Dal sito: albanm.com * (L’Adige 03/01/2009)
L’articolo è stato stimolato dalla lettura di un editoriale pubblicato sulla rivista “Informazione sui farmaci” (2008; 32, n4) scritto dal prof. Gianni Tognoni, dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. Questa rivista viene inviata a domicilio a tutti i medici della provincia di Trento da parte dell’azienda provinciale per i servizi sanitari.
1) Un gruppo di ricercatori clinici del CEVAS di Modena (struttura scientifica italiana dedita all’elaborazione di linee guida basate sull’evidenza clinica) mette in guardia la classe medica dal favorire una suggestione collettiva di essere malati di osteoporosi.
2) Affermano: partendo dalla definizione di uno standard, grazie al contributo dell’industria farmaceutica, ha preso forma l’immagine di una epidemia silenziosa e terribile che affligge milioni di donne dopo la menopausa: un’operazione al confine (spesso oltre i limiti) della malattia costruita (disease mongering = mercificazione della malattia) dove un fattore di rischio del tutto naturale viene trasformato in malattia.
3) Nel 1994 un gruppo di medici specialisti definì “normale” la densità minerale dell’osso della donna giovane-adulta e osteoporosi una condizione con densità inferiore.Questo gruppo era stato finanziato da una casa frmaceutica e gli stessi autori ammisero che erano limiti arbitrari e che non indicavano quella discrimminante diagnostica che sarebbe invece poi diventata uso clinico comune.
4) Perciòpartendo dalla definizoine di uno standard errato, grazie al contributo dell’industria, si è creata artificiosamente una malattia in una popolazione sana.
5) In realtà sono le cadute a terra a determinare le fratture. Il trauma, magari lieve, agisce su un osso reso fragile da cause diverse dalla demineralizzazione.
Ancora una volta ci troviamo a far fronte ad una malattia inventata ma che, una volta diagnosticata, mantiene il problema attivando una conflittualità locale. Infatti la conoscenza delle 5 leggi biologiche ci ricorda che: Le ossa sono innervate dal midollo cerebrale e rispondono ad una sensazione di non essere abbastanza forti. Ogni zona specifica ha poi il suo significato particolare. In fase di conflitto attivo (C.A.) vi ricordiamo che l’osso osteolizza, per riparare poi con gonfiore ed edema nella fase di soluzione (VAGOTONIA). Alla fine del processo quell’osso o quella costola risulterà più calcifica e mineralizzata di prima, cioè più forte.
L’osso quindi può rompersi per due situazioni particolari:
- o perchè la persona resta a lungo in fase di conflitto attivo (continua ad osteolizzare ed quello il caso in cui possiamo avere, per una piccola sollecitazione, una frattura fredda)
- oppure nella prima fase di soluzione, dove l’osso è gonfio ed edemizzato perciò più fragile ad una sollecitazione.
Laura Callegaro
Nessun commento:
Posta un commento
La pubblicazione dei commenti è sottoposta a moderazione quindi se non rispondo subito non vi preoccupate.
L'autore del blog non è responsabile dei commenti esterni.
Ognuno è libero di commentare ma non saranno tollerati commenti contenenti turpiloquio, offese verso persone, ideologie, religioni o politiche e razzismo in ogni sua forma.