Foto: 1953 Manichini in un salotto di una tipica famiglia americana in attesa di un test-esplosione atomico (1)
Fonte: nogeoingegneria.com
2055: QUESTO E’ IL NUMERO DI ESPLOSIONI NUCLEARI INFLITTI AL PIANETA
‘Little
Boy’ e ‘Fat Man’, si chiamavano così le due bombe che 70 anni fa, il 6 e
il 9 agosto 1945, distrussero Hiroshima e Nagasaki. Una bomba era all’uranio 235, l’altra al plutonio 239. Le forze armate americane decisero di ‘testare’ due armi diverse inaugurando con una ferocia inaudita l’era atomica. L’immagine
del fungo atomico entrò nell’immaginario collettivo come simbolo di una
minaccia terribile, ma senza nessuna consapevolezza di ciò che è
avvenuto da quel momento in poi: sono stati compiuti oltre 2000 ‘test’ nucleari: nell’aria, nell’acqua e nel suolo.
La geoingegneria in grande stile ha avuto il suo inizio. Quali sono state
le conseguenze?
“Alla fine degli anni Quaranta, quando il mondo apprese che l’Unione sovietica, con largo anticipo sui tempi previsti, aveva sperimentato con successo la prima bomba atomica, negli Stati Uniti d’America un fisico nucleare, ironicamente di origini russe, Gregory Breit, si sedette a un tavolo e cominciò a fare dei calcoli. A Los Alamos, dove erano nate le bombe che avevano distrutto Hiroshima e Nagaski, si progettava a ritmo serrato la nuova super-arma che avrebbe riconsegnato agli USA la supremazia nucleare: la bomba H, o bomba all’idrogeno, enormemente più potente della “normale” bomba atomica. Alcuni fisici erano però spaventati: e se la bomba H, si chiedevano, esplodendo avesse incendiato l’atmosfera? Cosa sarebbe successo? Così, al professore Breit fu assegnato il terribile compito di calcolare se l’esplosione di una bomba H potesse distruggere il mondo.” FONTE
La risposta fu negativa e permise agli scienziati atomici di procedere. …
Di Paolo Cortesi
La
storia dell’umanità ha conosciuto ombre e orrori agghiaccianti, ma la
storia dei test nucleari non ha neppure la cupa grandezza di un
titanismo diabolico, ma piuttosto è una lunga parentesi di imbecillità
generale, di cretineria feroce, qualcosa di paragonabile alla crudeltà
laboriosa di un pazzo assassino.
Gli
scienziati giocavano alle divinità, si sentivano onnipotenti e
fremevano d’orgoglio contemplando le colossali bolle di fuoco nei cui
vortici, a dieci milioni di gradi, si plasmava la materia come nel caos
primigenio. A spese dell’intero genere umano, su cui piovevano
tonnellate di scorie radioattive, i tecnocrati potevano far scoppiare a
dozzine le loro bombe, disponendo di finanziamenti statali enormi. Alla
fine del 1955, gli USA investivano 12.000 milioni di dollari
nell’industria atomica, che impegnava 130.000 tecnici ed aveva 10
stabilimenti per la produzione di uranio arricchito13. Per tentare di
dare una parvenza di umanità a questo abisso di follia, fu diffusa e
imposta tramite una propaganda martellante la vergognosa menzogna
dell’atomo di pace. Si diceva che l’energia nucleare sarebbe stato un
potentissimo alleato dell’uomo, uno strumento benefico di straordinaria
efficacia per domare la natura e migliorare la vita. L’uso militare – si
diceva – era solo un aspetto dolorosamente necessario, tragicamente
inevitabile (ma perché?) di quella che era “una meravigliosa risorsa
costituente patrimonio comune dell’umanità”; “una vera e propria
rivoluzione scientifica e industriale, non meno profonda di quella che
si determinò nell’Ottocento, forse capace di liberare l’uomo dal
bisogno”. “Oltre che per la produzione di forza motrice in quantità
sufficiente per tutte le esigenze e ad un costo irrisorio,
l’utilizzazione dell’energia atomica si dimostra ancora più promettente
per fugare lo spettro della fame”.
Ciascuna
delle affermazione precedenti racchiuse tra virgolette è falsa. E
nessuna delle previsioni citate si è avverata. Questa visione pacifica,
persino idilliaca, dell’energia atomica è irreale, lo è sempre stata e
gli addetti ai lavori lo hanno sempre saputo, anche se il solo supporto
era un’eresia, l’affronto al dogma della bontà sublime della scienza
tecnocratica. Troppi interessi legavano fin dagli inizi delle ricerche
atomiche gli scienziati al potere, ed il potere, nella storia della
tecnologia nucleare, si è sempre espresso militarmente. Di solito, la
costruzione della prima bomba atomica è presentata come la conseguenza
di un uso perverso della scienza. È ormai popolare la leggenda di una
amara rassegnazione degli scienziati del Progetto Manhattan alle
tragiche ragioni belliche: per mettere fine alla guerra, fu inevitabile
usare la bomba A. Un necessario fine giustificò un terribile mezzo.
Tutto ciò è falso: la bomba atomica fu entusiasticamente, caparbiamente
voluta dai fisici atomici. Nel bei mezzo della discussione se impiegare o
no un ordigno che, in un attimo, avrebbe spazzato via migliaia di
persone, quel brav’uomo mite e sorridente di Enrico Fermi sbottò
infastidito: “Lasciatemi in pace coi vostri rimorsi di coscienza! È una
fisica così bella!”. Questo è il livello di sensibilità morale dello
scienziato tecnocrate: non dimenticatelo mai.
(A proposito del delirio dei tecnocrati si consulti la scheda sulla nocività dello stronzio-90 vista dalla Società Chimica Americana e da un tecnocrate)
Test atomici e terremoti
II
23 settembre 1969, la Cina fece esplodere una bomba termonucleare
sotterranea in un poligono nella parte occidentale del paese. Il 28
settembre, un terremoto colpì lo stato di Vittoria, nell’Australia
sud-orientale. Le scosse furono accompagnate da una serie di boati e da
apparizioni di luci verdi nel cielo. Il 28 e 30 maggio 1970 vi furono
test nucleari, ed il 31 maggio la città di Chimbote, in Per`,
fu devastata da un terremoto che uccise 60.000 persone. Il 27 luglio
1976, gli USA fecero esplodere una carica da 20-150 chilotoni nel
sottosuolo del Nevada. Il giorno seguente, la città di Tang-shan (Cina) e
800.000 persone furono distrutte da un sisma che fu valutato di
magnitudine 8,2 nella scala Richter.
Il
13 e 15 settembre avvennero test nucleari sotterranei, il 16 settembre
un terremoto (7,7 Richter) rase al suolo la città iraniana di Tabas, con
25.000 morti. Il 5 novembre 1988 la Francia realizzò nelle acque
dell’atollo di Mururoa un’esplosione nucleare di 50 chilotoni. Il giorno
successivo, un violento terremoto (7,6 Richter) sconvolse la provincia
cinese dello Yunnan, facendo circa 600 vittime. Il 24 novembre dello
stesso anno, la Francia eseguì un’identica esplosione. Un terremoto (6
Richter) colpì il Canada e gli Stati Uniti del Nord-Est il giorno
seguente; mentre il 26 novembre ancora una volta una provincia cinese,
Qin-ghai, fu scossa da un sisma. E ancora: il 4 dicembre 1988, l’URSS
fece detonare una bomba nucleare di potenza
stimata fra i 20 ed i 150 chilotoni in una base del circolo polare
artico. Il 7 dicembre, l’Armenia fu squassata da un terremoto (6,9
Richter) che uccise 60.000 persone e lasciò mezzo milione di senzatetto.
Il 22 gennaio 1989, una esplosione sperimentale (20-150 chilotoni) fu
effettuata nel Kazakistan nordorientale; il giorno successivo il
terremoto nel Tajikistan sovietico fece più di 200 morti. Il 23 giugno
1992, gli americani fecero scoppiare l’ennesima bomba nucleare
sotterranea; il 28 giugno, due terremoti di insolita violenza (7,4 e 6,5
Richter) colpirono il sud della California.
Curiose
coincidenze? Per molti sismologi la risposta è sicuramente sì. Riley
Geary, del Caltech, dichiara che i dati non rivelano un legame tra
esplosioni e sismi17, e per Robert-Carmichael, geologo della lowa
University, l’ipotesi di un nesso causale tra bombe sotterranee e
terremoti, è “una frode scientifica, paragonabile alla magia o all’
astrologia”.
Eppure
altri dati, del tutto scientifici, indicano che questo legame è molto
più che una fantasia o una superstizione. Il professor Gary T.
Whiteford, docente di geografia all’Università di Brunswick in Canada,
ha scoperto che i terremoti con magnitudine da 6 a 6,5 Richter sono più
che raddoppiati da quando hanno avuto inizio i test nucleari
sotterranei. Infatti, tali sismi furono 1.164 fra il 1900 ed il 1949;
sono saliti a 2.844 tra il 1950 ed il 1988. Un significativo aumento è
registrato anche per i sommovimenti tellurici di magnitudine compresa
tra 6,5 e 7 Richter: furono 1.110 nel periodo 1900-1949; se ne contarono
1.465 tra il 1950 ed il 1988. Tali incrementi si sono verificati in
tutte le zone particolarmente sismiche del globo. Ad esempio: la
percentuale di tutti i terremoti (superiori o pari a 5,8 Richter) nelle
Isole Aleutine era di 3,31 nel tempo precedente gli esperimenti nucleari
americani nel Nevada. Tale percentuale salì fino al valore di 12,57 nel
periodo dei test. Le isole Salomone e Nuova Bretagna (Oceano Pacifico)
erano sismicamente tranquille nella prima metà del nostro secolo: la
percentuale dei terremoti era di 2,98. Nell’epoca delle bombe nucleari
francesi a Mururoa questo valore è quasi quintuplicato: 10,08.
Anche
l’isola di Vanuatu ha pagato un pesante tributo alla grandeur nucleare
francese. La sua percentuale di terremoti era di 3,36 nell’arco di tempo
1900-1949; nel periodo seguente contrassegnato dai test, tale cifra è
balzata a 9,30. Nell’isola Novaya Zemlya non avvennero mai violenti
terremoti nel primo cinquantennio del secolo; da quando vi fu costruita
una base per esperimenti nucleari sovietici, si sono avute sei scosse
telluriche di grandezza pari o superiore a 5,8 Richter.
In
una visione globale si può rilevare che, nei primi cinquanta anni di
questo secolo, sono stati registrati 3,419 terremoti di magnitudine
uguale o superiore a 6 Richter, con una media di 68 all’anno. Dal 1950
al 1989, i terremoti in questione sono stati 4.963, con una media di 127
all’anno: il valore è quasi raddoppiato.
Il
professor Whiteford ha compiuto inquietanti scoperte a proposito dei
cosiddetti “terremoti assassini” (killer quakes), cioè sismi che
provocano almeno 1.000 vittime. “Nel corso di 37 anni di sperimentazione
nucleare, venti dei trentadue terremoti assassini, ovvero il 62,5%,
avvennero lo stesso giorno o entro quattro giorni dal test”. Dati
allarmanti provengono anche da uno studio di due scienziati giapponesi,
Shigeyoshi Matsumae e Yoshio Kato, della Tokai University di Tokio:
“Fenomeni anomali meteorologici, terremoti e la variazione dell’asse
terrestre sono notevolmente correlati ai test atmosferici e sotterranei.
Essi hanno causato un aumento della temperatura dell’esosfera terrestre
da 100 a 150 gradi, che cresce in modo abnorme immediatamente dopo un
test nucleare. Ad esempio, è stato scoperto che la temperatura assoluta
salì da 70 ad 80 gradi dopo un test sovietico che fu rilevato dalla
stazione d’osservazione da Uppsala, il 23 agosto 1975. Similmente, un
continuo e drastico rialzo della temperatura fu osservato in occasione
di una fitta serie di sei esplosioni sperimentali avvenute tra il 18 ed
il 29 ottobre 1975″. E concludono: “La temperatura dell’atmosfera è
cambiata dai test nucleari, un cambiamento che neppure il sole potrebbe
produrre. Si può facilmente immaginare quali effetti abbia tutto ciò
sulle condizioni meteorologiche della terra”.
Ovviamente, il potere negò sempre che le esplosioni atmosferiche potessero avere simili conseguenze:
“Due scienziati dell’Ufficio Meteorologico di Washington hanno portato a termine una loro inchiesta sugli effetti delle esplosioni delle bombe A sull’evoluzione del tempo. Essi escludono che le particelle radioattive liberate dall’esplosione possano comportarsi, nella libera atmosfera, come nuclei di condensazione, e quindi non si può avere un aumento della piovosità. Essi non ammettono minimamente che i residui delle esplosioni proiettati nell’alta atmosfera possano portare ad una diminuzione d’intensità nella radiazione solare e tanto meno che gli scoppi possano influenzare dinamicamente l’oceano d’aria”.
“Due scienziati dell’Ufficio Meteorologico di Washington hanno portato a termine una loro inchiesta sugli effetti delle esplosioni delle bombe A sull’evoluzione del tempo. Essi escludono che le particelle radioattive liberate dall’esplosione possano comportarsi, nella libera atmosfera, come nuclei di condensazione, e quindi non si può avere un aumento della piovosità. Essi non ammettono minimamente che i residui delle esplosioni proiettati nell’alta atmosfera possano portare ad una diminuzione d’intensità nella radiazione solare e tanto meno che gli scoppi possano influenzare dinamicamente l’oceano d’aria”.
È
fin troppo facile supporre che il potere negherebbe ogni credibilità ad
altre gravissime conclusioni cui giunge lo studio di Matsumae e Kato.
Tipo: “Le esplosioni nucleari spostano l’asse di rotazione terrestre”. I
due ricercatori nipponici notano infatti che test nucleari di almeno
150 chilotoni fanno slittare sensibilmente la posizione dell’asse
polare. Questo spostamento provoca una variazione nella durata della
rotazione del nostro pianeta, che è nell’ordine del centesimo di
secondo, ma rivela come l’intervento umano possa interferire con realtà
vecchie di milioni di anni e di dimensione planetaria.
Le
osservazioni scientifiche di ricercatori indipendenti dimostrano
chiaramente che le esplosioni nucleari sperimentali hanno causato danni
rilevanti all’equilibrio della struttura stessa del nostro pianeta.
Diversi scienziati, tuttavia, lo escludono, soprattutto per il motivo
che le energie sviluppate dagli scoppi termonucleari sarebbero troppo
esigue e troppo brevi.
Eppure
i fatti sono ben evidenti. Come si può negare un legame causale quando,
anche all’analisi statistica, esso è più che verosimile? Come
interpretare questa miopia scientifica?…
L’ubriacatura atomica, lo stronzio 90 e la biotecnologia
Foto:Osservatori della NATO guardano funzionamento della detonazione di Plumbbob Boltzmann il 28 maggio 1957.
Solo
oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, possiamo accedere ad una
quantità di documenti prima top-secret che mostravano tutta la
allucinante pericolosità dei cosiddetti esperimenti. Ma come spiegare le
teorie rassicuranti di scienziati non governativi? Credo che in questi
casi si debba tener presente la formazione accademica di questi
studiosi. La loro cultura è sempre stata tecnocratica. Essi sono stati
educati nella fede ad alcuni assiomi tecnocratici: la scienza e la
tecnologia sono benefiche, la ricerca scientifica giustifica e deve
ammettere ogni esperimento, la santa causa del progresso assolve ogni
peccato e merita ogni sacrificio. Per questi “tecnocrati in buona fede”,
gli allarmi degli scienziati ambientalisti sono una snobistica forma di
oscurantismo, che esagera, demonizza, fraintende, enfatizza, sparge
sfiducia e discredito.
Gli
scienziati tecnocrati non hanno categorie mentali capaci di
considerare, ad esempio, la sottomissione alla grandezza del pianeta di
cui sono ospiti.
Per
costoro, le astrazioni teoriche del calcolo sono altrettanti
lasciapassare per le avventure più rischiose, per le decisioni più
arbitrarie: accadde cinquant’anni fa con l’ubriacatura atomica; sta
accadendo oggi con il nuovo gingillo tecnocratico, la biotecnologia.
Gli
scienziati di Los Alamos che giocavano con le bombe atomiche negli anni
Quaranta avevano ideato una simpatica espressione per definire il loro
lavoro: stuzzicare la coda del dragone. Essi erano consapevoli del
mostruoso potere distruttivo che manipolavano, eppure tutto questo non
li atterriva; anzi ci scherzavano sopra, sicuri che la loro scienza
avrebbe tenuto a bada ogni dragone. I risultati di questa superbia
idiota sono gli orrori nucleari con cui tutti devono convivere da
decenni e per chissà quanto tempo ancora…..
L’ESCALATION
di Rosalie Bertell
Fra
l’Agosto e il Settembre 1958, nel Progetto Argus, la Marina Militare
statunitense fece esplodere tre bombe nucleari a fissione a 480 km di
altezza sull’Atlantico del Sud, nella fascia più bassa delle cinture di
Van Allen.(*) L’agenzia USA per l’energia atomica lo definì “il più
grande esperimento scientifico mai intrapreso dall’uomo” (Rif.2). Tale
“esperimento” causò conseguenze in tutto il mondo fra cui diverse aurore
boreali. Gli effetti a lungo termine di tali incredibili distruzioni,
avvenute prima che si capisse profondamente il valore e il significato
delle fasce di Van Allen, non sono mai stati resi pubblici.
Il
‘grande’ esperimento fu ripetuto una seconda volta sull’Oceano Pacifico
il 9 Luglio 1962 col progetto Starfish. Tre apparati nucleari, da 1
kilotone, un megatone, e uno da molti megatoni, furono fatti esplodere,
danneggiando seriamente la parte bassa delle fasce di Van Allen e
variandone la forma e l’intensità. Gli scienziati fecero una previsione
che le fasce non sarebbero tornate alla loro forma originaria prima di
un centinaio d’anni (nella migliore delle ipotesi!) (Rif.3, 4). Questo
preoccupò così tanto l’astronomo della Regina d’Inghilterra che da
allora divenne un convinto anti-nuclearista.
Nel
1962 la Marina Militare USA usava raggi di elettroni per ionizzare e
de-ionizzare aree dell’atmosfera simulando lampi. Nello stesso anno il
Canada iniziò a lanciare satelliti nella ionosfera terrestre e a
simulare chimicamente il plasma (*).
Più
avanti nel 1962 l’URSS intraprese simili esperimenti planetari creando
tre nuove fasce di radiazione fra i 7.000 e i 13.000 km sopra la Terra. I
flussi di elettroni nelle fasce di Van Allen da allora non sono più
tornati nel loro stato precedente (Rif.5, 6).
Zbigniew
Brzezinski, consigliere degli affari esteri dei presidenti J.F. Kennedy
e Johnson durante la guerra del Vietnam propose di usare lampi
artificiali come armi d’offesa nel progetto Skyfire e uragani nel
progetto Stormfury (Rif.7). Secondo Lowell Ponte, autore del libro The
Cooling, i militari esplorarono anche la possibilità di distruggere lo
strato di ozono sopra il Nord Vietnam con laser o elementi chimici, per
causare danni ai raccolti e alle popolazioni.
Gli effetti
L’assemblea
generale delle Nazioni Unite fu così allarmata da queste attività che
il 10 dicembre 1976 approvò una Convenzione sulla proibizione dell’uso a
fini militari e comunque ostile a qualunque tipo di modificazione del
clima. Tuttavia, non inclusero i progetti “pacifici”, come neanche la
“pura ricerca”, progetti per l’energia solare o progetti di sviluppo
industriale. Nessun cenno al consenso informato della popolazione. I
governi semplicemente cambiarono la loro posizione nelle pubbliche
relazioni. Ad esempio, gli USA cominciarono le ricerche sul clima
finalizzate ad aumentare la produzione di cibo nelle pianure
nord-americane. Analogamente la Russia, con ricerche per aumentare la
produzione di cibo.
Per
oltre 50 anni gli esperimenti sulle modificazioni atmosferiche sono
stati fatti o tramite l’aggiunta di reagenti chimici che causano
reazioni che possono essere o non essere viste dalla Terra, come le
aurore boreali (Rif.9), o campi d’onda che usano il calore o forze
elettromagnetiche (Rif.10), o anche esplosioni nucleari nell’atmosfera.
Quest’ultime interrompono o alterano il normale moto ondoso delle
atmosfere più alte, spesso inducendo modificazioni climatiche nella
troposfera.
Gli
elementi chimici rilasciati nell’atmosfera comprendono bario clorato,
bario nitrato, bario perclorato e bario perossido. Sono tutti
infiammabili e distruttivi dello strato di ozono. Solo nel 1980, circa
2000 kg di elementi chimici furono rilasciati nell’atmosfera di cui 1000
kg di bario e 100 kg di litio. Il litio è un elemento chimico tossico
altamente reagente facilmente ionizzabile dal sole. Questo aumenta la
densità della ionosfera inferiore e crea radicali liberi in grado di
causare ulteriori modificazioni chimiche (Rif. 11). Sebbene questi
esperimenti facciano chiaramente parte dell’ambizione militare di
controllare il clima come arma, non si ha traccia di rapporti pubblici
sulle conseguenze sul clima. Viene invece data la colpa dello
svuotamento dell’ozono ai deodoranti per il corpo, all’acqua di colonia,
agli spruzzatori e distributori di farmaceutici!
In
realtà, divenne evidente sin dagli inizi degli anni ‘70 che i 300
Megaton di test di bombe nucleari nell’atmosfera operati dagli USA, URSS
e da UK fra il 1945 e il 1963 aveva svuotato lo strato di ozono del 4% e
danneggiato seriamente embrioni umani, feti, bambini, adulti e l’intero
ambiente vitale (Rif.12).
Anche
gli aerei militari supersonici e i razzi danneggiano lo strato di ozono
e causano cambiamenti atmosferici. Questo fu reso pubblico nei
notiziari serali degli anni ‘70, e probabilmente ebbe l’effetto di
influenzare le decisioni delle compagnie commerciali che rifiutarono i
voli supersonici, con l’eccezione del Concorde. Tuttavia, il pubblico
presto diresse altrove la propria attenzione e si dimenticò il problema
dei voli supersonici e dei test nucleari quando fu posta l’attenzione
sui frigoriferi come causa del buco dell’ozono che danneggiava la salute
umana e i raccolti in diverse parti del mondo, specialmente nella punta
estrema del Sud America. L’uso civile del CFC fu messo all’indice ma
non era quello il vero problema.
Nel
1974, le ricerche USA sul riscaldamento della parte più bassa della
ionosfera, cominciate alla Pensilvania University, si spostarono in
Colorado, Plattsville, Arecibo, Puerto Rice e Armidale, New South Wales,
Australia. Questo indusse il Senato USA ad introdurre una legislazione
per portare tutta la sperimentazione militare sulle modificazioni
climatiche sotto il controllo di una commissione civile di supervisione.
Sfortunatamente, questa legge non passò al Congresso.
(*)
1958 furono scoperte le fasce di Van Allen, cinture magnetiche della
terra a protezione del potere distruttivo delle particelle cariche dei
venti solari.
DATI E FONTI
APPROFONDIMENTI:
L’artista giapponese Isao Hashimoto ha creato una mappa in time-lapse
delle 2.053 esplosioni nucleari che hanno avuto luogo tra il 1945 e il
1998. Il video inizia con il test del Progetto Manhattan “Trinità”
vicino a Los Alamos e si conclude con i test nucleari del Pakistan nel
maggio del 1998 . La mappa tralascia due presunti test nucleari della
Corea del Nord avvenuti nello scorso decennio (la legittimità di
entrambi non è chiara al 100%).
Per ogni ordigno nucleare esploso ogni nazione
ottiene un blip e un puntino lampeggiante sulla mappa. Il conteggio è
tenuto sulla barra superiore e quella inferiore dello schermo.
Hashimoto, che ha iniziato il progetto nel 2003, dice che ha creato il
progetto con l’obiettivo di mostrare “la paura e la follia delle armi
nucleari.” Il conteggio che inizia lentamente , diventa incalzante dal
1962 in poi per finire con un aumento travolgente.
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