quello di effettuare una valutazione preliminare sulle questioni della sicurezza legate all'incidente di Fukushima, identificando poi aree che necessitano di ulteriori analisi. Certamente utile per individuare le aree da recintare e rendere inaccessibili, non per salvare qualcosa. I tecnici della Tepco hanno iniziato in questi giorni i lavori nell'edificio del reattore n.4 della centrale disastrata di Fukushima, dove la priorità è rinforzare la struttura che sorregge la vasca per lo stoccaggio del combustibile nucleare, prima che diventi il quarto reattore a fare danni gravi.
Secondo quanto riferito dal gestore dell'impianto, i tecnici sono entrati al secondo piano dell'edificio, nell'area situata sopra il reattore e sotto la piscina, per liberare il campo dalle macerie lasciate dall'esplosione d’idrogeno avvenuta il 15 marzo. Il piano di rafforzamento prevede, entro luglio, l'installazione di 30 travi di acciaio e la costruzione di nuove pareti in cemento, che vadano a puntellare il fondo della piscina di raffreddamento.
"Allo stesso tempo", ha detto in conferenza stampa Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare (Nisa), "c'è da attivare il sistema di raffreddamento sostenibile e su questo attendiamo i report della Tepco". A differenza dei primi tre reattori, l'unità numero 4 non era in funzione quando l'11 marzo la centrale è stata colpita dallo tsunami, e le barre di combustibile nucleare erano già state rimosse dal nocciolo del reattore per essere sostituite.
L'edificio, tuttavia, è stato danneggiato dall'esplosione d’idrogeno e poi ulteriormente indebolito dalle forti scosse di assestamento registrate nelle settimane successive, sollevando seri dubbi sulla tenuta della piscina di raffreddamento, che con al suo interno ancora 1.535 barre di combustibile è considerata la più pericolosa della centrale. Almeno su questo reattore, la Tepco ha ora il dovere non solo di fare presto, ma soprattutto di fare bene.
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Il gestore della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, Tepco, ha ammesso oggi l'avvenuta fusione delle barre di combustibile dei reattori due e tre, oltre a quella già nota del reattore uno, a seguito del sisma e dello tsunami dell'11 marzo scorso. Così, la situazione peggiora. "È assolutamente possibile che la fusione sia avvenuta anche nei reattori due e tre", ha detto un portavoce della Tokyo Electric Power. Ora i reattori "stanno subendo delle operazioni di raffreddamento e la loro condizione è stabile", ha aggiunto.
Il governo e gli esperti nucleari, non solo nipponici, avevano già parlato di probabili fusioni delle barre di combustibile in tre dei sei reattori, ma l'operatore aveva confermato fino ad oggi solo la fusione nel reattore numero uno. Certamente sarebbe stato fondamentale sapere prima, soprattutto in Giappone, di quanto stava avvenendo nei reattori; ma in merito alla tempistica dell'annuncio, un funzionario della Tepco ha detto in conferenza stampa che l'operatore ha recuperato gradualmente tutti i dati da inizio maggio e li ha analizzati prima di giungere ad una conclusione. Con molta calma, evidentemente. Anche troppa.
In un'intervista, Koichi Nakano, professore di scienze politiche all'Università Sophia, ha dichiarato che "nelle prime fasi della crisi la Tepco potrebbe aver voluto evitare il panico. Ora la gente si è abituata alla situazione. Niente è stato risolto ma in città come Tokyo si è tornati alla normale attività". Potrebbe essere questa la strategia politica nascosta dietro il ritardo di Tepco. Peccato che in un frangente gravissimo come la fusione di un reattore, ogni strategia politica dovrebbe essere annullata dal più importante tema della sicurezza nucleare, eppure è stata adottata lo stesso questa strada pericolosa. Così, mentre appena due mesi fa tutto il mondo stava con il fiato sospeso di fronte al rischio di fusione del reattore uno, adesso si assorbe quasi con freddezza e distacco la fusione di tre reattori in totale.
Nakano, infatti, ha anche detto che confermando le fusioni solo ora, la Tepco spera che la notizia abbia un impatto minore. La parola "fusione" è talmente forte che, quando la situazione era più incerta, molta gente avrebbe probabilmente lasciato Tokyo, ha detto il professore. Eppure, da marzo ad oggi, sembra che l'abbiamo assorbita culturalmente, e non ci fa più lo stesso effetto di poche settimane fa. In Giappone, come nel resto del mondo.
A Fuskushima i tecnici stanno ancora combattendo per fermare le perdite radioattive e portare nuovamente l'impianto, che si trova a 240 chilometri a nordest di Tokyo, sotto controllo, a più di due mesi dal terremoto di magnitudo 9.0 e dal conseguente tsunami che hanno devastato un'ampia fascia della costa giapponese e hanno gettato l'economia nella recessione.
Questo significa che la situazione comincia a farsi davvero critica per la centrale nucleare di Fukushima, molto più critica rispetto alla fine di marzo. E' vero che nei giorni successivi allo tsunami gli esperti avevano quasi da subito affermato che almeno tre dei sei reattori della centrale rischiavano la fusione, ma la Tepco ha sempre ribadito che soltanto uno, il primo, poteva davvero fondersi. Ed infatti così è stato, almeno fino ad oggi. Ed è già un danno elevatissimo. Superiore a quello di Chernobyl e talmente grave da rendere tutta l'area incompatibile con ogni forma di vita.
Questo danno gravissimo, il più grande della storia del nucleare sulla Terra, è stato ulteriormente superato. Anzi, triplicato. Neanche le barre di combustibile completamente sommerse in acqua dopo l'arrivo dell'onda di tsunami hanno potuto fermare il processo di fusione che ormai riguarda anche i reattori due e tre.
Un meltdown che pare abbia per ora coinvolto tre reattori, un danno che non è neanche possibile calcolare, in quanto troppo lontano da ogni immaginazione, anche dalla più catastrofica. Non è possibile sperare che la "lava" nucleare originata dalle barre fuse non sia fuoriuscita dai vessel, finendo nei terreni, infiltrandosi nelle acque. Le barre fuse formano al loro interno un materiale chiamato Corio, altamente radioattivo, altamente caldo; implacabile, soprattutto in grado di perforare il vessel che contiene in reattore in circa 7 ore.
Quando il MOX contenuto nel reattore fonde, la fusione del materiale fissile e di tutte le parti interne al vessel, che è in acciaio spesso circa 35 centimetri, si liquefa in una magma altamente radioattivo e corrosivo. Questo è il Corio. Materiale anche poco studiato, visto che non è nostra abitudine fondere i noccioli dei reattori. Non tutte le sue proprietà chimiche sono note, non esiste in natura.
Di conseguenza, Fukushima è, secondo molti esperti disseminati in tutto il mondo, un inferno radioattivo oltre che "un'apocalisse nucleare", come l'ha definita il commissario europeo per l'energia Gunther Oettinger. Il più grande incidente nucleare industriale della storia é però paradossalmente quello meno "seguito" sia dalla stampa sia dalla popolazione mondiale che, probabilmente, non riesce a comprendere i danni che porterà alla salute e a tutto l'ecosistema del pianeta Terra.
Quel che trapela da TEPCO, è la fusione probabilmente totale del combustibile nucleare nei reattori, principalmente MOX, una miscela di Uranio e ossidi di Plutonio, senza contare il materiale "esausto" delle piscine di stoccaggio che, almeno in un caso, per il reattore numero 3, sembra sia andata perduta, a giudicare dalle immagini dell'edificio sventrato, completamente distrutto.
Il professor Paolo Scampa, presidente dell'AIPRI (Association Internationale pour la Protection contre les Rayons Ionisants), a proposito di quanto sta avvenendo a Fuskushima racconta: "La fusione dell'uranio provoca la fusione di tutte le strutture di contenimento. Il corio, neologismo russo tratto dalla parola inglese core, è una lava incandescente che raggiunge anche i 2500 gradi centigradi, formata dal carburante sciolto e dagli altri metalli delle strutture. Diciamo che è un brodo denso fatto di tutto quel che c'è sul posto. Secondo rapporti tecnici statunitensi, depositato nel fondo del vessel è in grado di perforarlo in circa 7 ore come è in grado di perforare uno spessore di cemento di 8 metri in 14 ore. E a questo che riferisce l'espressione sindrome cinese. Non è facile fermare il corio, c'è solo da augurare che si fermi da solo...". Probabilmente, non si è fermato affatto, ed è oramai penetrato nel sottosuolo nipponico, inquinando i terreni, contaminando le falde acquifere.
Sul fronte internazionale, è in partenza, secondo la tabella di marcia prevista, la missione inviata dall'Agenzia dell'energia atomica internazionale (Aiea) in Giappone. L'obiettivo è di valutare le condizioni della sicurezza dopo i danni causati dal terremoto. La missione, che durerà fino al 2 giugno e include 20 esperti dell'Aiea ma anche della comunità internazionale, sarà guidata dal capo ispettore degli impianti nucleari in Gran Bretagna, Mike Weightman, che presenterà il suo rapporto alla conferenza ministeriale dell'Aiea sulla sicurezza nucleare, fissata il 20 giugno prossimo a Vienna.
Il compito della missione è quello di effettuare una valutazione preliminare sulle questioni della sicurezza legate all'incidente di Fukushima, identificando poi aree che necessitano di ulteriori analisi. Certamente utile per individuare le aree da recintare e rendere inaccessibili, non per salvare qualcosa. I tecnici della Tepco hanno iniziato in questi giorni i lavori nell'edificio del reattore n.4 della centrale disastrata di Fukushima, dove la priorità è rinforzare la struttura che sorregge la vasca per lo stoccaggio del combustibile nucleare, prima che diventi il quarto reattore a fare danni gravi.
Secondo quanto riferito dal gestore dell'impianto, i tecnici sono entrati al secondo piano dell'edificio, nell'area situata sopra il reattore e sotto la piscina, per liberare il campo dalle macerie lasciate dall'esplosione d’idrogeno avvenuta il 15 marzo. Il piano di rafforzamento prevede, entro luglio, l'installazione di 30 travi di acciaio e la costruzione di nuove pareti in cemento, che vadano a puntellare il fondo della piscina di raffreddamento.
"Allo stesso tempo", ha detto in conferenza stampa Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare (Nisa), "c'è da attivare il sistema di raffreddamento sostenibile e su questo attendiamo i report della Tepco". A differenza dei primi tre reattori, l'unità numero 4 non era in funzione quando l'11 marzo la centrale è stata colpita dallo tsunami, e le barre di combustibile nucleare erano già state rimosse dal nocciolo del reattore per essere sostituite.
L'edificio, tuttavia, è stato danneggiato dall'esplosione d’idrogeno e poi ulteriormente indebolito dalle forti scosse di assestamento registrate nelle settimane successive, sollevando seri dubbi sulla tenuta della piscina di raffreddamento, che con al suo interno ancora 1.535 barre di combustibile è considerata la più pericolosa della centrale. Almeno su questo reattore, la Tepco ha ora il dovere non solo di fare presto, ma soprattutto di fare bene.
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