1a parte dell'iniziazione al Terzo Grado (Maestro)
2a parte dell'iniziazione al Terzo Grado
La storia occulta della massoneria
Per
la maggioranza degli storici la frammassoneria risale al XVIII sec.,
quando venne resa pubblica. Ma esistono prove che questa società segreta
andò materializzandosi lentamente molto prima della costituzione della
Gran Loggia d’Inghilterra nel 1717. Le sue origini perdute potrebbero
risalire ai misteri egizi, alla sapienza sufi, all’occultismo ebraico e
ai templari. Che fondamento ha questa ipotesi? Esiste una storia perduta
della massoneria?
di Josep Guijarro
Per
gli storiografi la massoneria nacque nel 1717 grazie ai pastori
protestanti inglesi James Anderson e J.T. Desaguliers, ma è ovvio che i
loro riti e credenze erano ispirate a leggende molto più antiche, le cui
origini continuano a essere oggetto di discussione. Discendono per caso
dagli Antichi Misteri Pagani, dal Tempio di Re Salomone, dai Templari o
dai Massoni Operativi del Medioevo? Al British Museum sono conservati
due dei documenti massonici più antichi che si conoscano. Sembra che
risalgano rispettivamente al 1390 e al 1450. Il primo ha il nome di Manoscritto Regius, mentre il secondo è il Manoscritto Matthew Cooke.
Questo è costituito da due parti, conosciute come “La Storia” e “Gli
Incarichi Antichi”, che facevano parte delle Regole generali massoniche
compilate nel 1720, e che anche James Anderson utilizzò come materiale
di riferimento per la sua Costituzione di tre anni prima. Nel
migliore dei casi, quindi, le prime menzioni alla massoneria risalgono
al XIV sec. E’ questa l’età della potente società o esiste un’origine
anteriore, mitica e misteriosa?
Estetica salomonica
Il
pioniere degli occultisti Eliphas Levi ci ricorda una leggenda
massonica che rapporta le origini di questa istituzione con un
manoscritto dell’VIII sec. riguardante la costruzione del Tempio di
Salomone e il suo architetto Hiram Abiff. Il mitico tempio era un
autentico trattato di geometria che riproduceva nelle sue strutture
simboliche i differenti piani e livelli del cosmo. La vera importanza di
questa storia però è da ricercare nel punto di vista allegorico.
Quindi, questa costruzione non sarebbe altro che una riproduzione della
volta celeste dove il Sole è il re e l’altare punterebbe verso la
costellazione dell’ariete. Cosa che risulta evidente nel testo biblico
della Lettera agli Ebrei (9:24), quando si dice che «Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso…».
Ancora oggi, la decorazione delle logge massoniche prevede sul soffitto
una decorazione che rappresenta la volta celeste con tutt’intorno i
segni dello zodiaco. La Bibbia dice che per la costruzione del Tempio di
Gerusalemme furono necessari 153.300 operai, divisi gerarchicamente in
tre gradi: 70.000 apprendisti, 80.000 funzionari o compagni e 3.300
maestri. La leggenda sostiene che comunicavano tra di loro con parole
segrete, segni e rintocchi diversi per ogni categoria. Secondo la
tradizione massonica, Hiram completò la costruzione del Tempio in 7 anni
e poi venne assassinato a martellate. «Quando la costruzione del Tempio di Salomone stava per finire – spiega l’erudito di massoneria Mario Pérez Ruiz – tre
compagni volevano conoscere i segreti dei maestri e in tal modo
sfruttare il grado superiore. Ma, non conoscendo la parola segreta,
assassinarono a martellate Hiram Abiff». Gli assassini seppellirono
il cadavere lontano da Gerusalemme e Salomone ordinò che venisse cercato
da 9 maestri… Che lo trovarono. Per riconoscere il luogo dove venne
sepolto vi piantarono un ramo di acacia. La storia della morte di Hiram
ha una relazione simbolica con quella di Osiride. L’architetto del
Tempio dei giudei è stato assassinato presso la porta occidentale, dove
tramonta il Sole. Nella mitologia egizia anche le Sale di Amenti,
governate dal dio della morte e della reincarnazione, si trovano a
Occidente. Osiride ritorna dal regno dei morti a Nord, che nella
mitologia egizia è associato alla costellazione del Leone. Hiram Abiff
torna dal regno dei morti tramite una stretta di mano massonica
denominata “la presa del leone”. Infine, sia nei misteri massonici che
in quelli egizi, il “dio” risorto viene sepolto in una collina segnalata
con un albero. L’entrata al Tempio di Salomone è fiancheggiata da due
colonne conosciute con il nome di Jachim e Boaz, allo stesso modo degli
obelischi utilizzati allo stesso scopo all’ingresso dei principali
templi egizi. Ad esempio, le iscrizioni sull’obelisco egizio che si
trova a Central Park, a New York, mostrerebbero simboli massonici dei
tempi di Tuthmosi III. Lawrence Gardner è convinto che Hiram Abiff
riprese il costume egizio di situare pilastri all’entrata dei templi
quando pose Jachim e Boaz nel Tempio di Salomone. Il loro interno era
cavo ed era stato pensato così per conservare gli archivi e i testi
delle norme dei costruttori. Per gli storiografi della massoneria non è
una coincidenza: «Tutta la Luce viene da Oriente; tutte le iniziazioni dall’Egitto»,
scrisse Cagliostro, fondatore del Rito della Massoneria Egizia. Oggi il
ricordo della luce d’Egitto continua ad affascinare molti massoni, che
non smettono di sognare lo splendore e la perfezione delle piramidi e
dei templi della civiltà dei faraoni.
I Tre Pilastri della Massoneria
Sufi, sabei e templari
Nonostante
tutto – ci ricorda Gérald Galtier – per la maggioranza dei frammassoni,
la Terra Santa è quella di Gerusalemme e ciò che andrebbe ricostruito è
il tempio di questa città. In effetti, Salomone custodirebbe la chiave
che permette di accedere ai segreti della frammassoneria. Già dal XVIII
sec. diversi autori suggeriscono che l’origine della massoneria andrebbe
cercata nei Templari. Secondo le teorie di questi studiosi, questa
confraternita di monaci-guerrieri fondata nel 1118 sarebbe rimasta
chiusa per 9 anni nel tempio dei giudei e dopo una rapida espansione in
tutta Europa sarebbero stati responsabili del finanziamento di gran
parte delle cattedrali gotiche. Per caso il movimento massonico prese le
mosse dai Templari? Il celebre scrittore Robert Graves ne deduce che la
massoneria fu introdotta in Europa, più precisamente in Scozia, sotto
le spoglie di una confraternita di artigiani grazie ai Templari. Questo
Ordine avrebbe recuperato in Terra Santa un’abbondante documentazione di
origine islamica ed ebraica, cosicché alcuni specialisti percepiscono
negli insegnamenti massonici una certa influenza sufi. Il traduttore
delle Mille e una notte, Sir Richard Burton, definì il sufismo
come il parente orientale della massoneria. Più in là si spinge Idris
Shah al concludere che “Boaz” e Salomone non fossero israeliti, ma
architetti sufi. Di fatto, Salomone viene venerato dall’Islam come un
profeta. Ma Jorge Blaschke e Santiago Río avvertono che i sufi non sono
la sua origine primigenia. Le radici dei suoi insegnamenti andrebbero
cercate nei sabei, una setta di artigiani e commercianti che
professavano una dottrina ellenistica attribuita a Hermes e che si
insediarono nell’Alta Mesopotamia e a Nordest di Aleppo tra il IX e l’XI
sec. Praticavano un comunismo iniziatico che propugnava un rituale di
cameratismo, un’intesa tra corpi dello stesso mestiere. Nella sua
opinione, la riforma della massoneria che venne effettuata a Londra
all’inizio del XVIII sec. commise un grave errore, in quanto confuse con
termini ebraici quelli saraceno, svilendo l’antica tradizione sufi.
Costruttori di cattedrali
Comunque,
la maggioranza degli storici concordano nel fatto che gli inizi della
massoneria sono radicati nelle corporazioni dei mestieri e costruttori
medievali. «Parliamo di Uomini che interpretavano in un senso molto
sottile questa pedagogia di massa che la Chiesa pone in atto in funzione
della pietra, quest’arte illustrativa che tentava di trasmettere al
popolo ciò che non poteva leggere perché non sapeva farlo – spiega Eduardo R. Calley – Quando
osserviamo un portico romanico siamo di fronte a un libro che tenta di
trasmettere delle cose. Nel corso della storia dell’Umanità, costruire
edifici ha sempre avuto una funzione sacra perché quello che si
costruiva erano i templi. Il resto non ci è rimasto. Ciò che è giunto
sino a noi sono le pietre delle ziggurat, delle piramidi, dei grandi
templi d’Oriente. Pertanto, c’è sempre stata una connotazione sacra nel
mestiere di costruire». Nella sua opinione, questa responsabilità
nel Medioevo ricadde sugli ordini monastici e, in particolare, su quello
benedettino. In effetti, sotto la direzione dei grandi abati,
apparivano le prime espressioni di un’architettura rinnovata che
mostrerà le proprie possibilità nell’arte romanica ed esploderà in tutta
la sua potenza con il gotico. Sotto la sua protezione troveremo anche
le prime prove di una massoneria primitiva, frutto del rinnovamento
della conoscenza e delle tecniche di costruzione. I benedettini prima e i
cistercensi più tardi dominarono l’edilizia medievale. Ogni convento
era una colonia dove, oltre a dedicarsi alla pratica della pietà, si
studiavano le lingue, la teologia e la filosofia, ci si occupava
attivamente di agricoltura e si insegnavano ed esercitavano tutti i
mestieri… Gli abati tracciano i progetti e dirigono le costruzioni,
stabilendo in questo modo una corrente di intelligenza tra i conventi.
Se Calley è nel giusto, la spiritualità occidentale ha le sue radici
nell’esoterismo giudaico-cristiano e il lavoro iniziatici di raffinare
la “pietra grezza” – simbolo centrale della dottrina massonica –
incontra un antecedente diretto nell’azione di “squadrare la pietra”
piantata dai grandi maestri benedettini come allegoria della costruzione
dell’ “Uomo spirituale”, adatto al compito di costruire sulla Terra il
riflesso della Città Sacra, la mitica Gerusalemme Celeste. Cosa che è di
una formidabile ironia alla luce dell’attitudine pugnace che la Chiesa
ha sempre dimostrato nei confronti della massoneria. Per dimostrare ciò
lo storico argentino si serve di fonti dell’epoca e di scritti storici,
come un manoscritto di Wilhelm de Hirsau, uno dei più grandi abati
costruttori dell’Ordine Benedettino nell’XI sec., in cui si fa
riferimento al grembiule di cuoio e al suo significato profondo. Xavier
Casinos assicura che i massoni godevano, inoltre, di privilegi che non
avevano altri artigiani, come la libertà o franchigia di spostarsi da un
luogo a un altro per effettuare il proprio lavoro. Per questo li si
chiamava frammassoni (da francmasons = carpentieri liberi). Questa
mobilità, ad ogni modo, diede luogo ai segni segreti, che avevano
l’obiettivo di fare in modo che si riconoscessero tra di loro quando
iniziavano una nuova costruzione. Durante il XVII sec. ebbe luogo il
processo di transizione che portò le corporazioni di costruttori a
trasformarsi nella massoneria così come la conosciamo attualmente. Vale a
dire che abbandonò la propria operatività per trasformarsi in una
società filosofica che manteneva buona parte della simbologia medievale,
come il compasso, la squadra, il grembiule di cuoio e il filo a piombo.
Con la nascita di questa massoneria speculativa, i suoi membri non
dovevano più costruire una cattedrale, ma un’umanità migliore a partire
dal tempio interiore di ogni massone. Il cavalier Ramsay introdusse l’
“ipotesi templare”, più adeguata alla nobiltà del XVIII sec. rispetto al
carattere borghese delle corporazioni di mestieri, e diede origine al
sistema conosciuto oggi come Rito Scozzese Antico e Accettato. A partire
da allora, si introdusse un nuovo elemento di controversia tra chi
abbracciò l’origine templare dell’istituzione come fondamento storico
dell’Ordine e coloro che tentarono di sostenere l’origine nei
costruttori di cattedrali.
Rosslyn e il segreto dei massoni scozzesi
Questa
discussione, che va avanti da più di due secoli, è stata rinfocolata
negli ultimi anni dall’apparizione di numerosi libri, tanto di carattere
storico come dovuti ai difensori di questa origine templare della
massoneria. Molto credono di aver trovato nella Cappella di Rosslyn il
legame definitivo che unirebbe la fine dell’Ordine del Tempio e i
maestri scalpellini. Secondo gli scrittori britannici Christopher Knight
e Robert Lomas, il punto di partenza della frammassoneria va cercato
qui, perché i membri della famiglia Saint Clair di Rosslyn divennero i
Grandi Maestri ereditari delle Arti, dei Mestieri e degli Ordini di
Scozia e ostentarono l’incarico di Maestri dei massoni di Scozia sino
alla fine del XVIII sec. La cappella di Rosslyn si trova a 16 km da
Edimburgo. Venne eretta tra il 1440 e il 1490 da William Saint Clair e
le sue pareti e colonne sembrano nascondere un sapere ancestrale
trasmesso trasmesso attraverso le generazioni. La relazione tra i
Templari e Rosslyn risalirebbe ai tempi della prima crociata. Henry
Saint Clair vi partecipò insieme al fondatore del Tempio Hugues de
Payns, sposato a sua cugina Caterina. Al suo ritorno avrebbe ricevuto il
titolo di barone. Anche se il suo nome non compare tra i 9 fondatori
dell’Ordine del Tempio, è evidente che tra di loro mantenevano stretti
vincoli. L’ipotesi di Knight e Lomas è che William Saint Clair sapesse
che i manoscritti che sembrava fossero stati recuperati dai Templari nel
Tempio di Salomone fossero nascosti in Scozia. Costruì Rosslyn per
custodirli e fondare una Nuova Gerusalemme. Ciò naturalmente, presuppone
l’ammissione che i Templari non si recarono in Terrasanta per difendere
i pellegrini, ma con un proposito più esattamente archeologico che
filantropico. Per questa ragione, 9 uomini (come quelli che rinvennero
il corpo di Hiram) rimasero per 9 anni chiusi tra quelle mura. Molti
esperti hanno condotto ricerche sulla persistenza di questa chiave
numerica: il 9. Accade che la nona lettera dell’alfabeto ebraico è la
Taw (la Tau greca). Questa lettera, rappresentata dal nono sephiroth
cabalistico (Yesod o Fondazione) è legata al simbolismo del serpente
taumaturgo e al segreto della sua sapienza. Ma, inoltre, il marchio del
Tau era quello che i cainiti portavano sulla fronte quando Mosé li
incontrò. Nella Cappella di Rosslyn, curiosamente, i 14 pilastri sono
stati disposti in modo che gli 8 del lato Est formano la sagoma di un
triplo tau. Sospetto che Hugues de Payns e i suoi 8 fratelli fondatori
ignorassero i codici e il significato di ciò che trovarono nel Tempio e,
per questa ragione, dovettero ricorrere all’aiuto di cabalisti ebraici e
saggi islamici attraverso il loro protettore Bernardo da Chiaravalle,
il riformatore dei cistercensi. Due secoli dopo la simbologia era stata
svelata e messa in salvo nella Cappella di Rosslyn. Questo santuario
sarebbe, quindi, una replica del Tempio di Salomone, con torri e un
enorme tetto centrale di forma curva sostenuto da archi. Una
ricostruzione del Tempio adornata da simbolismo nazireo (gruppo mistico
giudaico facente parte dell’area essena, la cui etimologia viene da
“Custode” o “Conservatore”) e templare per dare rifugio al “segreto”.
Quando le logge scozzesi decisero di eleggere una Gran Loggia per la
loro amministrazione, ne convennero che William Sinclair (discendente
diretto per linea paterna del costruttore della cappella) doveva
occupare l’incarico vitalizio di Gran Maestro.
Il ritorno dell’Antica Alleanza
Ben
presto sorsero dei disaccordi in seno alla massoneria inglese. Dopo la
fondazione della Gran Loggia di Londra si formarono due gruppi: gli
“antichi” e i “moderni”. Questi ultimi erano preoccupati dal fatto che
gli antichi avevano deciso di difendere il patrimonio giacobita
(paladino del diritto divino dei monarchi) e dalla minaccia che ciò
presupponeva per gli Hannover, di estrazione protestante. I giacobiti
vedevano nella leggenda di Hiram, nel terzo grado del loro rito,
un’allegoria dell’assassinio di Carlo I Stuart, così come i simboli
erano stati ripresi dalla congiura tramata dai paladini di questo re per
vendicare la sua morte e porre sul trono il figlio. Comunque,secondo
quanto riferisce Gerard de Nerval, una versione molto simile della
leggenda di Hiram si poteva ascoltare nei caffé di Istanbul sotto forma
di racconti. Ciò pone un serio interrogativo sull’origine della
cerimonia più importante della frammassoneria, anche se forse la fonte
originale del grado di maestro risiede nelle abbazie in quanto, come ci
ha chiarito Calley, esiste una notevole somiglianza tra questa cerimonia
di esaltazione e i voti del monaco benedettino nella sua ultima tappa
di ordinazione. Ciò significherebbe un ritorno all’Antica Alleanza con i
cattolici giacobiti, i quali introdussero numerosi elementi centrali
dei rituali a base templare e spiegherebbe l’abbondante presenza di
ecclesiastici nella frammassoneria del XVIII sec.
Per il ritorno di un re divino
In
accordo con l’attuale costituzione, il Gran Maestro della Loggia Unita
d’Inghilterra deve essere un principe di sangue reale. Il sangue è un
fattore importante, in quanto storicamente un altro ramo della
massoneria aspettava l’arrivo del Rex Mundi, un sovrano di presunta natura divina che sarebbe stato destinato a governare il mondo.
di Josep Guijarro
Carlo II Stuart
Nel
1314, dopo lo scioglimento dell’Ordine del Tempio, la Scozia si
trasformò in un rifugio perfetto per i Templari che fuggivano dalla
persecuzione inquisitoriale. Un re molto debole, Edoardo II, non
applicava la bolla papale e i Templari fuggivano in Scozia a formare la
cavalleria di Robert Bruce, il quale allora combatteva per
l’indipendenza del suo paese. Quale contropartita e forma di
gratitudine, Robert Bruce consegnò loro l’abbazia benedettina di
Kilwinning, nel Nord della Scozia, che era il cenobio di costruttori più
importante del Paese. Ciò facilitò il fatto che la massoneria operativa
scozzese, vale a dire le corporazioni di costruttori, assumesse
caratteristiche speciali, influenzate dalle concezioni cavalleresche dei
Templari e gradualmente, nel corso dei secoli, iniziò a lasciarsi alle
spalle il suo carattere operativo per trasformarsi in una massoneria
speculativa, di taglio filosofico. Ciò si concretò nel 1736 con la
creazione della Gran Loggia di Scozia, il cui Gran Maestro fu William
Sinclair di Rosslyn. Anteriormente a questo evento, in concreto con
l’esilio in Francia di Carlo II Stuart (1649-1660), si sviluppò quella
che in seguito sarebbe stata conosciuta come “massoneria giacobita”,
originata dalla massoneria scozzese di influenza templare, la quale si
comportò come un partito politico, tentando di restaurare la Casata
degli Stuart sui troni di Inghilterra e Scozia.
La trama giacobita
Quando
gli Stuart vennero espulsi dopo la rivolta del XVII sec.
dall’Inghilterra, questa tradizione templare scozzese fa ritorno in
Francia. Uno dei responsabili di ciò è Andrew Michael de Ramsay, massone
giacobita artefice dell’insediamento della frammassoneria francese e
creatore delle prime logge nel regno. Ramsey suscitò la vanità degli
aristocratici francesi assimilando la loro adesione alle logge con
l’entrata in un ordine di cavalleria. Per favorire il reclutamento,
questo scozzese residente in Francia affermò nel 1736 che la
frammassoneria aveva la sua origine più remota nell’Antico Egitto e in
Grecia. Ramsay raggiunse il suo obiettivo e l’impianto delle logge nel
Paese gallo ebbe una progressione spettacolare, riunendo intorno a sé le
persone più vicine al potere. Il Grande Oriente di Francia, senza
dubbio la loggia più importante dell’epoca, era presieduta nel 1789 dal
duca di Orleans, Luigi Filippo, che avrà un ruolo importante nel corso
della Rivoluzione Francese. Il cugino del re, conosciuto in seguito con
il soprannome di Filippo Uguaglianza, favorì l’usurpazione del potere
che ebbe luogo in quel periodo. Quando si tentò di abbattere la
monarchia e uccidere il re e la sua famiglia, la pseudofiliazione
templare dei massoni risorse: si dedicarono a incoraggiare tutte le
cospirazioni contro il re di Francia in nome della vendetta di Jacques
de Molay, l’ultimo Gran Maestro condannato a morte dall’Inquisizione.
Secondo Eduardo Callaey, «i leader scozzesi stavano preparando un
piano generale che avrebbe dovuto restaurare l’Ordine del Tempio in
Europa. Grazie al successo ottenuto da Ramsay, questa nuova cavalleria
voleva costituirsi in un vero e proprio Ordine chiamato a controllare la
frammassoneria e – è giusto dirlo – a servirsi di essa». E, secondo Callaey, «c’è una causa per la rivendicazione templare. C’è un motivo, un’ispirazione. L’Europa del XVII sec. – sostiene – è un’Europa in armi contro l’Islam. L’ultima ondata ottomana è alle porte di Vienna quando viene fermata nel 1680».
E chi c’è in prima linea in questi eserciti? Ci sono di nuovo i
Buglione, i Borgogna, i Lorena… I discendenti dei protagonisti della I
Crociata. E la massoneria del XVII sec. è una massoneria aristocratica
che contava al suo interno molti di questi uomini. Callaey ci confessa: «Se fossi stato un Buglione, in queste battaglie contro i turchi, avrei sempre tenuto presente la figura di Goffredo…».
Cavalieri di Sangue Reale
Ed
è importante segnalare che Goffredo di Buglione, uno dei principali
leader della I Crociata, non partecipò ad essa con le stesse intenzioni
di altri signori o re. Egli si imbarcò in un viaggio senza ritorno
perché credeva di andare a stabilirsi in una terra che gli apparteneva a
causa del suo lignaggio. Come poteva un francese pretendere di avere
origini giudaiche o addirittura considerarsi discendente di Gesù? La
risposta sarebbe nel patto tra Carlo Magno e il sultano Harun al-Rashid.
Quest’ultimo aveva un problema con gli ebrei di Babilonia. Sappiamo che
dopo la diaspora si stabilì in Mesopotamia un’importante comunità
ebraica governata da un esiliarca, vale a dire da colui che che
deteneva l’eredità del sangue del re David. Nell’VIII sec. si scatena
una lotta tra due presunti discendenti (due cugini) in esilio. «Al sultano avevano paralizzato il commercio – ci chiarisce Callaey – e
i due esiliarci pretendono che sia proprio lui a redimere il
contenzioso e a decidere quale dei due deve avere il controllo della
comunità ebraica. Quindi, Harun al-Rashid ricorre a Carlo Magno e gli
propone di concedere un esilio dorato a uno dei due, con un buon
matrimonio, un’alleanza di sangue e un trattamento nobile e in cambio
egli farà pressioni sul Califfato di Granada (frontiera occidentale
dell’Islam) affinché abbassi la tensione». Quindi consegna a uno dei
due, Makhir David (730-793), il contado di Narbona (riceverà il nome di
Teodorico I e i titoli di Duca di Tolosa, Conte di Narbona e Principe
Giudaico di Francia) e lo sposa ad Auda Martel, una principessa di
sangue reale. Nei secoli seguenti, grazie a questa unione, si svilupperà
tutta una linea giudaico-carolingia. «C’è qualcosa ancor più interessante – sottolinea Callaey – i
carolingi, che avevano usurpato il trono dei merovingi, avevano bisogno
di legittimarsi con un lignaggio divino, e perciò tale alleanza venne
vista di buon occhio». Questa è, in definitiva, la ragione per cui
in Narbona e nel Sud della Francia prospererà la Cabala, si stabiliranno
scuole legate allo studio del Talmud e della Torah e ai cabalisti di
Provenza. I carolingi ne guadagnarono l’incorporazione del leone nel
loro stemma (simbolo della Casa di Giuda), che si trova in tutte le case
reali europee che discendono da questo ramo giudaico-carolingio e ciò
permise loro di sviluppare tutta una simbologia nella quale appaiono
loro, i grandi capi della casa reale, sempre legati all’immagine del re
unto.
Eredi del Tempio
il barone di Hund
La
tradizione templare, forzata alla clandestinità per quasi 400 anni,
riemerse nel XVII sec. e si impose come fattore influente sulle credenze
massoniche e rosacroce. Ramsay diffidava dell’influenza templare e fu
Kart Gotthelf, barone di Hund, a far entrare tale influenza nella
tradizione massonica con la fondazione del Rito di Stretta Osservanza.
Il barone di Hund fu iniziato da Lord Kilmarnock, Gran Maestro della
frammassoneria scozzese, nel 1742. Si ipotizza che quel gruppo potrebbe
essere stato erede delle credenze templari importate in Scozia o
addirittura dei discendenti della loggia fondata nel XIV sec. dal figlio
di re Edoardo III. I suoi responsabili affermavano con convinzione che
in Scozia era stata fondata, all’inizio del XVIII sec., una loggia che
ebbe la sua carta di fondazione da un capitolo di Templari che era
sopravvissuto a Bristol e che rimase operativo per centinaia di anni.
L’Ordine aveva una chiara origine stuardista e, in ogni caso, la
restaurazione templare formò parte del vasto piano della frammassoneria
giacobita. Bisogna sapere che il barone di Hund ricevette gli alti gradi
della massoneria nel 1743 e che in seguito affermò di essere stato
iniziato in un Capitolo Templare (una struttura gerarchica) in
Inghilterra da un cavaliere anonimo con il volto nascosto da un cappello
con una piuma rossa. Secondo gli archivi del gruppo Stella Templum,
il misterioso cavaliere in realtà era Alexander Montgomery, conte di
Eglinton, anche se altri sospettano che si trattasse proprio di Carlo
Stuart. Tuttavia, questi smentì sempre qualsiasi vincolo con la
massoneria, nonostante l’ultimo Stuart, che morì esiliato a Roma nel
1788, sognava la creazione di un regno templare in Scozia. Chiunque
fosse, sicuramente questo enigmatico personaggio diede il permesso al
barone di fondare in Germania un ramo alemanno dei neotemplari. Il mito
popolare ricorrente a quei tempi nei circoli occulti sosteneva che i
Templari erano stati iniziati a un insegnamento gnostico trasmesso dagli
Esseni, i quali a loro volta avrebbero iniziato Gesù ai misteri che
secoli dopo sarebbero stati riscattati dai Templari a Gerusalemme. Di
conseguenza, i neotemplari furono un intento per combinare la sapienza
pagana con gli ideali cristiani.
Il ritorno del Rex Mundi
Ma,
accanto al barone di Hund, vi era un’altra persona che rivendicava la
restaurazione dei Templari in Germania.. Mi riferisco a Johann Augustus
Starck. Questo professore di lingue era incappato nel templarismo
massonico a San Pietroburgo. Era convinto che i Templari avessero
ereditato il loro sapere occulto dalla Persia, dalla Siria, dall’Egitto
e trasmesso da una società segreta ancora in attività in Medioriente ai
tempi delle crociate. La sua versione del neotemplarismo ebbe
l’appoggio degli aristocratici europei, arrivando ad annoverare tra le
proprie fila numerosi duchi, conti e principi. In Svezia, Gustavo III
divenne suo mecenate perché credeva che fosse stato fondato da Carlo
Stuart, essendo lui un paladino dei pretendenti giacobiti. Dopo la morte
del barone la Stretta Osservanza si indebolì e si allontanò dalle
origini templari sino a derivare nel Rito Scozzese Rettificato. Ramsay
sosteneva che la massoneria era nata in Terrasanta ed era uno strumento
ideologico dei crociati. E credeva che la sua missione consistesse nel
costruire una comunità universale al di sopra delle nazioni, retta da
Dio, basata sulla fratellanza e posta al servizio del bene e della
verità. A capo di questo impero transnazionale doveva porsi un re di
lignaggio divino, un discendente di Gesù, conosciuto come Rex Deus.
Partendo dal presupposto che Gesù abbia avuto dei figli, i suoi
discendenti si dispersero in tutta Europa e in Asia Minore nel corso dei
secoli, imparentandosi con cadetti delle aristocrazie locali.Non deve
sorprenderci che gli Stuart, sui quali scommettevano Ramsay e la
massoneria templaria, fossero Rex Deus. Secondo le ricerche di
Knight e Lomas, quando Giacomo VI di Scozia si trasferì a Londra per
essere incoronato Giacomo I d’Inghilterra, portò con sé la massoneria
che, a detta di questi autori, è una «variante della dottrina Rex Deus che narra la storia della ricostruzione del regno di Salomone». Sul filo di queste idee il ricercatore Tim Fallace assicura che «la massoneria è stata espressione del cristianesimo nel corso degli ultimi 2.000 anni».
L’altro impero cristiano
di Josep Guijarro
sfinge all'ingresso di un tempio massonico
Gli
inizi sconosciuti della massoneria, il suo collegamento segreto con i
benedettini e i templari, il ruolo di questa società nella costruzione
delle cattedrali e la sua evoluzione sino al XVIII sec. sono gli
argomenti di El otro imperio cristiano (“L’altro impero
cristiano”), l’ultimo libro dello storico argentino della massoneria
Eduardo R. Callaey, presentato lo scorso giugno presso la Gran Loggia di
Spagna. «La massoneria mantenne la sua impronta cristiana nel corso
di tutta la sua storia; quello che accade è che nel XVIII sec., quando
iniziano a svilupparsi le idee di democrazia e libertà di pensiero, la
Chiesa e gli stati monarchici non potevano permettere che venisse
invertita la piramide del potere». Eduardo R. Callaey appartiene da
18 anni alla massoneria. Ha presieduto 3 logge in Argentina, essendo
attualmente il Gran Maestro di una di esse: la Loggia Lautaro, una delle
più antiche del suo Paese e della quale fecero parte molti leader
dell’indipendenza americana come José de San Martín e Bernardo
O’Higgins. E circa una decina di anni fa contribuì alla fondazione
dell’Accademia di Studi Massonici, un organismo accademico che intende
affrontare la storia della massoneria con un criterio storiografico. «Si
sta verificando una proliferazione di letteratura massonica che mischia
i Templari, massoni, rosacroce e ogni sorta di setta, quando in realtà
la massoneria è un fenomeno sociologico molto particolare. E’ una sorta
di telone di fondo che sta dietro alla secolarizzazione attraversata
dall’Occidente negli ultimi 200 anni». Callaey si è recato in
Europa, precisamente in Spagna, lo scorso mese di giugno per una
conferenza in occasione dell’XI Simposio Internazionale di Storia della
Massoneria Spagnola, alla quale hanno partecipato un centinaio di
esperti, in maggioranza cattedratici, organizzato dalle Università de La
Rioja e di Saragozza. E’ stata l’occasione per incontrarlo e discutere
del suo ultimo libro, L’altro impero cristiano, (inedito in Italia) che
appunto tratta abbondantemente del legame tra templari e massoneria.
Massoneria cristiana
Questo
primo volume di quella che sarà una tetralogia dal titolo “Il fattore
massonico”, tenta di addentrarsi nel mondo e nella storia della
massoneria al di là di qualsiasi mitologia. E’ un saggio storico, che
abbraccia un arco di tempo che va dalle origini delle logge massoniche
nel Medioevo sino al XVIII sec. e ha ricevuto una buona accoglienza in
diversi settori associati a questa società segreta. «Quello che tento
di spiegare nel libro è che le prime condanne della Chiesa contro la
massoneria avvennero in un contesto politico e non clericale. In realtà,
i massoni scozzesi cercavano solamente di divulgare l’idea di un
cristianesimo transnazionale per superare così le divisioni che avevano
decimato l’Europa con le guerre religiose». Tuttavia, «nel XIX
sec. le cose cambiano. A quel punto sorge una massoneria di taglio
chiaramente anticlericale. E’ il momento in cui si producono le
modifiche del Gran Oriente di Francia, che abbandona, tra i propri
membri, l’obbligatorietà di credere in Dio, la dottrina della
trascendenza dell’anima e toglie la Bibbia dalle are delle logge che si
trasformano così in altari laici». Questo fatto è molto curioso
perché, apparentemente, nel mondo ha trionfato – per lo meno
pubblicamente – la corrente francese, e quella scozzese rimane ignorata,
mentre – secondo Callaey – in realtà «una grande percentuale di massoni nel mondo è cattolica». E confessa: «Io
sono cattolico apostolico romano e l’80% dei massoni argentini sono
cristiani. Il massone non è un uomo particolarmente inclinato alla
religione, ma professa lo spiritualismo».
Monaci costruttori
In
questo primo libro della tetralogia Callaey esplora il nesso tra i
templari e i massoni. E ciò non è altro che l’Ordine religioso di San
Benedetto, il più potente del mondo occidentale del tempo. «L’Europa era stata decimata dalle invasioni barbariche – ci spiega Callaey – e
un giorno appare San Benedetto da Norcia che dice che bisogna salvare
ciò che si può dell’antica cultura occidentale. Sono i monaci che si
mettono a copiare i libri, a salvare i pochi busti e rovine romane e si
pongono a capo della costruzione di chiese nelle abbazie. In pochi sanno
che, in soli 300 anni, sono state spostate più pietre che nell’intera
storia d’Egitto. Sto parlando di migliaia di cattedrali, abbazie,
monasteri… E questo lavoro è stato iniziato dai benedettini» che,
secondo il nostro storico, sono la vera origine germinale della
massoneria. Sino a quel momento le chiese non erano nelle città. Il
trasferimento delle chiese in area urbana si verifica nel periodo
gotico. «Ciò implica l’inizio della secolarizzazione del fatto
religioso perché, finché non apparirono le cattedrali nel centro delle
città, la gente andava nei monasteri perché lì si teneva la messa». In questo contesto, «i
benedettini svilupparono un’unità speciale di lavoro che erano le logge
di costruttori. Costoro sono i primi a utilizzare in senso cerimoniale
tutta la simbologia architettonica, compreso il grembiule di pelle, e a
partire da essi si sviluppa l’iconografia massonica».
Simbolismo massonico
In effetti, ai grandi abati costruttori veniva consegnato un grembiule di pelle, che i documenti latini descrivono di «mirabile fattura» per distinguerli dall’operaio, il che significava che chi lo portava era un maestro costruttore.«Noi
massoni molto spesso utilizziamo l’allegoria della pietra grezza. Per
noi il profano che iniziamo è una pietra, un blocco appena estratto
dalla cava. Ma il compito allegorico del massone è quello di erigere un
tempio di virtù per la gloria del Grande Architetto dell’Universo. E’
una costruzione individuale e sociale. Ogni pietra deve incastrarsi con
l’altra e il lavoro del massone è quello di trasformare la pietra grezza
in una pietra cubica, capace di partecipare di questa costruzione
collettiva». E sul filo di questa idea Eduardo R. Callaey fa una constatazione singolare: «Sono
i benedettini che iniziano a parlare di quadrare la pietra. Loro
credevano che chi costruisce un tempio deve possedere una serie di virtù
ed essere cosciente del fatto che sta innalzando un tempio. Per
quadrare la pietra c’è bisogno di un compasso, una livella, un filo a
piombo e di tutti gli utensili che fanno parte del simbolismo massonico».
Frater conversus
Il
problema sorge a metà dell’XI sec., quando il movimento cluniacense,
prima tappa espansiva dei benedettini guadagna dimensione e peso
politico tale – Carlo Magno colloca un benedettino persino a capo di
York per organizzare le scuole dell’impero – da non essere sufficienti
al loro progetto. «Nella misura in cui questo processo prende piede
si produce una domanda di mano d’opera a causa della quantità di
monasteri e abbazie che venivano costruiti simultaneamente. Quindi
debbono inventare una figura che non esisteva: un laico annesso al
monastero, senza voto di obbedienza né di castità, dato che aveva
famiglia in paese, che prese il nome di frater conversus». Questa
nuova mano d’opera laica và a integrarsi sotto l’autorità delle logge
benedettine di costruttori e a organizzarsi gerarchicamente. «Così
nasce la differenza tra l’apprendista e il maestro. Quest’ultimo era
colui che conosceva i segreti della costruzione, che erano una cosa
molto misteriosa; la scoperta delle proporzioni, della chiave di volta,
dei calcoli della tensione tra le pareti e i sordini erano patrimonio
dei maestri del mestiere. Ciò coincide anche con il processo storico di
formazione delle confraternite di artigiani del Medioevo, quando essere
maestro significava automaticamente far parte di un’altra classe
sociale, di un altro ceto». I maestri quindi costituivano una
corporazione molto chiusa, nelle cui confraternite non entrava un nuovo
membro finché non ne moriva uno già esistente. E avevano potere politico anche nei municipi.
Il senso dei segni
I
benedettini, quindi, inventano i segni segreti che secondo Callaey
avevano lo scopo di differenziare le loro conoscenze e di conseguenza il
rango ottenuto nel loro lavoro. «All’inizio gli apprendisti erano obbligati a portare la barba, e per quello ricevevano il nome di fratres barbati,
mentre il maestro poteva radersi. Inoltre, erano obbligati a usare un
segno che permetteva l’identificazione del loro rango. Quando qualcuno
terminava di costruire un tempio in un luogo e si trasferiva altrove,
eseguiva davanti all’abate il segno quando erano completamente soli, e
questi poteva in tal modo capire se il rango dell’ultimo arrivato era
quello di apprendista o di maestro». Callaey ci svela anche una radice etimologica diversa per la parola “massone”. Secondo San Isidoro di Siviglia nel suo libro Etimologie, dove è riunito tutto il sapere dell’epoca, nell’VIII sec. le impalcature venivano indicate con il vocabolo greco machion. Questo termine sarebbe passato poi al francese come maçon e all’inglese come mason,
con il significato in entrambi i casi di muratore. Ancora più
interessante è il rapporto tra i benedettini e la preparazione delle
crociate e del successivo progetto templare.
il tempio massonico di Philadelphia
Istigatori delle crociate
«Praticamente
la totalità dei medievalisti del XX sec. conviene sul fatto che la
riconquista del Santo Sepolcro fu un progetto cluniacense anteriore alle
crociate. Questi monaci non solo si recarono in pellegrinaggio in
Terrasanta, ma stabilirono anche, lungo tutto il percorso, abbazie e
monasteri per ospitare i pellegrini. Poterono rimanere a Gerusalemme
perché Carlo Magno era arrivato a stringere un patto politico molto
importante con il sultano Harun al-Rashid, meticolosamente dimenticato
dall’Occidente perché ha a che vedere con l’insediamento degli ebrei nel
sud della Francia. E iniziarono a sviluppare il concetto di Milizia di
Cristo addirittura prima di Sant’Agostino. Per loro il cavaliere era
quasi un monaco. Il suo scopo aveva a che vedere più con la fede che con
la guerra. E la stessa cosa accade con il fine delle crociate. Decisa
da un nucleo molto ristretto di persone, nel quale uno dei personaggi
più importanti era San Ugo, abate di Cluny, l’influenza benedettina fu
fondamentale nella loro concezione. E vengono ideate fattivamente,
proprio come le aveva suggerite papa Gregorio, alla metà dell’XI sec.,
con il proposito di riscattare i luoghi santi della cristianità». Va
attribuita ai cluniacensi anche l’idea di un regno cristiano con base a
Gerusalemme che avrebbe controllato tutto l’Occidente. Per dirlo con le
parole di questo storico massone argentino: «sono i primi creatori
di un progetto paneuropeo. Pertanto, quando Urbano II (un cluniacense)
fa il suo famoso discorso, sono mature le condizioni politico-sociali
per convocare una crociata pianificata al millimetro con il consenso di
tre o quattro nobili europei, tra i quali si distingue Goffredo di
Bouillon». Gli studi di Edoardo R. Callaey su questo personaggio
sono rivelatori, specialmente per ciò che riguarda la fondazione
dell’Ordine di Santa Maria del Monte Sion a Gerusalemme e i suoi
rapporti con dei misteriosi monaci calabresi, anche loro cluniacensi,
che apportarono materiale logistico alle crociate. «Il processo
storico che porta alle crociate coincide con l’auge delle costruzioni
romaniche e gotiche. Ragion per cui possiamo affermare che i benedettini
– con i loro massoni laici (i fratelli conversi) – e i templari
coesistettero nella stessa epoca sotto una regola simile e
un’organizzazione di tale grandezza che sembra assurdo pensare che non
vi sia stato uno spirito comune tra loro». Allo stesso modo, per questo massone argentino, «la
storia della frammassoneria non è completa se non si considera il
movimento cluniacense e la storia del Tempio non si risolve né si spiega
senza il movimento cistercense. In entrambi i casi sullo sfondo si
staglia lo spirito benedettino, l’influenza dei suoi potenti abati e una
spiritualità che esce dal chiostro per penetrare profondamente nel
secolare. Non può essere evitato qui il marchio perfetto della triade
massonica della Sapienza, Forza e Bellezza. I tre principi essenziali
della frammassoneria».
Alcuni simboli della massoneria
Squadra e compasso: Vi
sono diversi livelli di interpretazione per questo importante simbolo
massonico. Il principale è relativo al fatto che la squadra, quale
elemento di progettazione del Grande Architetto dell’Universo può creare
solo linee rette o composizioni angolari. Pertanto è associata alla
terra e alla creazione del mondo materiale, al maschile. Il compasso
invece puntando dal centro quale elemento cardine della progettazione, è
in grado di realizzare solo linee curve e cerchi, quindi identifica il
mondo celeste e la creazione spirituale, il femminile. La loro
soprapposizione identifica pertanto l’equilibro dei due mondi, cielo e
terra, l’individuo androgino, il rebis alchemico. Nelle sue linee la
squadra e il compasso nacondono l’esagramma, il sigillo di Salomone. In
base ai gradi, la squadra è posta sul compasso (I grado), quindi
incrociata (II grado) e infine sotto il compasso (III grado) a indicare
quale elemento domina l’individuo, materiale o spirituale, in base al
suo cammmino all’interno dell’iter massonico dei tre gradi.
La stella Fiammeggiante: Indica
il compagno di II grado, colui che inizia il suo cammino di risveglio e
comincia a brillare di luce proprioa. la stella è infatti simbolo
dell’uomo. Il fuoco rappresenta l’elemento in grado di bruciare le
impurità materiali per far emergere lo Spirito.
Le due colonne: la
colonna rappresenta la stabilità e l’unione tra l’alto e il basso, il
cielo e la terra. Il loro nome Jachin e Boaz significa “Egli stabilirà” e
“nella Forza”. Quindi la loro unione rappresenta la frase “Egli (Dio)
stabilirà nella Forza” indicando la stabilità del tempio, che è l’Uomo
Perfetto, attraverso la Forza di cui egli sarà epressione. Come la
squadra e il compasso indicano il maschile-attivo-destro-Sole (Jachin,
la Jod) e il femminile-passivo-sinistra-Luna (Boaz, la Beth), l’uomo
androgino.
La Corda e i nodi:
La corda cinge ogni tempio massonico. Il numero dei nodi della croda,
chiamati “nodi d’amore” varia in base al grado dell’individuo. La corda,
come la colonna, unisce il cielo alla terra. Essa rappresenta il
cordone ombelicale che unisce l’intero corpo massonico, quale figlio, al
Divino Architetto, quale Padre. I nodi sono rappresentazione dei
singoli individui che formano tale unione, ma anche rappresentazione dei
segreti che non possono essere sciolti (svelati).
Il pavimento a scacchi: Presente
anche in molte chiese cristiane medievali, è espressione della profonda
unione tra il maschile (bianco) e femminile (nero). Il massone cammina
su questo pavimento dominando le due nature, avendole, in sè,
equilibrate. E’ inoltre simbolo delle due energie, positiva e negativa,
che creano il mondo visibile e ne sono alla base, così come il pavimento
è alla base del Tempio.
La pietra grezza e la pietra cubica: La
pietra è l’uomo. Il massone deve lavorare su se stesso per sgrezzarsi e
divenire gradualmente la pietra cubica (elemento geometrico perfetto)
in grado di costruie il tempio divino. Ogni massone è un blocco di
questo tempio.
Il grembiule: Si
è detto che deriva dalle corporazioni di scalpellini muratorie
particolarmente dal grembiule di cuoio del loro Gran Maestro. Non è da
escludere però che la tradizione possa derivare dall’antico Egitto, dove
il faraone, portava sempre nelle cerimonie un grembiule con
rappresentati i simboli della stabilità del tempio divino,
principalmente una colonna di serpenti simile allo Djed, così come i
massoni portano sul loro grembiule le colonne Jachin e Boaz. Più
anagocicamente è simbolo del Corpo di Luce, come il Vello d’Oro di
Giasone o la Veste Stellata del Gran Sacerdote eliopolitano.
Il Delta luminoso e l’occhio: Elemento
di perfezione, espressione dell’unità trinitaria del Grande Architetto.
E’ il fuoco sublimato, Spirito Vivente, che proprio perché eterno
possiede un occhio che può osservare in ogni direzione, nei significati
più oscuri della realtà invisibili ai profani, così come dominatore di
passato, presente e futuro, che per Lui non hanno misteri, in quanto il
tutto è sempre esistente, indipedentemente dalla relatività delle
dimensioni del mondo.
Fonte: mikeplato.myblog.it
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