« Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità »

GUSTAVO ADOLFO ROL



domenica 5 gennaio 2014

L’affascinante teoria degli “zeroid”

E se gli UFO fossero entità biologiche capaci di vivere nello spazio interstellare? L’affascinante teoria degli “zeroid”

E se invece di navi spaziali aliene, alcuni UFO fossero esseri viventi che normalmente popolano il vuoto cosmico? "Zeroid" è il termine generico utilizzato per queste ipotetiche creature che potrebbero abitare i remoti recessi dello spazio interstellare.L'habitat di queste creature sarebbe caratterizzato da temperatura e pressione atmosferica pari a zero. Tutti i dettagli di un'affascinante teoria.
zeroid

 I biologi sono convinti che lo spazio cosmico, a causa dell’assenza di pressione e della temperatura prossima allo zero assoluto, non sia adatto alla nascita e allo sviluppo della vita.Ma Vitalii Iosifovich Goldanskii, professore presso l’istituto di chimica fisica Nikolai Nikolaevich Semenov, e membro dell’Accademia delle Scienza della Russia, in un articolo pubblicato nel 1997 su Pure and Applied Chemistry, sosteneva la possibilità che apprezzabili quantità di materiale prebiotico potrebbero accumularsi nelle regioni circostanti le nebulose o le gigantesche nubi di gas che stazionano nell’universo.


Con il passare del tempo, tale materiale, per le stesse leggi che hanno consentito la nascita della vita sul nostro pianeta, potrebbe essersi evoluto in qualche forma di vita, adattandosi a condizioni di vita estreme come quelle dell’universo.

Non deve stupire che la vita possa svilupparsi in condizioni ambientali così avverse. Anche sul pianeta Terra si conoscono forme di vita capaci di vivere in habitat naturali fino a poco tempo fa considerati ostili alla vita.
Basti pensare ai batteri estremofili, organismi capaci di sopravvivere a temperature e pressioni inimmaginabili. L’ultima scoperta in questa direzione è quella fatta da Hans Roy, dell’università danese di Aarhus.
Il ricercatore ha portato alla luce alcuni batteri che sono rimasti sepolti “vivi” per 86 milioni di anni nelle profondità dell’oceano.
A sostegno della teoria dell’astrofisico russo, va detto che già decine di composti organici sono stati identificati nello spazio, quali alcune formaldeidi, l’acido cianidrico e addirittura la cellulosa.
Per farla breve, là fuori ci sarebbe un’abbondanza di elementi organici tali da consentire l’evoluzione della vita anche nella forma di “zeroids“.
Considerando che il nostro universo ha un’età di quasi 14 miliardi di anni (miliardo più, miliardo meno), è addirittura ragionevole pensare che gli zeroids potrebbero essere state le prime forme di vita apparse nel cosmo.



Con un arco di tempo così ampio a loro disposizione, gli zeroids potrebbero aver attraversato diversi stadi evolutivi, sviluppandosi in unità biologiche microscopiche, oppure avere dimensioni gigantesche.
Anche la loro morfologia potrebbe variare da forme molto semplici ad altre estremamente complesse. Secondo l’astrofisico russo, tali organismi avrebbero la capacità sia di vivere singolarmente che in vaste colonie.

Sebbene sia da escludere lo sviluppo di una morfologia umanoide,  altrettanto non si può escludere che possano aver sviluppato un’intelligenza simile alla nostra, se non addirittura superiore.
Il sostentamento di alcuni zeroids potrebbe essere garantito dalla presenza di nubi i polvere e gas interstellare. Per altri, invece, potrebbe valere la legge classica della preda e del predatore. Teoricamente, potrebbero vivere in qualunque punto dello spazio, sia all’interno che all’esterno delle galassie.
Dotati di mobilità e intelligenza, questi mastodontici esseri vagherebbero nello spazio alla ricerca di cibo,  brucando l’atmosfera dei pianeti, compresa la nostra, in cerca di nutrienti ed essere scambiati per navi spaziali aliene dalla popolazione e dagli strumenti.

Alcuni zeroids potrebbero rimanere uccisi dall’attrito con l’atmosfera terrestre, riducendo il corpo delle povere creature in sfere di fuoco prima, e in cenere e gas poi.
Altri, invece, potrebbero aver sviluppato una sorta di scudo protettivo naturale – solido o elettromagnetico – che permette loro di attraversare tranquillamente la nostra atmosfera in cerca di cibo. E questi sarebbero alcuni di quelli che noi chiamiamo UFO!

In realtà ci sarebbero esistono diverse immagini che potrebbero dare qualche indizio a sostegno dell’affascinante teoria. Nel 1976, nella regione di Cluj-Napoca, Romania, si materializzò quello che sembrava essere una “sfera di luce vivente” che mostrava un comportamento decisamente animale! Le fotografie scattare all’entità hanno superato tutti i test di autenticità.



Un altro caso, invece, risale al 1978, nella British Columbia. La ricercatrice Dorothy Wilkinson scattò la prima di una lunga serie di immagini che mostrano delle bizzarre stringhe simili a forme di luce e che somigliano ad una sorta di “vermi spaziali”!


Una strana foto è conservata nell’archivio fotografico della NASA. A riprendere l’immagine è stato l’equipaggio della missione Shuttle STS-105, lanciata in orbita il 10 agosto 2001 dal Kennedy Space Center.


La fotografia sembra mostrare la sagoma di quello che ha tutta l’area di essere un serpente che “nuota” sul bordo dell’atmosfera terrestre. Cosa potrebbe essere? E’ difficile stabilire le dimensioni dell’oggetto dato che non si conosce a quale distanza sia stata scattata la foto. [Vedi immagine originale Nasa].
Un altra immagine intrigante è stata scattata nel 2003 dagli astronauti in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale, nella quale si intravede una strana forma gigante sullo sfondo che ha tutta l’area di essere un UFO, cioè un oggetto volante (in questo caso, orbitante) non identificabile.

L’impressione che si ha nell’osservare l’oggetto è quella di trovarsi di fronte ad una sorta di veicolo biomeccanico. [Vedi immagini originali NASA].


Il tema non è sfuggito alla fantascienza. In almeno due serie tv si parla di “zeroids”. La prima è la serie Farscape, nella quale l’astronave utilizzata dai protagonisti è Moja, un essere vivente dello spazio utilizzato come mezzo di trasporto (tipo cavalli spaziali).
La seconda è la più blasonata Star Trek – The Next Generation. Proprio nel pilot della serie (Incontro a Farpoint), l’equipaggio dell’Enterprise aiuta uno zeroid a ritrovare la libertà dopo essere stata sfruttata come “base spaziale”. Per dirla con Spock… affascinante!

Fonte:  ilnavigatorecurioso.it

http://www.ilnavigatorecurioso.it/2013/09/29/e-se-gli-ufo-fossero-entita-biologiche-capaci-di-vivere-nello-spazio-interstellare-laffascinante-teoria-degli-zeroid/

 


 

2 commenti:

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