« Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità »

GUSTAVO ADOLFO ROL



giovedì 10 febbraio 2011

Il Philadelphia Experiment - non è stato solo un film

Philadelphia Experiment
Nel 1943 la marina statunitense decise di tentare un esperimento (conosciuto come “Philadelphia Experiment” o “Project Rainbow”) sulla base della teoria del “Campo Unificato” di Albert Einstein, che metteva in relazione i campi magnetici e gravitazionali con altri fenomeni subatomici. Secondo un’interpretazione di questa teoria, applicando un violentissimo campo magnetico ad un corpo, se ne provocherebbe la sparizione. L’esperimento fu effettuato sulla nave USS Eldridge.
A bordo vennero montati dei generatori di magnetismo di tipo de-gausser; la nave divenne evanescente fino a scomparire in una luminosità verdastra. Ma il campo magnetico aveva alterato anche fisiologia ed equilibri psichici dell’equipaggio. Si racconta addirittura che la nave riappari’ in un altro porto per poi tornare dov’era. Inoltre meta’ dell’equipaggio impazzì ed alcuni presero fuoco, mentre altri divennero invisibili. Questo e’, per sommi capi, ciò che sostengono coloro i quali ritengono che questo esperimento abbia davvero avuto luogo. Ciò che segue e’ un rapporto maggiormente dettagliato su come avvenne (o non avvenne), quando e chi vi fu coinvolto.


Nei primi anni ‘30, l’Università di Chicago investigo’ la possibilità di raggiungere l’invisibilità tramite, appunto, l’uso dei campi magnetici. Questo progetto fu poi trasferito al Princeton’s Institute of Advanced Studies. La ricerca era segreta e continuo’ fino agli anni ‘40.
Il test conclusivo fu fatto il 28 ottobre 1943. La “Navy”, cioè la marina militare americana ha fornito il diario di bordo della Eldridge ed il suo diario di guerra e non risulta che la Eldridge sia mai stata a Philadelphia (anche se ciò, ovviamente, non costituisce una prova, data la facile falsificabilità del documento in questione). La Eldridge, secondo il diario di guerra, rimase a New York fino al 16 di settembre, quando parti’ per le Bermuda. Dal 18 di settembre al 15 di ottobre partecipo’ ad operazioni di addestramento e prove in mare. Il 18 ottobre partì in un convoglio navale per New York e vi rimase fino al primo novembre. L’uno ed il due novembre venne fatta navigare, sempre in un convoglio, in Norfolk e il tre parti’ per Casablanca, dove arrivo’ il ventidue novembre e rimase fino al ventinove e da dove riparti’ per New York. Arrivo’ a New York il diciassette dicembre. Dal diciassette al trentuno dicembre viaggiò verso il Norfolk con altre quattro navi. Anche se questa cronologia non é completa (nel senso che il diario di guerra copre un periodo più ampio), copre l’arco di tempo “sospetto”. Sembrerebbe quindi che la marina non fece mai esperimenti sulla Eldridge, ma il governo ha già effettuato in passato operazioni dette di “cover-up” (copertura) per ragioni di “sicurezza nazionale”; un esempio e’ il “Manhattan Project”. Questa progetto segreto riguardava la costruzione della bomba atomica e rimase top secret fino a che la bomba fu effettivamente utilizzata.
La marina, alla ricerca di una risposta plausibile, suggeri’ che forse il Philadelphia Experiment era stato confuso con gli esperimenti di invisibilità alle mine magnetiche. Questo procedimento e’ appunto noto come degaussing. La marina definì il degaussing come:
“…un processo mediante il quale un sistema di cavi elettrici viene installato lungo la chiglia della nave, da poppa a prua su entrambi i lati. Una corrente elettrica misurata e’ passata attraverso questi cavi per cancellare il campo magnetico della nave. L’equipaggiamento per il degaussing era installato nella chiglia e poteva essere reso operativo ogni volta che la nave era in acque che potevano contenere mine magnetiche…”
La marina fece un altro esperimento sulla USS Timmerman nel 1950. L’esperimento mirava ad ottenere 1,000 Hz al posto dei 400 Hz che erano lo standard per il generatore. Ne risultarono scariche di luce. Forse testimone di queste scariche fu Carlos Miguel Allende e cio’ lo porto’ a scrivere lettere ad eminenti esponenti della comunità scientifica. La marina ritiene che Allende abbia mal interpretato l’esperimento sulla USS Timmerman.
Carlos Miguel Allende, alias Carl Allen, era un uomo abbastanza strano. Nato il 31 maggio 1925 in una piccola citta’ fuori dalla Pennsylvania, il 14 luglio 1942 Allende entro’ nel corpo dei marines dal quale fu congedato il 21 maggio 1943. In seguito entro’ nella marina mercantile e fu assegnato alla SS Andrew Furuseth. E’ proprio mentre era a bordo di questa nave che egli afferma di aver visto la Eldridge in azione. La storia di Allende e’ bizzarra. Egli affermo’ di avere visto la Eldridge sparire e riapparire (in seguito egli venne a sapere che era rispparsa a Norfolk durante il tempo mancante) in pochi minuti. Svolgendo delle ricerche per proprio conto venne a conoscenza di particolari molto strani che raccolse e scrisse per lettera al Dr. Morris K. Jessup che Allende aveva ascoltato in una conferenza (Jessup era un astronomo). La lettera era scritta in modo strano, con maiuscole, punteggiatura e sottolineature poste in modo astruso. Inoltre Allende aveva utilizzato vari colori. Nelle sue lettere al Dr. Jessup, egli rivela agghiaccianti particolari sull’esperimento. L’indirizzo del mittente posto sulla lettera si rivelo’ inesistente secondo il servizio postale, ma Allende riusci’ a ricevere lo stesso la risposta del Dr. Jessup. In seguito, a causa del comportamento di Allende, il Dr. Jessup smise di credere all’avvenimento e penso’ che si trattasse di una burla.
Durante il periodo di tempo durante il quale il Dr. Jessup e Allende tennero una corrispondenza, il Dr. Jessup aveva pubblicato un libro intitolato “The Case for UFOs”. Dopo che Allende scrisse al Dr. Jessup, questo libro fu spedito alla marina con note scritte a mano al suo interno. Le note erano nella stessa grafia delle lettere mandate al Dr. Jessup, quindi questo fu chiamato a vedere le note. Egli riconobbe la scrittura immediatamente, con sua grande sorpresa, perché aveva pensato che si trattasse di uno scherzo. Le note nel libro erano molto più dettagliate che nelle lettere. Allora il Dr. Jessup provo’ a svolgere ulteriori ricerche, ma senza successo. Solo un particolare lo tormentava: due marinai stavano camminando nel parco quando un uomo molto dimesso li avvicino’, raccontando loro una storia che pareva fantastica. L’uomo gli parlo’ di un esperimento svolto dalla marina nel quale la maggior parte dell’equipaggio mori’ o soffri’ di terribili effetti collaterali. Disse che il governo dichiaro’ che l’intero equipaggio era malato di mente e quindi fu congedato come un gruppo di persone con problemi mentali che avevano semplicemente inventato una storia fantasiosa. Alla fine della conversazione, uno dei marinai era convinto e l’altro no. Il primo contattò il Dr. Jessup e gli raccontò la storia. Questo, comunque, non era un grande passo in avanti per Jessup; tra l’altro il suo credito all’interno della comunità scientifica stava rapidamente peggiorando. Posto di fronte a svariati problemi, personali e non, il Dr. Jessup si suicidò il 20 aprile 1959.
Qualcuno crede che egli sia stato ucciso dal governo per impedire che l’esperimento venisse a conoscenza di tutti.
Purtroppo per il Dr. Jessup, una svolta si ebbe poco dopo la sua morte. Questa svolta fu causata da un uomo di nome Alfred Bielek. La storia di Bielek e’ ancora piu’ bizzarra di quella di Allende.
Egli afferma di essere stato trasportato nel futuro e che proprio nel futuro sia’ stato sottoposto a lavaggio del cervello da parte della marina militare. Ciò lo avrebbe portato a credere che il suo nome fosse Alfred Bielek, mentre il suo nome vero era Edward Cameron. Dopo aver scoperto la sua vera identità, egli coinvolse suo fratello nella testimonianza sull’esperimento. Bielek affermava che suo fratello era stato trasportato nel 1983 e che aveva perso il suo “time-lock”, invecchiando di un anno ogni ora e giungendo così rapidamente alla morte. Bielek afferma poi che suo fratello era rinato. Ovviamente, solo un piccolo gruppo di persone credette a Bielek. Anche se alcune persone credono che un fondo di verità ci sia, la maggior parte di esse ritiene che Bielek abbia esagerato la storia per qualche ragione personale. Questa opinione si rafforzo’ quando Bielek comincio’ a ricordarsi gli avvenimenti solo dopo aver visto il film “Philadelphia Experiment”. Bielek e’ laureato in fisica, quindi ha qualche esperienza tecnica. E’ anche un ingegnere elettrico in pensione con trent’anni di esperienza. Proprio per questo, e per la sua intelligenza, egli non può essere screditato in toto. Egli affermò che la tecnologia usata nell’esperimento era stata fornita dagli alieni. In realtà il transistor che Bielek aveva detto essere stato usato nell’esperimento era stato inventato da Thomas Henry Moray.
Bielek affermo’ anche che il Dr. Albert Einstein, il Dr. John Von Neumann e il Dr. Nikola Tesla erano coinvolti nell’esperimento. Qualche controversia insorse riguardo alla partecipazione di Tesla perche’ egli mori’ a New York il 7 gennaio 1943. Einstein, invece suggerì alla marina svariate volte un tale esperimento. Per questo, egli era probabilmente coinvolto nel progetto. Per quanto riguarda Von Neumann non ci sono prove ne’ a favore ne’ contro la sua partecipazione all’esperimento.
La teoria del campo unificato, che starebbe alla base dell’esperimento asserisce che gravita’ e magnetismo sono collegati, proprio come lo sono massa ed energia mediante la formula E=mc^2. Ufficialmente Einstein non venne mai a capo del problema, ma la soluzione potrebbe essere stata resa top secret dal governo per le sue enormi implicazioni (tra l’altro permetterebbe di viaggiare nello spazio senza bisogno di potenti razzi).
Riguardo agli effetti che si ebbero sull’equipaggio Allende e Bielek affermarono che molti bruciarono vivi, altri impazzirono, e che durante l’esperimento si era modificata “la struttura stessa delle cose” ed era diventato possibile camminare attraverso oggetti solidi in modo tale che quando l’effetto passo’ alcuni marinai si ritrovarono incastrati chi nel pavimento, chi nei muri, ecc. Gli effetti continuarono anche dopo l’esperimento. Chi si sollevo’ in aria, chi semplicemente spari’ mentre era a tavola con la famiglia, un altro mentre stava battendosi con un altro marinaio. Ogniuno di questi avvenimenti ebbe numerosi testimoni. Ma ilpeggior effetto collaterale, scrive Allende al Dr. Jessup era quando si diventava invisibili, perdendo altresi’ la possibilita’ di comunicare con le altre persone per un periodo piu’ o meno lungo di tempo (da qualche minuto a qualche ora). Tra gli uomini dell’equipaggio quest’effetto era noto con il nome di “Hell Incorporated” o “the Freeze”. Un uomo riusciva ad uscire dal Freeze solo se lo si toccava. Sfortunatamente, in una occasione i due che avevano toccato il compagno presero fuoco e bruciarono per diciotto giorni senza che si riuscisse a spegnere le fiamme. Da allora nessuno si azzardo’ piu’ a continuare l’unica pratica che potesse salvare i compagni. In conseguenza di cio’, gli uomini cominciarono ad andare in “Deep Freeze”, periodo durante il quale l’effetto durava giorni o addirittura mesi. Durante questo periodo il soggetto era in grado di vedere gli altri ma non poteva essere visto o comunicare. Un soggetto in Deep Freeze poteva essere visto solo dagli altri membri dell’equipaggio. Nello stato di Deep Freeze, ci volevano solo due giorni per diventare completamente pazzi. Pochi furono i marinai che si salvarono e furono tutti congedati per problemi di salute mentale.
Allende riteneva che la marina era completamente inconsapevole degli effetti collaterali che l’esperimento avrebbe creato sui membri dell’equipaggio. Una relazione completa fu fatta ai membri del Congresso e questi, inorriditi, diedero l’ordine di smantellare immediatamente il progetto. Secondo Allende la ricerca prosegui’ comunque come “Montauk Project” (conosciuto anche come “Phoenix Project”), diretto dal Dr. Von Neumann. Questi esperimenti erano diretti essenzialmente a capire le reazione del cervello a viaggi interdimensionali e si svolsero ai Brookhaven National Laboratories. Egli sarebbe in seguito riuscito a creare un vortice intertemporale che portava indietro alla data dell’esperimento di Philadelphia. Egli (Von Neumann) affermo’ anche di essere in grado di influenzare le menti altrui e che la mente poteva creare materia in qualsiasi punto temporale. Egli affermo’ anche di aver inviato un uomo, Preston B. Nichols attraverso due linee temporali, fatto che fu confermato da Duncan Cameron nel 1985. Cameron era stato addestrato dalla National Security Agency, quindi la sua testimonianza e’ abbastanza attendibile. Sono in molti a ritenere che il progetto Montauk continui anche ai giorni nostri.
… e bruciarono per 18 giorni-
Era l’ottobre 1955, quando Morris K. Jessup, residente a Coral Gables, Florida, ricevette un pacco di lettere girategli dall’editore del suo libro The Case for the UFO. Si trattava della prima opera che scriveva sull’argomento (altre tre ne seguiranno) in cui metteva a confronto enigmi del passato con i più recenti avvistamenti di dischi volanti, coniugando i suoi studi in astronomia e la passione per le civiltà scomparse. Tra le lettere ce n’era una alquanto stravagante proveniente dalla Pennsylvania. Scritta a mano con differenti colori, e un irregolare uso delle lettere maiuscole e della punteggiatura, prendeva spunto da alcune speculazioni di Jessup per sostenere che la levitazione era un “procedimento noto” e ben sviluppato dalla tecnologia umana. L’autore si firmava col nome di “Carlos Miguel Allende”. Jessup non diede molto peso alla cosa, ma il 13 gennaio 1956 ricevette una seconda lettera da Allende, che dall’indirizzo pareva risiedere alla periferia di New Kensington, nello stato della Pennsylvania.
Era evidente che Allende conosceva bene gli interessi di Jessup per la teoria dei campi unificati di Einstein, che avrebbe potuto rivelare il segreto dell’antigravità rendendo possibili i viaggi spaziali a costi ridotti. Allende giudicava terribile questa possibilità, sostenendo che già una ricerca simile aveva condotto ad un esperimento il cui risultato fu “la completa invisibilità di una nave, del genere Cacciatorpediniere, e di tutto il suo equipaggio, Mentre era in Mare. (Ottobre 1943)… Metà degli ufficiali e l’equipaggio di questa Nave sono Attualmente, Matti come Pazzi da legare.” E proseguiva, “La Nave Sperimentale Scomparve dal Molo di Philadelphia e solo pochi Minuti Dopo ricomparve all’altro suo Molo dell’area di Portsmouth, Newport News, Norfolk. Fu distintamente E chiaramente Identificata in quel posto MA la nave, di nuovo, Scomparve e Tornò Indietro al suo Molo di Philadelphia in pochissimi Minuti o ancor Meno.”
In una successiva lettera, datata 25 maggio, il corrispondente – che questa volta si identificava in testa alla lettera come Carlos M. Allende e come Carl Allen al fondo – si dichiarava disponibile ad essere sottoposto a ipnosi o al siero della verità onde ricordare ulteriori dettagli dell’intera vicenda e dimostrare la sua attendibilità. Di fatto, l’unica argomentazione fornita da Allende a sostegno delle proprie asserzioni erano alcuni nomi di persone che sarebbero state con lui a bordo dell’imbarcazione delle Matson Lines Liberty, la S.S. Andrew Furuseth, da cui poterono osservare tutta la scena della nave scomparsa. Tuttavia non si ricordava il periodo preciso degli avvenimenti. Solo in un secondo tempo il cacciatorpediniere “invisibile” venne identificato nell’USS Eldridge, codice DE 173.
Malgrado fosse rimasto incuriosito, Jessup continuò a non prendere molto sul serio la questione. Finché un anno più tardi ricevette un invito a recarsi presso l’Ufficio delle Ricerche Navali (ONR) di Washington, dove si sentì raccontare una strana storia. Alla fine di luglio o i primi di agosto dell’anno prima, qualcuno spedì, in un pacco proveniente da Seminole, Texas, una copia annotata dell’edizione tascabile del suo Case for the UFO all’ammiraglio N. Furth, Capo dell’Office of Naval Research. Le annotazioni, scribacchiate con tre differenti colori di inchiostro, parevano essere state scritte da altrettante diverse persone, A, B e Jemi, che, in base ad alcuni riferimenti, si poteva supporre appartenessero a qualche tribù zingara. A, B e Jemi asserivano di sapere parecchie cose sulle intelligenze che stavano dietro gli UFO (chiamate “S-M” e “L-M”, i primi nemici della razza umana). L’ammiraglio accantonò il materiale, ma qualche giovane ufficiale restò tanto incuriosito da proseguire le ricerche per suo conto.
Jessup fu disorientato dall’interesse mostrato dagli ufficiali presenti, e rispettosamente sottopose a lettura il tutto. Lo stile, il tono, e la natura dei commenti, oltre i riferimenti a un esperimento segreto della Marina il cui risultato aveva reso invisibile una nave, convinsero Jessup che l’autore era lo stesso Allende/Allen che a lui si era rivolto, e così accennò agli ufficiali delle lettere che aveva ricevuto. Questi ne richiesero copie, le quali furono successivamente pubblicate come appendice di una tiratura limitata della versione annotata del Case for the UFO, a cura della Varo Manufacturing Company di Garland, Texas, una società che lavorava per la Marina. Una introduzione anonima – scritta in realtà dal comandante George W. Hoover, ufficiale dei Progetti Speciali dell’ONR, e il sottoposto capitano Sidney Sherby – spiegava: “Data l’importanza che attribuiamo alla possibilità di scoprire utili indizi circa la natura della gravità, nessuna voce, per quanto possa essere screditata dal punto di vista della scienza ufficiale, deve essere trascurata.”
A Jessup venne fornita una copia dell’edizione Varo, delle 127 stampate, sulla quale appose a sua volta alcune contro-annotazioni. In considerazione dei molteplici problemi sollevati e delle spese sostenute (le annotazioni sono state ristampate nei loro colori originali) furono in molti a sorprendersi che l’argomento fosse stato ritenuto di tale interesse dagli scienziati della Marina.Una morte annunciata
Nell’ottobre 1958, approfittando di un viaggio d’affari a New York, Jessup si recò a far visita allo scrittore Ivan T. Sanderson, un zoologo interessato al fenomeno UFO e alle anomalie in generale. Sanderson ricorda così quell’incontro: “C’era circa una dozzina di persone presenti. Ad un certo momento Morris chiese a tre di noi se poteva parlarci in separata sede. Appartatici, ci consegnò la copia originale riannotata e ci chiese di leggerla con attenzione, quindi di metterla al sicuro ‘in caso mi fosse accaduto qualcosa’. Tutto ciò all’epoca ci sembrò molto teatrale ma, dopo che aver letto il libro, abbiamo dovuto ammettere che siamo stati invasi da un sentimento collettivo di natura decisamente sgradevole. E questo venne orribilmente confermato il giorno in cui Jessup fu trovato morto nella sua auto, in Florida.”
Era il tardo pomeriggio del 20 aprile 1959 quando Jessup, dopo aver parcheggiato la sua station wagon nei pressi di casa, con tutta calma infilò un tubo di gomma nel condotto di scarico e l’altra estremità all’interno dell’abitacolo attraverso lo spiraglio di un finestrino. Morì di avvelenamento da monossido di carbonio. Il suicidio contribuì a enfatizzare il significato delle lettere di Allende, tant’è che qualcuno ritenne addirittura che Jessup fosse stato ucciso perché sapeva troppo. Di questa opinione un gruppo di occultisti californiani che nel 1962 pubblicò una monografia dedicata al controverso episodio e Gray Barker che raccolse i primi scritti di Jessup e le voci recenti a lui riferite nel volume The Strange Case of Dr. M. K. Jessup, edito l’anno seguente. Barker, tra l’altro, cita l’appassionato di UFO Richard Ogden, il quale sosteneva apertamente che il “suicidio di Jessup era stato architettato facendogli recapitare un nastro registrato che conteneva messaggi di auto-distruzione. Il nastro utilizzava suggestioni ipnotiche sovrimpresse a musica e mescolate con rumore bianco.” E concludeva, “Nessuno può resistere all’essere ipnotizzato da onde sonore.” Ma alcuna prova venne offerta da Ogden a supporto delle sue straordinarie asserzioni.
Dobbiamo tuttavia aspettare il 1965 perché il caso Allende faccia la sua apparizione in un libro a grande tiratura, ovvero Invisible Horizons scritto da Vincent Gaddis (edito in Italia da Armenia dieci anni dopo col titolo Il triangolo maledetto e altri misteri del mare), che è stato anche il primo a parlare del Triangolo delle Bermuda quale luogo di frequenti e misteriose sparizioni di navi e aerei. Due anni dopo, in un’appendice a Uninvited Visitors di Ivan T. Sanderson (tradotto nel 1974 dalle Edizioni Mediterranee col titolo UFO, visitatori dal cosmo) venivano ristampate le lettere di Allende a Jessup e l’introduzione all’edizione Varo. A commento Sanderson rimarcava: “Se il sig. A, il sig. B e/o ‘Jemi’ non sono altro che eccentrici, dove hanno scovato tutti questi fatti e tutte queste asserzioni che, sebbene singolarmente sono stati discussi per anni, richiederebbero molti anni di ricerca per essere rintracciati?” L’anno successivo, sempre negli Stati Uniti, sull’argomento vennero pubblicati altri due volumi a cura di Brad Steiger e Joan Whritenour, i quali ne enfatizzavano i contenuti riferendosi a una “nuova e provocatoria teoria” sulla natura e origine degli UFO. Secondo gli autori, Allende avrebbe potuto addirittura rappresentare un potere extraterrestre giunto sulla Terra molti secoli orsono. Altri avanzarono l’ipotesi che durante il periodo in cui la nave restò invisibile, la Marina Militare degli Stati Uniti sarebbe stata in grado di contattare entità aliene con le quali si accordò per una proficua forma di collaborazione.
Nel 1974, del “mistero” fece menzione il best-seller di Charles Berlitz The Bermuda Triangle, e lo stesso divenne nel 1979 il soggetto del libro di William L. Moore The Philadelphia Experiment (pubblicato in Italia lo stesso anno per i tipi della Sonzogno). Finché nel 1984 la New World Pictures produsse il thriller fantascientifico diretto da Stewart Raffill, The Philadelphia Experiment, con protagonista Michael Pare (nel ruolo del marinaio evanescente) e Nancy Allen.
L’uomo del mistero
Morto Jessup, Carlos Allende prese a scrivere lettere ad altri ricercatori del settore. Le località da cui erano spedite variavano da una volta all’altra. Nell’estate del 1967, dopo aver letto uno dei suoi primi libri sugli UFO, Allende scrisse anche a Jacques Vallée. Con la sua prima missiva, una cartolina illustrata – “vista notturna dei grandi magazzini Sanger Harris di Dallas” – Allende informava Vallée che per poco più di un milione di lire poteva ricevere le istruzioni su “come costruire il proprio disco volante”. In una successiva lettera di quindici pagine imbucata sempre a Dallas, Texas, ma con un indirizzo di Minneapolis, Allende congetturava che l’universo un bel giorno si sarebbe contratto per ritornare al suo punto di origine, proprio come era accaduto alla DE 173 di fronte ai suoi occhi. Inoltre sosteneva che anche Einstein aveva letto l’edizione Varo del libro di Jessup e le rivelazioni contenute nelle famose “lettere” avevano influenzato a tal punto la sua salute da portarlo di lì a poco alla morte.
Secondo Allende, a causa della eccessiva esposizione al campo magnetico, molti membri dell’equipaggio impazzirono, mentre altri svilupparono malattie misteriose. Due marinai sarebbero addirittura scomparsi da una taverna del posto lasciando le cameriere terrificate e confuse. La fotocopia di un ritaglio di giornale, senza testata né data, che descrive l’episodio sarebbe stata fatta recapitare anonimamente all’indirizzo dello scrittore William Moore.
Allende restò un personaggio estremamente elusivo, finché nell’estate 1969 si presentò presso gli uffici di Tucson, Arizona, dell’Aerial Phenomena Research Organization (APRO), dove confessò che l’intera vicenda era una burla da lui architettata, salvo poi ritrattare la sua confessione poco tempo dopo.
Nel 1978 Allende prese casa a Benson, Minnesota, e l’anno successivo si spostò alla vicina Montevideo, non molto lontano da Morris, dove William Moore viveva. Il 28 giugno il Montevideo American-News riferì che Allen, ovvero Allende, si recava sovente agli uffici del quotidiano “da quattro a cinque volte al giorno”. Nell’articolo veniva così descritto: “E’ alto, magro, veste in stile occidentale e di solito indossa un cappotto di lana. I suoi argomenti preferiti sono il comunismo e la condizione delle ferrovie del Milwaukee. Afferma di essere l’autore di svariati testi su argomenti scientifici e asserisce che il suo nome è menzionato in numerosi altri libri. Dice di essere una ‘persona controversa nei circoli scientifici e pseudoscientifici, un famoso linguista internazionale e scrittore’. In Montevideo, come a Benson, chiese aiuti finanziari alla comunità religiosa e all’Esercito della Salvezza.”
Nel 1983, Carlos Allende, apparve a Boulder, Colorado, dove Linda Strand, una giornalista scientifica, ebbe modo di intervistarlo brevemente e scattargli una foto, l’unica esistente di questo singolare personaggio. La Strand lo descrisse come un tipo strampalato che scribacchiò alcune note a margine della sua copia del libro di Berlitz e Moore prima di scomparire di nuovo, senza fornire ulteriori particolari su ciò che asseriva di aver visto.
Forse per emulare le gesta di Allende, più di recente, nel settembre 1989 è venuto alla ribalta un certo Al Bielek che ha asserito di essere stato uno dei marinai coinvolti nel tanto discusso esperimento di Filadelfia. Bielek nel corso di alcune conferenze e interviste, raccontò che per anni non aveva avuto alcun ricordo dei fatti, perché era stato sottoposto al lavaggio del cervello. Ma la memoria gli era tornata gradualmente dopo aver visto il film nel 1988. I suoi “ricordi” sono contenuti in un libro scritto assieme a Steiger nel 1990.
La verita’ viene a galla ?
Ma chi è veramente Carlos Allende, alias Carl Allen? Nel luglio 1979, Robert A. Goerman, un appassionato di UFO residente a New Kensington, Pennsylvania, si accorse di aver conosciuto i genitori di Allen da sempre: Harold Allen (70 anni) e signora erano i suoi vicini di casa. Gli Allen mostrarono a lui il materiale che il figlio aveva spedito loro negli anni vantandosi dell’agitazione che i suoi scritti avevano causato e il suo certificato di nascita: Carl Meredith Allen era nato il 31 maggio 1925 a Springdale, Pennsylvania. Era il maggiore di cinque figli, quattro maschi e una femmina. I genitori lo descrissero come un “maestro della presa in giro”. Suo fratello Randolph aggiunse: “Ha una mente fantastica. Ma per quanto ne so’, non l’ha mai veramente utilizzata, e non ha mai lavorato in un posto tanto a lungo per guadagnare abbastanza. E’ una vergogna.”
E se qualcuno avesse veramente verificato al RD n.1, Box 223 di New Kensington, l’indirizzo fornito da Allende nelle sue prime lettere, vi avrebbe trovato la casa colonica di proprietà della famiglia Allen.
A questo punto, anche William Moore, convinto assertore della credibilità di Carl Allen, cercò di fare marcia indietro, arguendo che Allen aveva semplicemente diffuso una storia che altri avevano raccontato. Moore ipotizzò che la realtà poteva essere “un poco più terrestre”. “Lo scopo dell’esperimento” scrive in un libro pubblicato privatamente nel 1984, “poteva essere l’invisibilità radarica, non ottica, e i bizzarri effetti riportati in connessione con esso – uomini che attraversavano muri, altri uomini che scoppiavano tra le fiamme – sembrano essere il risultato di allucinazioni causate a questi testimoni dalla troppa vicinanza al campo di forze a bassa frequenza e di grande potenza utilizzato.” Ma l’evidenza anche per questa interpretazione è scarsa e aneddotica.
Di fatto, secondo alcune versioni, la Eldridge non solo divenne invisibile, ma si ritrovò smaterializzata e teletrasportata a Norfolk, per poi ritornare a Filadelfia in un tempo così breve che in condizioni normali sarebbe stato impossibile. Ma un tale evento avrebbe dovuto produrre il movimento di qualcosa come 1900 tonnellate di acqua per colmare il vuoto creatosi, col risultato che una gigantesca ondata si sarebbe dovuta abbattere sull’intera baia. Eppure questa eccezionale conseguenza dell’”esperimento” non è menzionata da alcuna parte.
E il suicidio di Jessup? Sarebbe stato indotto dalla profonda depressione causatagli dalla separazione con la moglie complicata da un grave incidente automobilistico di cui era stato vittima alcuni mesi prima.
Anche l’interesse della Marina per l’intera vicenda si dimostrò più un’azione personale di Hoover e Sherby, che hanno agito per proprio conto spendendo di tasca propria. Il fatto che erano ufficiali della Marina, non significava nulla, come Shelby (ora impiegato alla Varo) affermò nel 1970 in una intervista rilasciata all’ufologo Kevin D. Randle.
Tuttavia qualcosa di veramente segreto accadde a Filadelfia nel ‘43. L’interesse che Jacques Vallée espresse per il caso in uno dei suoi libri lo fece imbattere in un certo Edward Dudgeon. “Sono un pensionato di sessantasette anni, arruolato in Marina dal 1942 al 1945″, così iniziava la lettera di Dudgeon indirizzata a Vallée il 28 novembre 1992. “Ero imbarcato su un cacciatorpediniere che era lì allo stesso tempo dell’Eldridge DE 173. Posso spiegare tutto degli strani accadimenti poiché eravamo dotati dell’identico equipaggiamento, allora segreto. Altre due imbarcazioni hanno salpato assieme a noi per le Bermuda per poi rientrare a Filadelfia.”
Un paio di settimane dopo Vallée incontra Dudgeon che, avendolo convinto delle sue generalità e mostrato il foglio di congedo dalla Marina, racconta la sua versione dei fatti. La missione, che coinvolse la Eldridge e la Engstrom, la nave su cui era imbarcato Dudgeon, durò dalla prima settimana di luglio alla prima settimana di agosto del 1943, ed era considerata top-secret in quanto veniva per la prima volta sperimentato un insieme di contromisure che dovevano rendere le navi invisibili alle torpedini magnetiche lanciate dai sommergibili tedeschi. Nulla di “poco terrestre” ma all’equipaggio fu vietato di parlare della missione. L’utilizzo dell’attrezzatura speciale, consistente in un radar di bassa frequenza, un sonar, un dispositivo per il rilascio di cariche di profondità e delle eliche particolari, è stato confermato, alle richieste di Vallée, anche dal vice-ammiraglio William D. Houser.
In conclusione, l’intera vicenda non sarebbe altro che una burla organizzata dal misterioso Carl Allen? Secondo molti sì, ma altri ritengono che ci troviamo di fronte ad una operazione di disinformazione creata volutamente da non meglio identificati servizi segreti per distogliere l’attenzione da altri eventi ben più significativi. Lo stesso vale anche per il famoso caso Roswell e il discusso documento MJ12? E’ forse un caso che il divulgatore di tutti questi segreti sia sempre l’americano William Moore?
Intanto di Carl Allen si sono perse le tracce. Un rapporto non confermato dice che vive in Colorado.
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(Estratto dalla prima lettera ricevuta da M. K. Jessup da parte di Carl M. Allen)
Il Campo fu efficace in una forma sferoidale oblunga, e si estendeva per Cento metri (Più o Meno, dovuto alla posizione & Latitudine Lunare) fuori da ogni estremità della nave. Ogni Persona Dentro la Sfera diventò vaga nella forma MA osservava quelle Persone a bordo di quella nave come se anch’esse fossero nello stesso stato, eppure camminavano sul nulla. Ogni persona fuori da quella sfera non poteva vedere Niente salvo la forma chiaramente definita della Chiglia della Nave nell’Acqua, PURCHE’, naturalmente, quella persona fosse abbastanza vicina da vedere ancora, appena fuori da quel campo. (…) Ormai, Signore, Restano ben Pochi dell’equipaggio del cacciatorpediniere Espierimentale. Molti diventarono matti, uno semplicemente passò “traverso” il Muro di Casa sua sotto gli occhi di Sua Moglie & Figlio & altri 2 Membri dell’equipaggio (NON FU MAI RIVISTO), due “Andarono nella ‘fiamma’”, cioè “Gelarono” & presero fuoco mentre portavano comuni Bussole, un Uomo portò la bussola & Prese fuoco, l’altro venne per “Imporre le Mani” perché era il più vicino a lui ma prese fuoco anche Lui. BRUCIARONO PER 18 GIORNI. La fede nell’”Imposizione delle Mani” Morì Quando questo Avvenne & le Menti degli Uomini saltarono a dozzine. L’esperimento Fu un Completo Successo. Gli Uomini Furono Fallimenti Completi.
Poco Rispettosamente Suo CARL M. ALLEN
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(Estratto dalla seconda lettera ricevuta da M. K. Jessup da parte di Carl M. Allen)
Io guardo alle stelle Sig. Jessup, non mi faccio scrupolo di questo e il fatto che penso che SE MANEGGIATO ADEGUATAMENTE, CIOE’ PRESENTATO ALLA GENTE & ALLA SCIENZA IN MODO PSICOLOGICAMENTE EFFICACE, io sono SICURO che l’UOMO andrà dove ora sogna di andare… alle stelle, per mezzo della forma di trasporto che la Marina trovò accidentalmente (con suo imbarazzo) usando la NAVE SPERIMENTALE partì & comparve un minuto o giù di lì più tardi a distanza di parecchie Centinaia di miglia a un altro dei suoi Attracchi nell’area della Baia di Chesapeake. Io ho letto di questo in un altro giornale & solo per Ipnosi qualunque Uomo potrebbe ricordare tutti i particolari del giornale, data & ecc., capisce? Eh. Forse la Marina si è già servita di questo incidente per costruire i vostri UFO. E’ un progresso logico da ogni punto di vista. Che cosa le pare?
MOLTO RISPETTOSAMENTE CARL ALLEN
Il progetto Montauk
L’alone di mistero che ha circondato l’esperimento di Filadelfia è stato recentemente riproposto attraverso quello che è stato denominato il progetto Montauk, un presunto esperimento di viaggio nel tempo attuato in tutto segreto dal governo americano. I temi si ripropongono: una installazione militare (una base dell’Aeronautica nello stato di New York anziché una base della Marina nella Pennsylvania), un libro, i sedicenti testimoni.
Il tutto avrebbe avuto inizio con il lavoro pionieristico di Wilheim Reich e Nikola Tesla, prendendo forma negli anni ‘40 con alcuni presunti esperimenti governativi sul controllo delle condizioni meteorologiche, consolidandosi con l’esperimento di Filadelfia e giungendo tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 a una definitiva manipolazione dello spazio-tempo.
Il testimone chiave di queste nuove rivelazioni è Preston Nichols, che avrebbe “recuperato i ricordi repressi del suo ruolo di capo tecnico del progetto solo dopo anni di sforzi”. Alfred Bielek, co-autore nel 1990 con Brad Steiger di un libro sull’esperimento di Filadelfia e uno dei due marinai sopravvissuti a tale prima avventura, avrebbe in seguito lavorato come consulente a Montauk. Costui asserisce che attraverso l’uso di tecnologia aliena, da parte di non meglio precisate agenzie segrete governative, il suo corso temporale sarebbe stato cancellato per fornirgli il corpo e la storia di Alfred Bielek, nato nel 1927, che a lui non appartiene.
Tutta la storia poteva essere appresa partecipando a un seminario organizzato da un non meglio identificato Istituto Rim di Phoenix, California, previo versamento della modica cifra di 250mila lire, più 150mila per vitto e alloggio. Attenzione però all’avviso degli organizzatori: “La storia di questi signori, sia che la accettiate o meno, è garantita estendere i limiti della vostra realtà”.



Fonte:  www.roswell.it

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