« Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità »

GUSTAVO ADOLFO ROL



giovedì 6 agosto 2015

DELIRIO ATOMICO


Foto: 1953 Manichini in un salotto di una tipica famiglia americana in attesa di un test-esplosione atomico (1)

Fonte: nogeoingegneria.com

2055: QUESTO E’ IL NUMERO DI  ESPLOSIONI NUCLEARI INFLITTI AL PIANETA

‘Little Boy’ e ‘Fat Man’, si chiamavano così le due bombe che 70 anni fa, il 6 e il 9 agosto 1945, distrussero Hiroshima e Nagasaki. Una bomba era all’uranio 235, l’altra al plutonio 239. Le forze armate americane decisero di ‘testare’ due armi diverse inaugurando  con una ferocia inaudita l’era atomicaL’immagine del fungo atomico entrò nell’immaginario collettivo come simbolo di una minaccia terribile, ma senza nessuna consapevolezza di ciò che è avvenuto da quel momento in poi: sono stati compiuti oltre 2000 ‘test’ nucleari: nell’aria, nell’acqua e nel suolo. 

La geoingegneria in grande stile ha avuto il suo inizio. Quali sono state 
 le conseguenze? 

“Alla fine degli anni Quaranta, quando il mondo apprese che l’Unione sovietica, con largo anticipo sui tempi previsti, aveva sperimentato con successo la prima bomba atomica, negli Stati Uniti d’America un fisico nucleare, ironicamente di origini russe, Gregory Breit, si sedette a un tavolo e cominciò a fare dei calcoli. A Los Alamos, dove erano nate le bombe che avevano distrutto Hiroshima e Nagaski, si progettava a ritmo serrato la nuova super-arma che avrebbe riconsegnato agli USA la supremazia nucleare: la bomba H, o bomba all’idrogeno, enormemente più potente della “normale” bomba atomica. Alcuni fisici erano però spaventati: e se la bomba H, si chiedevano, esplodendo avesse incendiato l’atmosfera? Cosa sarebbe successo?  Così, al professore Breit fu assegnato il terribile compito di calcolare se l’esplosione di una bomba H potesse distruggere il mondo.” FONTE 

La risposta fu negativa e permise agli scienziati atomici di procedere. …
Di Paolo Cortesi

 

Il delirio tecnocratico nucleare negli anni Cinquanta e Sessanta

La storia dell’umanità ha conosciuto ombre e orrori agghiaccianti, ma la storia dei test nucleari non ha neppure la cupa grandezza di un titanismo diabolico, ma piuttosto è una lunga parentesi di imbecillità generale, di cretineria feroce, qualcosa di paragonabile alla crudeltà laboriosa di un pazzo assassino.
Gli scienziati giocavano alle divinità, si sentivano onnipotenti e fremevano d’orgoglio contemplando le colossali bolle di fuoco nei cui vortici, a dieci milioni di gradi, si plasmava la materia come nel caos primigenio. A spese dell’intero genere umano, su cui piovevano tonnellate di scorie radioattive, i tecnocrati potevano far scoppiare a dozzine le loro bombe, disponendo di finanziamenti statali enormi. Alla fine del 1955, gli USA investivano 12.000 milioni di dollari nell’industria atomica, che impegnava 130.000 tecnici ed aveva 10 stabilimenti per la produzione di uranio arricchito13. Per tentare di dare una parvenza di umanità a questo abisso di follia, fu diffusa e imposta tramite una propaganda martellante la vergognosa menzogna dell’atomo di pace. Si diceva che l’energia nucleare sarebbe stato un potentissimo alleato dell’uomo, uno strumento benefico di straordinaria efficacia per domare la natura e migliorare la vita. L’uso militare – si diceva – era solo un aspetto dolorosamente necessario, tragicamente inevitabile (ma perché?) di quella che era “una meravigliosa risorsa costituente patrimonio comune dell’umanità”; “una vera e propria rivoluzione scientifica e industriale, non meno profonda di quella che si determinò nell’Ottocento, forse capace di liberare l’uomo dal bisogno”. “Oltre che per la produzione di forza motrice in quantità sufficiente per tutte le esigenze e ad un costo irrisorio, l’utilizzazione dell’energia atomica si dimostra ancora più promettente per fugare lo spettro della fame”.

Ciascuna delle affermazione precedenti racchiuse tra virgolette è falsa. E nessuna delle previsioni citate si è avverata. Questa visione pacifica, persino idilliaca, dell’energia atomica è irreale, lo è sempre stata e gli addetti ai lavori lo hanno sempre saputo, anche se il solo supporto era un’eresia, l’affronto al dogma della bontà sublime della scienza tecnocratica. Troppi interessi legavano fin dagli inizi delle ricerche atomiche gli scienziati al potere, ed il potere, nella storia della tecnologia nucleare, si è sempre espresso militarmente. Di solito, la costruzione della prima bomba atomica è presentata come la conseguenza di un uso perverso della scienza. È ormai popolare la leggenda di una amara rassegnazione degli scienziati del Progetto Manhattan alle tragiche ragioni belliche: per mettere fine alla guerra, fu inevitabile usare la bomba A. Un necessario fine giustificò un terribile mezzo. Tutto ciò è falso: la bomba atomica fu entusiasticamente, caparbiamente voluta dai fisici atomici. Nel bei mezzo della discussione se impiegare o no un ordigno che, in un attimo, avrebbe spazzato via migliaia di persone, quel brav’uomo mite e sorridente di Enrico Fermi sbottò infastidito: “Lasciatemi in pace coi vostri rimorsi di coscienza! È una fisica così bella!”. Questo è il livello di sensibilità morale dello scienziato tecnocrate: non dimenticatelo mai.

(A proposito del delirio dei tecnocrati si consulti la scheda sulla nocività dello stronzio-90 vista dalla Società Chimica Americana e da un tecnocrate)

 Test atomici e terremoti

II 23 settembre 1969, la Cina fece esplodere una bomba termonucleare sotterranea in un poligono nella parte occidentale del paese. Il 28 settembre, un terremoto colpì lo stato di Vittoria, nell’Australia sud-orientale. Le scosse furono accompagnate da una serie di boati e da apparizioni di luci verdi nel cielo. Il 28 e 30 maggio 1970 vi furono test nucleari, ed il 31 maggio la città di Chimbote, in Per`, fu devastata da un terremoto che uccise 60.000 persone. Il 27 luglio 1976, gli USA fecero esplodere una carica da 20-150 chilotoni nel sottosuolo del Nevada. Il giorno seguente, la città di Tang-shan (Cina) e 800.000 persone furono distrutte da un sisma che fu valutato di magnitudine 8,2 nella scala Richter.

Il 13 e 15 settembre avvennero test nucleari sotterranei, il 16 settembre un terremoto (7,7 Richter) rase al suolo la città iraniana di Tabas, con 25.000 morti. Il 5 novembre 1988 la Francia realizzò nelle acque dell’atollo di Mururoa un’esplosione nucleare di 50 chilotoni. Il giorno successivo, un violento terremoto (7,6 Richter) sconvolse la provincia cinese dello Yunnan, facendo circa 600 vittime. Il 24 novembre dello stesso anno, la Francia eseguì un’identica esplosione. Un terremoto (6 Richter) colpì il Canada e gli Stati Uniti del Nord-Est il giorno seguente; mentre il 26 novembre ancora una volta una provincia cinese, Qin-ghai, fu scossa da un sisma. E ancora: il 4 dicembre 1988, l’URSS fece detonare una bomba nucleare di potenza stimata fra i 20 ed i 150 chilotoni in una base del circolo polare artico. Il 7 dicembre, l’Armenia fu squassata da un terremoto (6,9 Richter) che uccise 60.000 persone e lasciò mezzo milione di senzatetto. Il 22 gennaio 1989, una esplosione sperimentale (20-150 chilotoni) fu effettuata nel Kazakistan nordorientale; il giorno successivo il terremoto nel Tajikistan sovietico fece più di 200 morti. Il 23 giugno 1992, gli americani fecero scoppiare l’ennesima bomba nucleare sotterranea; il 28 giugno, due terremoti di insolita violenza (7,4 e 6,5 Richter) colpirono il sud della California.

Curiose coincidenze? Per molti sismologi la risposta è sicuramente sì. Riley Geary, del Caltech, dichiara che i dati non rivelano un legame tra esplosioni e sismi17, e per Robert-Carmichael, geologo della lowa University, l’ipotesi di un nesso causale tra bombe sotterranee e terremoti, è “una frode scientifica, paragonabile alla magia o all’ astrologia”.

Eppure altri dati, del tutto scientifici, indicano che questo legame è molto più che una fantasia o una superstizione. Il professor Gary T. Whiteford, docente di geografia all’Università di Brunswick in Canada, ha scoperto che i terremoti con magnitudine da 6 a 6,5 Richter sono più che raddoppiati da quando hanno avuto inizio i test nucleari sotterranei. Infatti, tali sismi furono 1.164 fra il 1900 ed il 1949; sono saliti a 2.844 tra il 1950 ed il 1988. Un significativo aumento è registrato anche per i sommovimenti tellurici di magnitudine compresa tra 6,5 e 7 Richter: furono 1.110 nel periodo 1900-1949; se ne contarono 1.465 tra il 1950 ed il 1988. Tali incrementi si sono verificati in tutte le zone particolarmente sismiche del globo. Ad esempio: la percentuale di tutti i terremoti (superiori o pari a 5,8 Richter) nelle Isole Aleutine era di 3,31 nel tempo precedente gli esperimenti nucleari americani nel Nevada. Tale percentuale salì fino al valore di 12,57 nel periodo dei test. Le isole Salomone e Nuova Bretagna (Oceano Pacifico) erano sismicamente tranquille nella prima metà del nostro secolo: la percentuale dei terremoti era di 2,98. Nell’epoca delle bombe nucleari francesi a Mururoa questo valore è quasi quintuplicato: 10,08. 

Anche l’isola di Vanuatu ha pagato un pesante tributo alla grandeur nucleare francese. La sua percentuale di terremoti era di 3,36 nell’arco di tempo 1900-1949; nel periodo seguente contrassegnato dai test, tale cifra è balzata a 9,30. Nell’isola Novaya Zemlya non avvennero mai violenti terremoti nel primo cinquantennio del secolo; da quando vi fu costruita una base per esperimenti nucleari sovietici, si sono avute sei scosse telluriche di grandezza pari o superiore a 5,8 Richter.

In una visione globale si può rilevare che, nei primi cinquanta anni di questo secolo, sono stati registrati 3,419 terremoti di magnitudine uguale o superiore a 6 Richter, con una media di 68 all’anno. Dal 1950 al 1989, i terremoti in questione sono stati 4.963, con una media di 127 all’anno: il valore è quasi raddoppiato.

Il professor Whiteford ha compiuto inquietanti scoperte a proposito dei cosiddetti “terremoti assassini” (killer quakes), cioè sismi che provocano almeno 1.000 vittime. “Nel corso di 37 anni di sperimentazione nucleare, venti dei trentadue terremoti assassini, ovvero il 62,5%, avvennero lo stesso giorno o entro quattro giorni dal test”. Dati allarmanti provengono anche da uno studio di due scienziati giapponesi, Shigeyoshi Matsumae e Yoshio Kato, della Tokai University di Tokio: “Fenomeni anomali meteorologici, terremoti e la variazione dell’asse terrestre sono notevolmente correlati ai test atmosferici e sotterranei. 

Essi hanno causato un aumento della temperatura dell’esosfera terrestre da 100 a 150 gradi, che cresce in modo abnorme immediatamente dopo un test nucleare. Ad esempio, è stato scoperto che la temperatura assoluta salì da 70 ad 80 gradi dopo un test sovietico che fu rilevato dalla stazione d’osservazione da Uppsala, il 23 agosto 1975. Similmente, un continuo e drastico rialzo della temperatura fu osservato in occasione di una fitta serie di sei esplosioni sperimentali avvenute tra il 18 ed il 29 ottobre 1975″. E concludono: “La temperatura dell’atmosfera è cambiata dai test nucleari, un cambiamento che neppure il sole potrebbe produrre. Si può facilmente immaginare quali effetti abbia tutto ciò sulle condizioni meteorologiche della terra”.

Ovviamente, il potere negò sempre che le esplosioni atmosferiche potessero avere simili conseguenze:
“Due scienziati dell’Ufficio Meteorologico di Washington hanno portato a termine una loro inchiesta sugli effetti delle esplosioni delle bombe A sull’evoluzione del tempo. Essi escludono che le particelle radioattive liberate dall’esplosione possano comportarsi, nella libera atmosfera, come nuclei di condensazione, e quindi non si può avere un aumento della piovosità. Essi non ammettono minimamente che i residui delle esplosioni proiettati nell’alta atmosfera possano portare ad una diminuzione d’intensità nella radiazione solare e tanto meno che gli scoppi possano influenzare dinamicamente l’oceano d’aria”.

È fin troppo facile supporre che il potere negherebbe ogni credibilità ad altre gravissime conclusioni cui giunge lo studio di Matsumae e Kato. Tipo: “Le esplosioni nucleari spostano l’asse di rotazione terrestre”. I due ricercatori nipponici notano infatti che test nucleari di almeno 150 chilotoni fanno slittare sensibilmente la posizione dell’asse polare. Questo spostamento provoca una variazione nella durata della rotazione del nostro pianeta, che è nell’ordine del centesimo di secondo, ma rivela come l’intervento umano possa interferire con realtà vecchie di milioni di anni e di dimensione planetaria.

Le osservazioni scientifiche di ricercatori indipendenti dimostrano chiaramente che le esplosioni nucleari sperimentali hanno causato danni rilevanti all’equilibrio della struttura stessa del nostro pianeta. Diversi scienziati, tuttavia, lo escludono, soprattutto per il motivo che le energie sviluppate dagli scoppi termonucleari sarebbero troppo esigue e troppo brevi.
Eppure i fatti sono ben evidenti. Come si può negare un legame causale quando, anche all’analisi statistica, esso è più che verosimile? Come interpretare questa miopia scientifica?…

L’ubriacatura atomica, lo stronzio 90 e la biotecnologia
Foto:Osservatori della NATO guardano funzionamento della detonazione di Plumbbob Boltzmann il 28 maggio 1957.

Solo oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, possiamo accedere ad una quantità di documenti prima top-secret che mostravano tutta la allucinante pericolosità dei cosiddetti esperimenti. Ma come spiegare le teorie rassicuranti di scienziati non governativi? Credo che in questi casi si debba tener presente la formazione accademica di questi studiosi. La loro cultura è sempre stata tecnocratica. Essi sono stati educati nella fede ad alcuni assiomi tecnocratici: la scienza e la tecnologia sono benefiche, la ricerca scientifica giustifica e deve ammettere ogni esperimento, la santa causa del progresso assolve ogni peccato e merita ogni sacrificio. Per questi “tecnocrati in buona fede”, gli allarmi degli scienziati ambientalisti sono una snobistica forma di oscurantismo, che esagera, demonizza, fraintende, enfatizza, sparge sfiducia e discredito.

Gli scienziati tecnocrati non hanno categorie mentali capaci di considerare, ad esempio, la sottomissione alla grandezza del pianeta di cui sono ospiti.
Per costoro, le astrazioni teoriche del calcolo sono altrettanti lasciapassare per le avventure più rischiose, per le decisioni più arbitrarie: accadde cinquant’anni fa con l’ubriacatura atomica; sta accadendo oggi con il nuovo gingillo tecnocratico, la biotecnologia.

Gli scienziati di Los Alamos che giocavano con le bombe atomiche negli anni Quaranta avevano ideato una simpatica espressione per definire il loro lavoro: stuzzicare la coda del dragone. Essi erano consapevoli del mostruoso potere distruttivo che manipolavano, eppure tutto questo non li atterriva; anzi ci scherzavano sopra, sicuri che la loro scienza avrebbe tenuto a bada ogni dragone. I risultati di questa superbia idiota sono gli orrori nucleari con cui tutti devono convivere da decenni e per chissà quanto tempo ancora….. 

L’ESCALATION 
di Rosalie Bertell


Fra l’Agosto e il Settembre 1958, nel Progetto Argus, la Marina Militare statunitense fece esplodere tre bombe nucleari a fissione a 480 km di altezza sull’Atlantico del Sud, nella fascia più bassa delle cinture di Van Allen.(*) L’agenzia USA per l’energia atomica lo definì “il più grande esperimento scientifico mai intrapreso dall’uomo” (Rif.2). Tale “esperimento” causò conseguenze in tutto il mondo fra cui diverse aurore boreali. Gli effetti a lungo termine di tali incredibili distruzioni, avvenute prima che si capisse profondamente il valore e il significato delle fasce di Van Allen, non sono mai stati resi pubblici.
Il ‘grande’ esperimento fu ripetuto una seconda volta sull’Oceano Pacifico il 9 Luglio 1962 col progetto Starfish. Tre apparati nucleari, da 1 kilotone, un megatone, e uno da molti megatoni, furono fatti esplodere, danneggiando seriamente la parte bassa delle fasce di Van Allen e variandone la forma e l’intensità. Gli scienziati fecero una previsione che le fasce non sarebbero tornate alla loro forma originaria prima di un centinaio d’anni (nella migliore delle ipotesi!) (Rif.3, 4). Questo preoccupò così tanto l’astronomo della Regina d’Inghilterra che da allora divenne un convinto anti-nuclearista.
Nel 1962 la Marina Militare USA usava raggi di elettroni per ionizzare e de-ionizzare aree dell’atmosfera simulando lampi. Nello stesso anno il Canada iniziò a lanciare satelliti nella ionosfera terrestre e a simulare chimicamente il plasma (*).
Più avanti nel 1962 l’URSS intraprese simili esperimenti planetari creando tre nuove fasce di radiazione fra i 7.000 e i 13.000 km sopra la Terra. I flussi di elettroni nelle fasce di Van Allen da allora non sono più tornati nel loro stato precedente (Rif.5, 6).
Zbigniew Brzezinski, consigliere degli affari esteri dei presidenti J.F. Kennedy e Johnson durante la guerra del Vietnam propose di usare lampi artificiali come armi d’offesa nel progetto Skyfire e uragani nel progetto Stormfury (Rif.7). Secondo Lowell Ponte, autore del libro The Cooling, i militari esplorarono anche la possibilità di distruggere lo strato di ozono sopra il Nord Vietnam con laser o elementi chimici, per causare danni ai raccolti e alle popolazioni.

Gli effetti

L’assemblea generale delle Nazioni Unite fu così allarmata da queste attività che il 10 dicembre 1976 approvò una Convenzione sulla proibizione dell’uso a fini militari e comunque ostile a qualunque tipo di modificazione del clima. Tuttavia, non inclusero i progetti “pacifici”, come neanche la “pura ricerca”, progetti per l’energia solare o progetti di sviluppo industriale. Nessun cenno al consenso informato della popolazione. I governi semplicemente cambiarono la loro posizione nelle pubbliche relazioni. Ad esempio, gli USA cominciarono le ricerche sul clima finalizzate ad aumentare la produzione di cibo nelle pianure nord-americane. Analogamente la Russia, con ricerche per aumentare la produzione di cibo.

Per oltre 50 anni gli esperimenti sulle modificazioni atmosferiche sono stati fatti o tramite l’aggiunta di reagenti chimici che causano reazioni che possono essere o non essere viste dalla Terra, come le aurore boreali (Rif.9), o campi d’onda che usano il calore o forze elettromagnetiche (Rif.10), o anche esplosioni nucleari nell’atmosfera. Quest’ultime interrompono o alterano il normale moto ondoso delle atmosfere più alte, spesso inducendo modificazioni climatiche nella troposfera.

Gli elementi chimici rilasciati nell’atmosfera comprendono bario clorato, bario nitrato, bario perclorato e bario perossido. Sono tutti infiammabili e distruttivi dello strato di ozono. Solo nel 1980, circa 2000 kg di elementi chimici furono rilasciati nell’atmosfera di cui 1000 kg di bario e 100 kg di litio. Il litio è un elemento chimico tossico altamente reagente facilmente ionizzabile dal sole. Questo aumenta la densità della ionosfera inferiore e crea radicali liberi in grado di causare ulteriori modificazioni chimiche (Rif. 11). Sebbene questi esperimenti facciano chiaramente parte dell’ambizione militare di controllare il clima come arma, non si ha traccia di rapporti pubblici sulle conseguenze sul clima. Viene invece data la colpa dello svuotamento dell’ozono ai deodoranti per il corpo, all’acqua di colonia, agli spruzzatori e distributori di farmaceutici!

In realtà, divenne evidente sin dagli inizi degli anni ‘70 che i 300 Megaton di test di bombe nucleari nell’atmosfera operati dagli USA, URSS e da UK fra il 1945 e il 1963 aveva svuotato lo strato di ozono del 4% e danneggiato seriamente embrioni umani, feti, bambini, adulti e l’intero ambiente vitale (Rif.12).
Anche gli aerei militari supersonici e i razzi danneggiano lo strato di ozono e causano cambiamenti atmosferici. Questo fu reso pubblico nei notiziari serali degli anni ‘70, e probabilmente ebbe l’effetto di influenzare le decisioni delle compagnie commerciali che rifiutarono i voli supersonici, con l’eccezione del Concorde. Tuttavia, il pubblico presto diresse altrove la propria attenzione e si dimenticò il problema dei voli supersonici e dei test nucleari quando fu posta l’attenzione sui frigoriferi come causa del buco dell’ozono che danneggiava la salute umana e i raccolti in diverse parti del mondo, specialmente nella punta estrema del Sud America. L’uso civile del CFC fu messo all’indice ma non era quello il vero problema.

Nel 1974, le ricerche USA sul riscaldamento della parte più bassa della ionosfera, cominciate alla Pensilvania University, si spostarono in Colorado, Plattsville, Arecibo, Puerto Rice e Armidale, New South Wales, Australia. Questo indusse il Senato USA ad introdurre una legislazione per portare tutta la sperimentazione militare sulle modificazioni climatiche sotto il controllo di una commissione civile di supervisione. Sfortunatamente, questa legge non passò al Congresso.
(*) 1958 furono scoperte le fasce di Van Allen, cinture magnetiche della terra a protezione del potere distruttivo delle particelle cariche dei venti solari. 

DATI E FONTI

APPROFONDIMENTI:
L’artista giapponese Isao Hashimoto ha creato una mappa in time-lapse delle 2.053 esplosioni nucleari che hanno avuto luogo tra il 1945 e il 1998. Il video inizia con il test del Progetto Manhattan “Trinità” vicino a Los Alamos e si conclude con i test nucleari del Pakistan nel maggio del 1998 . La mappa tralascia due presunti test nucleari della Corea del Nord avvenuti nello scorso decennio (la legittimità di entrambi non è chiara al 100%).
Per ogni ordigno nucleare esploso ogni nazione ottiene un blip e un puntino lampeggiante sulla mappa. Il conteggio è tenuto sulla barra superiore e quella inferiore dello schermo. Hashimoto, che ha iniziato il progetto nel 2003, dice che ha creato il progetto con l’obiettivo di mostrare “la paura e la follia delle armi nucleari.” Il conteggio che inizia lentamente , diventa incalzante dal 1962 in poi per finire con un aumento travolgente.


 
Fonte video

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