« Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità »

GUSTAVO ADOLFO ROL



giovedì 21 luglio 2011

Nelle stazioni di polizia statunitensi arriva MORIS

Clicca per ingrandireUn nuovo strumento appartenente alla famiglia delle tecnologie di riconoscimento facciale sta per essere lanciato in tutte le stazioni di polizia degli Stati Uniti questo autunno, ovviamente non tutti ne sono entusiasti. Il Mobile Offender Recognition and Identification System (MORIS) utilizza un iPhone potenziato per scattare immagini di volti, scannerizzare le impronte digitali, e analizzare anche l’iride, combinando poi questi dati con le banche dati della polizia in cerca di identità corrispondenti. Questo, comprensibilmente, ha portato molte persone a protestare per lo scempio delle libertà personali che questo nuovo “supporto” porterà.
Il dispositivo MORIS si aggancia sul retro di un iPhone, aggiungendo circa 2 centimetri allo spessore dello smartphone. Gli agenti di polizia armati con lo strumento sopracitato, potranno scattare una foto del volto di una persona a circa cinque metri di distanza, o avviare una scansione dell’iride da circa 15 cm di distanza, grazie alla modalità wireless trasmetterà i dati raccolti alla centrale, potendo ricercare in tutti i database della polizia per trovare corrispondenze. È inoltre possibile eseguire in remoto il confronto tra impronte digitali.



Una simile tecnologia biometrica venne utilizzata dai militari degli Stati Uniti in posti come l’Iraq e l’Afghanistan per confermare l’identità dei civili che entravano nelle zone militari sicure e per la ricerca dei ribelli noti ai posti di blocco. Comparire così di botto nelle strade degli Stati Uniti ha sollevato giustamente questioni riguardanti la privacy e i diritti costituzionali.
La tecnologia vive un po' in una zona franca rispetto alla legge. Viene generalmente ammessa quando si tratta di scattare una foto ad una persona in uno spazio pubblico, ma quando un agente di polizia lo fa – e soprattutto quando lui/lei analizza il tuo volto, impronte o l’iride con riferimenti incrociati con il database – potrebbe dare il via ad una ricerca, ecco quindi il bisogno di un mandato.
È un’altra di quelle situazioni in cui la tecnologia ha semplicemente superato la legge (si potrebbe pensare a Ben Franklin tra tutti quelli che vedevano arrivare, in futuro i software di riconoscimento facciale).
Come se non bastasse, la BI2 ha accordi con circa 40 agenzie a livello nazionale per fornire circa 1.000 dei dispositivi a partire da settembre. Dal punto di vista dell’applicazione della legge, gli ufficiali di polizia sembrano apprezzarlo. E’ una tecnologia che consente loro di andare a fondo in una situazione in fretta.
In un’intervista con il capo esecutivo della BI2 Sean Mullin, si afferma che le risposte dei gruppi sostenitori della privacy e delle libertà civili sono del tutto appropriato, ma che pensa che la tecnologia sia del tutto legale. Il riconoscimento facciale richiede un’immagine frontale del volto presa da vicino, dice – in altre parole, vi deve essere il consenso. Le scansioni dell’iride sono praticamente impossibili senza la collaborazione del soggetto, così come le scansioni delle impronte digitali. Inoltre, l’alternativa, quando un ufficiale di polizia non possa confermare l’identità di un sospetto è generalmente un viaggio nei bassifondi per scoprire qualcosa. MORIS semplifica questo processo.
Se queste belle parole basteranno a soddisfare la folla di chi vuole il rispetto dei propri diritti – e la legge – resta da vedere. Come questo tipo di tecnologia verrà considerata dalla legge ora creerà il precedente per quando questi dispositivi saranno più robusti – il raggio d’azione sarà più ampio, saranno più occultabili, e potenzialmente più da “Grande Fratello”.

Fonte: neovitruvian.wordpress.com

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