« Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità »

GUSTAVO ADOLFO ROL



mercoledì 21 dicembre 2011

L'inferno di mercurio e fango dei 20mila minatori-bambini delle miniere d'oro del Mali

Nota: Come ogni tecnologia che ci viene “elargita” c’è il trucco, hanno abolito i vecchi termometri perché contenevano mercurio giustamente perché altamente inquinante e poi riempiono il mondo delle cosidette “lampade a risparmio energetico” che contengono indovinate cosa?
Esatto mercurio, naturalmente non c’è un vero riciclo di queste lampade e finiscono la maggior parte nell’indifferenziato ma il punto non è questo.
Il punto è da dove viene il mercurio? Dalle miniere dove bambini scavano e muoiono vuoi per la fatica inumana  e vuoi per l’intossicazione da mercurio.

TUTTO QUESTO NON E’ TOLLERABILE NE’ ACCETTABILE!!!

Pensateci bene quando accendete una lampada, ogni tecnologia viene elargita sulla sofferenza altrui, come per  il coltan che viene usato per i telefonini, senza contare che, come per tutte le apparecchiature elettroniche, le lampade generano il loro bravo campo elettromagnetico che và a sommarsi a quello già esistente anzi alcune lampade, tipo quelle sulle scrivanie, sono molto vicine alla testa.

Qui di seguito un ottimo articolo tratto dall’eccellente blog  eliotroporosa della cara amica Rosa che saluto e ringrazio.

Zak

L'inferno di mercurio e fango dei 20mila minatori-bambini delle miniere d'oro del Mali

Secondo il rapporto di Human Right Watch intitolato "Mélange toxique: travail des enfants, mercure et orpaillage au Mali", «Almeno 20.000 bambini lavorano nelle miniere d'oro artigianali del Mali, in condizioni estremamente dure e pericolose. Il governo maliano e i donatori di fondi internazionali dovrebbero prendere delle misure miranti a mettere fine al lavoro dei bambini nella ricerca dell'oro».
Il lavoro minorile nelle miniere artigianali d'oro non riguarda solo il Mali ed è particolarmente diffuso nella cintura aurifera dell'Africa Occidentale, che si estende in Burkina Faso, Costa d'Avorio, Ghana, Guinea, Niger, Nigeria e Senegal. Il poverissimo Mali è il terzo più grande produttore d'oro dell'Africa. Nei pozzi lavorano anche bambini di poco più di 6 anni, che vivono praticamente sotto terra, trasportano pesanti carichi di minerali e li frantumano.
«Numerosi bambini lavorano anche utilizzando il mercurio, una sostanza tossica, per separare l'oro dal minerale - spiega Human Right Watch- Il mercurio attacca il sistema nervoso centrale e si dimostra particolarmente nocivo per i bambini».

Juliane Kippenberg, ricercatrice capo alla divisione diritti dei bambini di Human Rights Watch, sottolinea che «Questi bambini mettono letteralmente la loro vita in pericolo. Portano dei carichi che pesano più di loro, scendono in pozzi insta bilie gli tocca inalare il mercurio, una delle sostanze più tossiche sulla Terra».
L'Ong è riuscita a intervistare 33 bambini lavoratori e 21 hanno dichiarato di avere regolarmente dolori a schiena, testa, nuca, braccia o alle articolazioni. I bambini hanno anche la tosse e soffrono di malattie respiratorie. Human Rights Watch denuncia che «Il governo non ha preso nessuna misura per mettere fine all'utilizzo del mercurio da parte dei bambini lavoratori e dovrebbe immediatamente elaborare una strategia mirante a contrastare gli effetti del mercurio sulla salute dei cercatori d'oro bambini ed adulti». Gli effetti tossici del mercurio non si vedono immediatamente, si sviluppano col tempo, e la maggior parte dei cercatori d'oro ignora i terribili effetti del mercurio sulla loro salute.
Attualmente, non esiste un'alternativa economica all'utilizzo del mercurio per estrarre l'oro nelle miniere artigianali, ma secondo o il Programma Onu per l'ambiente (Unep), le quantità utilizzate possono essere fortemente ridotte ed i suoi effetti controllati molto meglio. Ad esempi, bisognerebbe utilizzare contenitori chiamati "cornues" per trattenere i vapori di mercurio e mettere fine all'amalgamazione nelle zone residenziali. Le miniere d'oro industriali dispongono naturalmente di tecnologie molto più complesse e costose e senza mercurio, ma impiegano comunque il cianuro.
La maggior parte dei piccoli minatori del Mali lavora insieme a parenti, per arrotondare i magri guadagni dei cercatori d'oro adulti. Sono i più fortunati in questa catena della miseria: altri bambini migrano da soli verso le miniere d'oro e finiscono per essere sfruttati e maltrattati sia da chi li "assume" che da altri che si appropriano della loro paga. Le bambine sono spesso vittime di abusi sessuali o vengono destinate direttamente al mercato del sesso per poter sopravvivere. Diversi bambini che lavorano nei siti di ricerca dell'oro sono originari di altre regioni del Mali, ma anche della Guinea, del Burkina Faso e di altri Paesi vicini.
Nel giugno 2011, il governo del Mali ha adottato il "Plan d'action national pour l'élimination du travail des enfants", «Questo piano costituisce un passo importante - dice Human Rights Watch - ma la sua messa in opera è stata differita ed il governo ha preso poche iniziative sul territorio. Le miniere artigianali non sono fatte oggetto di ispezioni del lavoro regolari ed il divieto dei lavori pericolosi dei bambini, considerati come la peggior forma di lavoro dei bambini, non è applicato. Secondo i termini della legislazione maliana e del diritto internazionale, i lavori pericolosi, che includono il lavoro nelle miniere con il mercurio, sono vietati per tutte le persone con meno di 18 anni di età».
Ma il governo di Bamako è anche responsabile di un altro crimine verso questi minatori-bambini: non assicura loro nessuna istruzione scolastica,m anche perché le scuole sono spesso lontane dalle miniere, richiedono tasse di accesso e non vogliono bambini migranti dalle altre regioni del Mali. Anche quando i bambini dei minatori riescono ad andare a scuola spesso non riescono a seguire il ritmo scolastico e quello del lavoro. Secondo la Kippenberg, «il Mali ha adottato leggi stringenti sul lavoro dei bambini e sull'insegnamento gratuito ed obbligatorio, ma sfortunatamente il governo non le applica pienamente. Le autorità locali traggono spesso profitto dalla ricerca dell'oro e si preoccupano poco della lotta contro il lavoro infantile».
La maggior parte dell'oro delle miniere artigianali del Mali viene acquistato da piccoli commercianti che lo rivendono ad intermediari e a grossisti della capitale Bamako. Human Rights Watch è riuscita ad intervistare 12 commercianti e la maggioranza si è detta poco preoccupata per il lavoro minorile e per i rischi che i bambini corrono utilizzando il mercurio. 
Uno di loro ha detto: «La nostra idea è solo quella di guadagnare soldi», sempre meglio del presidente della Chambres des Mines du Mali, un organo che rappresenta il settore minerario, che ha negato l'esistenza di manodopera infantile nelle miniere artigianali.
Tutta questa sofferenza, ingiustizia, spreco di innocenza e bellezza, vale, secondo i dati ottenuti da Human Rights Watch dal ministero delle miniere del Mali, 4 tonnellate di oro "artigianale" esportate ogni anno, più o meno 218 milioni di dollari ai prezzi di novembre 2011. La maggior parte di quest'oro viene esportato ij Svizzera e negli Emirati Arabi uniti, in particolare a Dubai, dove anche gli italiani vanno a fare shopping di oro sporco di lacrime e malattie di tanti bambini.
Human Rights Watch ha contattato 3 multinazionali che acquistano oro proveniente dale miniere artifianali del Mali: Kaloti Jewellery International, di Dubai, la società belga Tony Goetz e la svizzera Decafin. Kaloti ha smesso di comprare l'oro artigianale del Mali dopo aver letto I risultati del dossier di Human Rights Watch; Decafin ha ditto che interviene solo alla fine di una catena di approvvigionamento composta da almeno 4 intermediari e di non avere nessun rapporto con le imprese produttrici nè con il governo del Mali, ma ha detto che indagherà sull'origine dell'oro e sulle condizioni di lavoro e che interpellerà la Chambre des Mines du Mali per ottenere più ampie informazioni. La Kippenberg si rivolge anche agli altri acquirenti di oro del Mali: «Se non l'hanno ancora fatto, le imprese devono mettere in atto delle procedure per assicurarsi che il loro oro non sia stato estratto da bambini. Devono anche operare a fianco del governo e delle Agenzie internazionali per eradicare il lavoro minorile nelle miniere. Un boicottaggio non è la risposta a questo problema».
Human Rights Watch chiede al governo di Bamako e ai donatori internazionali che forniscono aiuto al Paese africano di: «Far applicare le leggi esistenti che metterebbero fine a tutte le forme di lavoro dei n bambini nella ricerca d'oro; Mettere in opera il piano d'azione governativo del giugno 2011 sull'eliminazione del lavoro minorile; Migliorare l'accesso all'educazione, soprattutto abolendo le spese scolastiche, apportando un sostegno dello Stato alle scuole comunitarie e mettendo un programma di fondi, in particolare per finanziare la scolarizzazione dei bambini vulnerabili; Elaborare una strategia globale in materia sanitaria, mirante ad affrontare gli effetti del mercurio; Fornire un sostegno economico maggiore ai cercatori d'oro, per esempio attraverso la reazione di cooperative».
Human Rights Watch ha espresso anche la sua inquietudine per la decisione degli Usa di sospendere I finanziamenti di progetti per porre fine al lavoro minorile in Mali: «I donatori di fiondi internazionali dovrebbero appoggiare finanziariamente, politicamente e sul piano della conoscenza tecnica le iniziative che hanno l'obiettivo di eliminare i lavori pericolosi dei bambini». Inoltre l'Organizzazione mondiale del lavoro dovrebbe riattivare l'iniziativa mondiale Minors out of Mining che aveva avviato nel 2005 per eradicare il lavoro minorile nell'industria mineraria.
«L'oro, è glamour - conclude Juliane Kippenberg - Il lavoro dei bambini e l'intossicazione al mercurio non lo sono e non dovrebbero far parte del processo della ricerca dell'oro».

3 commenti:

  1. Non dovremmo neanche bere il caffè visto quanto pagano coloro che raccolgo i semi, e neanche comprare materassi e cuscini in lattice visto il lavoraccio fatto dalla gente dei Paesi poveri per prendere il materiale dalla corteccia degli alberi.

    Il benessere degli Stati grande è inversamente proporzionale allo sfruttamento dei Paesi poveri.

    P.S.:
    io ci manderei i nostri politici, i razzisti, e chi chiude gli occhi davanti a queste cose,
    in quelle miniere lì..

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  2. Forse ci dovremmo andare tutti e farla finita con questo consumismo del cavolo.

    Ciao Daniele e auguri

    RispondiElimina
  3. Eh lo so Zak, purtroppo come ben sai nessuno può rinunciare al consumismo.
    Se hai appena usato un bicchiere di plastica,
    sei affondato nel consumismo.
    Se hai mangiato un CickMcCoso,
    sei affondato nel consumismo.
    Il consumismo è ovunque nella nostra civiltà industrializzata. Anche una bottiglia di birra.

    Io sono onesto e coerente e dico sempre
    che almeno per una cosa sono consumista.
    Tornare indietro si può,
    ma pochi lo vogliono.
    CiaooZak!

    RispondiElimina

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