« Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità »

GUSTAVO ADOLFO ROL



mercoledì 8 agosto 2012

LA GRANDE PAURA – La più potente arma di controllo di massa in uso al Sistema Potere.



di Gianni Tirelli
fonte:  oltrelacoltre

L’effetto più crudele che la società dei consumi ha prodotto sugli individui, e che più di ogni altro ne condiziona le scelte, si identifica in un disagio psichico invalidante e costante, che ne compromette ogni forma di felicità, passione e sentimento di solidarietà. L’origine di questo stato mentale, si colloca in quella dimensione di grande paura architettata ad arte dal Sistema Potere, in virtù della quale è in grado di influenzare e suggestionare i comportamenti individuali, omologandoli ai suoi interessi particolari e più nefandi.
La paura dell’uomo moderno in quanto, elemento improprio di un habitat in cui non si riconosce, unita alla paura sociale, relativa alla perdita del lavoro, della dignità e dell’impossibilità di provvedere con continuità a tutto ciò che il suo status gli impone, lo costringe alla rinuncia di ogni individualità e identità, dentro un appiattimento di comportamenti e pensieri condivisi per assuefazione, emulazione, deresponsabilizzazione, e come male minore.

Questa eccezionale forma di omologazione, dettata dalla paura, costringe gli individui ad adeguarsi ad una sottocultura dominante, inattiva e monolitica, senza potersi concedere slanci personalistici verso l’esterno, castrando ogni impulso liberatorio e rivoluzionario. Disperazione e solitudine regnano sovrane nella loro anima e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspirano all’immortalità.
La paura di essere additato come “diverso” li fa precipitare in uno stato di angoscia persistente che solo un rientro nell’omologazione, può attenuare. Questo è lo spaccato delle nostre moderne società liberiste, che per tale motivo, non sono in grado di aspirazioni, personalizzazioni e di rivoluzioni. L’uso politico della paura, poi, brandita come arma, attraverso l’opera di mistificazione della verità e di contraffazione della realtà, si prefigge lo scopo di allertare e dissuadere la gente da scelte personali, incompatibili con le strategie populiste e perverse del potere.




La paura indotta dall’incertezza economica, dalla precarietà del lavoro, dall’assenza di futuro, dal trauma della separazione, e ancora, la paura del diverso, sono tutte moderne e giustificate forme patologiche di paura, indotte da una condizione sociale e ambientale già oltre i ragionevoli limiti della comprensione. Tutte quante insieme, sono l’estensione di quel primario disagio esistenziale che si identifica nella paura della morte.
Un tale stato di cose, non è che risultato dell’assenza di spiritualità, congiunta alla perdita di autonomia, di autosufficienza e indipendenza culturale e, più in generale, di quella autentica libertà che trasforma in civile una società devastata dalla barbarie.
Abbiamo mercificato con il Sistema Liberista Relativista le nostre originarie responsabilità individuali, rinunciando agli indispensabili parametri di riferimento, in cambio di subdole dipendenze, effimera vanità e quotidiana trasgressione. Ci hanno spacciato licenza per libertà, e omologazione per benessere, e tutto questo si è tradotto in paura, incertezza e frustrazione.
Il percorso che ci conduce alla liberazione, è immacolato e ininterrotto, come l’acqua del fiume che, dalla sorgente, scorre fluida e limpida, dentro l’alveo del suo destino, per poi sconfinare dentro l’immenso mare delle sue ragioni. Se un grosso masso, frapponendosi al regolare scorrere dell’acqua, ne interrompe il suo corso, il fiume esonderà, allagando e sommergendo ogni forma di vita circostante. Così, la paura, interviene nella nostra vita come un grosso masso, che ci preclude ogni vera gioia e speranza. Per questo, ogni comportamento umano che non sottostà a tali principi, tende a produrre scorie mentali e detriti morali che vanno ad occludere, ostruire, le finissime trame di quel filtro che è la nostra coscienza. Mantenerlo pulito è il nostro compito.
Non esistono scorciatoie alternative, al sentiero luminoso della dignità umana! Ogni strategia risulta essere vana e ci allontana ulteriormente dalla felicità, dalla comprensione della vita, in’antitesi con la volontà del Mistero.
La paura, oggi, è il perno intorno al quale ruota la nostra esistenza, condizionando le nostre scelte, i rapporti umani, emozioni e sentimenti. E’ la paura, l’origine prima della depressione – un tormento esistenziale che affonda le sue radici nella mancanza di autostima e personale gratificazione. Le società moderne e consumiste sono permeate da questo disagio invalidante, che finisce con l’appiattire e omologare gli individui dentro una condizione di particolare subalternità e, in molti casi, di schiavitù verso l’idea dominante del Sistema Liberista Relativista, oggi, unico e solo parametro di riferimento.
I sorrisi smaglianti e commoventi di bambini senza pane e senza acqua e, di altri, affetti dalle più diverse patologie da denutrizione e di natura igienico-sanitarie, sono il prodotto miracoloso di una filosofia dell’anima, applicata al quotidiano dove, la convinzione naturale e logica di un altro mondo, giusto e ricco di promesse, edulcora e sdrammatizza ogni avversità terrena, fino ad accettarla come necessaria. Questo perché, la loro condizione (qualunque sia), non prescinde mai dalla Fede essendo, l’una, complementare all’altra; la fusione di due metalli in una lega inossidabile e indissolubile, impermeabile ad ogni paura e debolezza. Noi occidentali, diversamente, oberati da comodità invalidanti e concentrati a tempo pieno sui modelli di un’esteriorità effimera e voluttuaria, abbiamo tradito i presupposti stessi dell’esistenza, snaturando la nostra funzione primaria di servi del mistero, per precipitare dentro il buio della nostra stupidità.
La paura, coincide con la perdita della speranza e con l’impossibilità di intravedere un futuro. Questo perché, l’uomo tecnologico si è trasformato in un idolatra, da quarto soldi, in perpetua adorazione di un mondo che ha mitizzato vergogne, menzogne e infamia, a fronte di paura e schiavitù.
Se non siamo in grado di recuperare (e non lo siamo) tutte quelle scale di valori e di principi etici, che abbiamo mercificato in cambio di vizio, perversione, indolenza e vanità, la Grande Paura avvolgerà per sempre i nostri cuori e, in nessuna altra dimensione, troveremo conforto ai morsi della nostra disubbidienza.

http://www.oltrelacoltre.com/?p=12933

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