Identica pena per chi sia in disaccordo con le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'embargo o sull'opportunità di attaccare uno Stato terzo. In un Paese praticamente governato dalla Ue viene imposta una sanzione penale pazzesca (da sei mesi a due anni di reclusione) per ogni regolamento comunitario disatteso. Come dire che, volendo semplificare la materia, se un cittadino decidesse di produrre i famosi zucchini troppo lunghi o decidesse di utilizzare reti da pesca a maglie più larghe di quelle previste dal regolamento Ue (il numero 40/2013 del consiglio del 21 gennaio 2013) finirebbe in carcere.
Il comma «a» all'art. 458 del codice penale ellenico è stato emendato lo scorso 24 ottobre così:
«Ogni persona che viola intenzionalmente le sanzioni o le misure restrittive nei confronti membri o di entità o organismi o persone fisiche o giuridiche, o le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o di regolamento Ue è punibile con la reclusione per almeno sei mesi, salvo altra disposizione contenuta in più pesante pena».Gli unici a sollevare un'opposizione parlamentare a questo emendamento sono stati gli «estremi», i comunisti del Kke e i nazionalisti degli Indipendenti.
«L'emendamento mira ad evitare qualsiasi reazione alla barbarie imperialista», ha detto il portavoce del Kke Thanassis Pafilis. Il deputato Notis Marias dei Greci Indipendenti ha osservato che questo accordo «criminalizza il diritto internazionale». Voci che gridano nel deserto democratico ellenico (e continentale), mentre sui blog di mezza Europa la notizia spopola. Il governo greco, ribattezzato «delle larghe intese con la troika», mira ad approvare quindi una legge-manette non solo per gli oppositori dell'Europa ma per chi semplicemente non osserva i regolamenti. E segnando un precedente pericolosissimo, inserendo di fatto nel Codice Penale ellenico il reato di opposizione all'Europeismo.